Presentato nelle Giornate degli autori all'ultima Mostra del cinema di Venezia, viene finalmente distribuito, anche se in sole dieci copie, Tartarughe sul dorso, il lungometraggio d'esordio del romano Stefano Pasetto, una delicata storia che ha per protagonista Barbora Bobulova, fresca vincitrice del David di Donatello per Cuore sacro e impegnata attualmente sul set di Anche libero va bene, il film che segna il debutto di Kim Rossi Stuart dietro la macchina da presa. Pasetto e la Bobulova ci parlano di questa piccola opera prima che brilla per originalità, ponendosi decisamente sopra la media dei film italiani visti recentemente al cinema.
Pasetto, lo schema del suo film sembra avere ben poco di italiano per storia, ambientazione e carattere dei personaggi. L'ha costruito ispirandosi a qualche atmosfera cinefila particolare? Stefano Pasetto: Non a tavolino, ma è chiaro che per formazione e gusti mi sento più vicino al cinema francese ed est-europeo. La struttura temporale fatta di diversi piani era così dall'inizio. Mi piaceva dare anche l'idea del trucco del cinema, del montaggio che ha la capacità di falsare la vicenda. Il tono ha poco dei melodrammi italiani e questo per me ha rappresentato una vera sfida, perché girando per i vari festival europei c'erano sempre aspettative fondate sul luogo comune delle donne sul pianerottolo e dei panni stesi. Volevo fare un film vicino a sensibilità anche diverse da quella italiana.
Anche la scelta di ambientare la storia a Trieste risponde a questa sua volontà? Stefano Pasetto: Trieste è un vero e proprio personaggio del film. Quello che mi interessava era avere un porto che potesse essere il più universale possibile, una città che fosse più vicina alle atmosfere del Nord Europa, che al sapore mediterraneo di ogni altra città italiana sul mare. Questa mia ricerca di universalità mi ha anche guidato nella scelta degli attori, i quali mi hanno aiutato tantissimo, mettendo dentro il film il loro background di trapiantati, di persone a cavallo di più culture.
Perché un montaggio così sincopato? Stefano Pasetto: Il film nasceva già in scrittura con questa natura. Anche lavorando sulle musiche con la Banda Osiris c'erano queste fratture e questi cambi di marcia. Con gli attori abbiamo cercato di lavorare meno possibile sul dialogo e mi sono servito del montaggio per non legare il ritmo delle immagini al ritmo della parola.
Qual è la sua sensazione di debuttante in un mondo in crisi com'è quello del cinema italiano? Stefano Pasetto: Sono molto contento della vita che ha avuto finora il mio film e per quella che sembra avrà nel prossimo futuro. Per il cinema italiano sento che c'è un movimento interessante, ci sono autori che raccontano parti d'Italia non riconoscibili, che raccontano trasformazioni, e questo non può che essere un bene.
Barbora Bobulova, ancora alle prese con un ruolo drammatico. Non le piacerebbe affrontare una commedia? Barbora Bobulova: E' una pura coincidenza. Fare una commedia è più difficile che fare un bel film drammatico, perché forse è più difficile far ridere che far piangere. Siamo in un'epoca in cui ci sono poche cose che ci fanno ridere.
Cosa l'ha affascinata del suo personaggio? Barbora Bobulova: Quando ho letto la sceneggiatura mi sono commossa e quasi ho pregato Stefano di farmi fare un provino, lui mi ha scelta e sono stata felicissima. Il personaggio che interpreto mi somiglia molto. E' una donna che ha paura del suo istinto, ha fatto degli sbagli nella vita e ha sposato un uomo che non amava, cose che anch'io ho fatto in passato. Il percorso verso la sua libertà è doloroso, ma alla fine ce la fa.
Come pensa si possa uscire dalla crisi in cui versa il nostro cinema? Barbora Bobulova: Viviamo in una società un po' malata e sento che nel cinema italiano ci sia questo meccanismo un autodistruttivo. Prendiamo i David di Donatello, per esempio: abbiamo dovuto aspettare per un'ora l'arrivo di Tom Cruise e quando è arrivato c'è stata per lui un'enorme pubblicità che ha oscurato tutto il resto e ha praticamente tolto ai premiati la possibilità di parlare. E' davvero assurdo! Amo il cinema italiano e vorrei continuare a lavorare con i giovani registi perché sono quelli che mi hanno arricchito di più. Garrone, Pasetto, Franchi, Sorrentino, sono grandi talenti e bisognerebbe incoraggiarli.