Per il Directors Guild of America Award è il miglior esordio dell'anno, secondo l'AFI e gli Indipendent Spirit Award è semplicemente il miglior film del 2023, e non la pensano diversamente al National Society of Film Critics e al New York Film Critics Circle. Dopo aver incassato il consenso unanime della critica e collezionato una manciata di premi non indifferente, Past lives della coreano-canadese Celine Song prosegue la marcia trionfale che lo porterà agli Oscar dove è candidato nella categoria di Miglior film e miglior sceneggiatura originale. E chissà che non ci riservi qualche sorpresa anche nella serata del prossimo 10 marzo quando si terrà la cerimonia per assegnare i premi di quest'anno.
Certo è che il successo di Past lives, un piccolo film con un budget di poco più di dieci milioni di dollari, era inaspettato: un debutto partito quasi in sordina nel 2023, prima al Sundance e poi a Berlino, che è riuscito a farsi strada costruendo una sua identità ben precisa. All'apparenza una classica storia d'amore incompiuto (come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione), ma più in profondità un racconto sull'immanenza del destino e dei sentimenti, un film sul tempo e la memoria, declinato nella forma del 'what if'.
Fantasmi, occasioni perdute e ricordi lontani
La storia è molto semplice: due amici d'infanzia, Nora e Hae Sung, profondamente legati, si cercheranno per tutta la vita, dopo la separazione avvenuta quando la famiglia di lei emigra dalla Corea del Sud negli Stati Uniti. Venti anni dopo il loro ultimo incontro si ritrovano a New York, la città nella quale Nora si è trasferita sognando di vincere un Tony Award e dove vive insieme al compagno Arthur. Dimenticate il melodramma e tutta la retorica della love story impossibile: a Celine Song il sentimentalismo non interessa e traghetta i suoi personaggi altrove, in una bolla sospesa a mezz'aria dove a dettare le regole dell'azione sono l'ineffabilità del tempo che scorre e i ricordi che finiscono per determinare anche il presente dei protagonisti.
I due giovani predestinati si muovono avanti e indietro su una linea temporale che si frammenta in tanti piccoli istanti, dei preziosi fermo immagine che inchiodano l'hic et nunc alla memoria. Nora e Hae Sung sono qui e in ogni tempo delle loro vite passate: sono i due bambini al bivio di una strada diroccata nella semplicità disarmante dell'ultimo saluto, sono i ventenni appassionati che si ritrovano dodici anni dopo nella liquidità del web tra messaggi online e sessioni Skype, ma sono anche la coppia di adulti seduta al bancone di un bar newyorchese a raccontarsi di occasioni mancate e a chiedersi "come sarebbe stato se...". Figure fantasmagoriche, frutto di una convergenza di attimi, la copia struggente di un ricordo lontano che non può fare a meno di portarsi dietro odori, sensazioni, domande appena sussurrate e possibilità mai date.
Celine Song prima di Past Lives: dall'off-Broadway a Čechov versione The Sims 4
Il tempo del non detto e della lentezza
In Past lives il tempo si scompone in una sequenza di non detti e identità sfilacciate: ci si sfiora, ci si rincorre e ci si allontana solo per ritrovarsi qualche fotogramma dopo. "Scegliere una vita significa perderne un'altra", osserva la regista e non si fa fatica a credere, come fa notare lei stessa, che "ci sia un pezzo di te stesso che abbandoni dietro di te nel posto che hai lasciato". Come in un gioco di specchi Nora e Hae Sung sono il riflesso di sé ogni volta in un tempo diverso: nell'arco di venti anni hanno cambiato casa e lavoro e hanno conosciuto persone e luoghi diversi, lasciandosene altri alle spalle. È lo spazio della nostalgia per i posti che ci siamo lasciati dietro, dell'eccitazione per quelli che conosceremo e dell'incompiutezza che sopraggiunge per tutte le possibilità che non ci siamo dati.
Past lives è tutto questo: è il flusso di memorie che tengono i due protagonisti ben ancorati all'idea di un amore che non si è compiuto ma che proveranno a proteggere sempre, è gentilezza, malinconia, accettazione. Ma è soprattutto riappropriarsi del piacere della lentezza: quella che Celine Song si prende per raccontare il fascino, gli sguardi o i silenzi di due personaggi che altrove sarebbero solo gli ennesimi e sfortunati protagonisti dell'amor perduto.