È nelle sale dal 17 maggio, distribuita da Academy Two, la commedia Parigi a piedi nudi: una sorta di fiaba moderna, messa in scena con uno stile bizzarro e surreale, per raccontare l'incontro, nella capitale francese, tra Fiona, appena arrivata dal Canada per rintracciare l'anziana zia Martha, e Dom, un clochard che vive nei pressi della Senna. E nell'incantevole cornice parigina, all'ombra della Torre Eiffel, questi due personaggi così doversi torneranno ad imbattersi l'uno nell'altra, scoprendo di provare un trasporto reciproco.
In occasione del Rendez-Vous, il festival del nuovo cinema francese che si è svolto ad aprile a Roma, abbiamo incontrato i due autori e protagonisti del film, Dominique Abel e Fiona Gordon, una coppia affiatatissima che collabora fra il palcoscenico e lo schermo ormai da più di trent'anni. I due registi e attori (lui belga, lei canadese), che condividono il nome con i rispettivi personaggi, ci hanno parlato di Parigi a piedi nudi e dell'esperienza di lavorare accanto a un'icona quale Emmanuelle Riva, comprimaria del film nella parte di zia Martha e scomparsa il 27 gennaio scorso, a quasi novant'anni d'età.
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Innamorarsi a Parigi
La storia di Parigi a piedi nudi è tutta costruita su coincidenze provvidenziali e incontri fortunati, come se il percorso dei personaggi fosse pilotato da una sorta di destino: vi piace pensare che qualcosa del genere sia possibile anche nella vita reale?
Dominique Abel: Non avevamo riflettuto in maniera così profonda su questo aspetto del film!
Fiona Gordon: Sicuramente nel film ci sono tantissime coincidenze assolutamente inverosimili. Però, così come noi creiamo dei set e delle scenografie funzionali a ciò che vogliamo raccontare, allo stesso modo creiamo artificialmente una serie di avvenimenti e di coincidenze incredibili che ci servono semplicemente a portare avanti il racconto. Di certo Parigi a piedi nudi non si propone come un'imitazione della vita, non è un film realistico.
Dominique Abel: Inoltre, provenendo dal teatro, noi siamo abituati a seguire la traiettoria delle convenzioni teatrali, proprio perché sappiamo che quella non è la realtà. In questa maniera abbiamo costruito tali coincidenze.
Quindi questa idea romantica del destino appartiene solo al teatro e al cinema e non è applicabile alla vita reale?
Dominique Abel: Be', in effetti in fondo Parigi a piedi nudi è anche una storia autobiografica: noi due ci siamo conosciuti a Parigi, Fiona veniva dal Canada e io dal Belgio e ci siamo incontrati lì.
Fiona Gordon: Anche nella vita, chiaramente, possono verificarsi delle coincidenze, ma non è un criterio narrativo fisso per noi: le eventuali coincidenze sono solo il materiale per raccontare una storia. E ciò che ci interessa davvero è raccontare una storia interessante attraverso la quale analizzare in profondità dei personaggi.
Nel film avete voluto inserire anche un confronto fra la mentalità e la cultura canadese e quella francese, giocando con l'immaginario del romanticismo di Parigi?
Dominique Abel: Sicuramente c'è un mix di tutti questi elementi... per esempio, si sa che quando i canadesi vanno all'estero amano esibire in qualche modo la propria bandiera. Mi ricordo che, quando Fionda è arrivata a Parigi, sua madre le aveva chiesto di attaccare allo zaino una bandiera canadese per distinguersi dagli americani e far vedere di non essere statunitense; naturalmente lei non l'ha fatto, ma è una cosa che i canadesi fanno spesso.
Fiona Gordon: È vero! La mia idea comunque non era quella di dare un giudizio sulla società canadese, ma di ridere un po' di noi stessi, mostrando un lato un po' ridicolo. I canadesi da questo punto di vista sono molto naïf, con la loro abitudine di infilare la bandierina nello zaino. Dunque mi sono permessa di mostrare alcuni lati un po' ridicoli dei canadesi, ma per mostrare innanzitutto me stessa e per delineare il mio personaggio.
Dominique Abel: L'idea del film era di mostrare gli enormi conflitti di una donna canadese che ha cinquant'anni ma in realtà non ha mai vissuto veramente, perché non è mai uscita dal suo piccolo paese in Canada, fin quando la richiesta d'aiuto della zia la spinge a fare ciò che ha sempre sognato ma non ha mai avuto il coraggio di mettere in pratica: scoprire la vita, la metropoli, la libertà, l'amore, in una grande avventura. Ci è sembrato interessante rappresentare questa traiettoria partendo dal Canada, da quelle tre casette immerse nella neve, e poi far sbarcare Fiona direttamente a Parigi.
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Sul set con Emmanuelle, la "gatta randagia"
Qual è stata l'emozione di lavorare accanto a una leggenda del cinema come Emmanuelle Riva? C'è una scena girata con lei che ricordate con particolare affetto?
Fiona Gordon: Ogni giorno sul set con Emmanuelle Riva è stato per noi molto emozionante, e lei lottava ogni giorno contro un corpo che la stava abbandonando: soffriva molto ma voleva recitare a tutti i costi, perfino se a volte faticava ad arrivare sul set. Noi la ammiravamo moltissimo, ma eravamo anche preoccupati per la sua sofferenza.
Dominique Abel: Però lei voleva stare sul set, ed è stata fantastica perché ha capito subito le mie indicazioni. Le ho detto: "Voglio che tu reciti come se fossi un gatto randagio, quindi arruffato, sporco, spettinato", e lei amava questo tipo di indicazioni, le ha colte immediatamente. Si è presentata sul set con i capelli arruffati e senza trucco, però c'è un aneddoto divertente al riguardo: il giorno in cui abbiamo girato la sua scena con Pierre Richard, la "danza dei piedi" sulla panchina, lei è arrivata sul set per la prima volta truccata e con il rossetto. Io le ho chiesto se si fosse truccata, ma lei ha risposto non noncuranza: "No, no, assolutamente!". Voleva fare colpo su Pierre Richard, con il quale non aveva mai lavorato prima e che in Francia è estremamente popolare. Alla fine delle riprese, Pierre le ha rivelato: "Mi avevano detto che eri una gran rompiscatole, invece non è vero!", e lei per tutta risposta è scoppiata a ridere.
A proposito della sequenza della "danza dei piedi", vi ha stupito ritrovare una scena estremamente simile in La La Land, che è stato realizzato in contemporanea con Parigi a piedi nudi?
Fiona Gordon: Sì, è stata una coincidenza ma forse è qualcosa che è proprio nello "spirito del tempo": a volte capita di vedere al cinema o a teatro elementi ricorrenti, perché probabilmente sono elementi che connotano quel particolare momento.
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Dominique Abel: Noi avevamo già inserito questa "danza dei piedi" in uno spettacolo teatrale che abbiamo messo in scena una quindicina d'anni fa, e che si richiamava necessariamente a Charles Chaplin. In fondo è dall'epoca degli uomini delle caverne che si inventano cose in grado di far ridere gli altri, e probabilmente questa scenetta è molto tradizionale, è uno schema classico che appartiene alla narrazione teatrale: noi abbiamo semplicemente portato avanti la tradizione.