Pari e dispari, la recensione: Bud Spencer e Terence Hill, fratelli in missione per conto di Dio

La recensione di Pari e dispari, il film del 1978 di Sergio Corbucci con Bud Spencer e Terence Hill, fratellastri in missione per salvare un orfanotrofio.

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Pari e dispari: un'immagine del film

I Blues Brothers nostrani con le sberle al posto del blues. Potremmo chiuderla qua e invece è proprio così che decidiamo di iniziare la nostra recensione di Pari e dispari, il film con Bud Spencer e Terence Hill alle prese con degli allibratori clandestini. Diretto dal grande Sergio Corbucci, Pari e dispari è un altro grande successo della coppia, più ragionato e coeso nei confronti dell'intreccio (e per questo meno assimilabile al concetto di cult come i precedenti Altrimenti ci arrabbiamo o Lo chiamavano Trinità) ma anche parecchio movimentato, pieno di quelle sequenze che ci aspettiamo tra distruzione dei set e manate in faccia ben assestate. Insomma, anche in questo film ci si diverte parecchio e, nonostante qualche calo, soprattutto nella prima parte, i momenti indimenticabili non mancano. A metà strada tra l'intrigo poliziesco, la commedia dei buoni sentimenti e una sequela di pura comicità (la lunga scena del gelato è un must), Pari e dispari è un film che va (ri)scoperto.

Una coppia pronta a far casino (royale)

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Pari e dispari: un'immagine del film

Ci sono le scommesse alla base di Pari e dispari. Il mondo stesso, nel quale vivono Johnny (Terence Hill), un guardiamarina talentuoso e furbo che si nasconde dietro una forte maschera d'ingenuità, e Charlie (Bud Spencer), camionista e pentito giocatore d'azzardo, funziona grazie alle scommesse. I rapporti interpersonali, le sfide, il divertimento: tutto passa attraverso un gioco del rischio, del vincere o del perdere. Ci sono degli allibratori clandestini comandati da Il Greco che vincono soldi attraverso le loro scommesse truccate; c'è Suor Susanna che rischia di perdere l'orfanotrofio; c'è Charlie che perde il camion e che insieme a Johnny e suo padre ritrova un'unione famigliare. Ma ci sono anche scommesse bonarie, come quella sul riuscire a salire sul camion o sul bere infiniti bicchieri di succo d'arancia. Tutto sembra essere filtrato dal gioco, un gioco che funziona a più livelli sia dal punto di vista narrativo che da quello dedicato alla visione. Non prendersi sul serio è una prerogativa di questi film, dove i pugni sono violenti, tavoli e sedie vengono sfasciati in testa a qualcuno eppure il tutto rimane un semplice divertimento per lo spettatore. Saltano persino dei denti in questo film, ma è sempre tutto un gioco. Come quello del poker, che ricorda attraverso l'intreccio una celebre storia di James Bond (l'agente sotto copertura che cerca di incastrare il criminale a casa sua e al suo stesso gioco) e che qui perde tutte le caratteristiche più ansiogene per lasciare che sia la risata a fare da padrona.

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Due tempi, due storie, due facce

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Pari e dispari: un'immagine del film

Pari o dispari, testa o croce, Bud Spencer e Terence Hill. Un film giocato sulla dualità anche nella struttura. Un primo tempo che serve a presentare i personaggi, sfogarsi delle scene un po' più estemporanee e mettere in scena le relazioni tra i protagonisti (con una rivelazione che funziona da cliffhanger vero e proprio tra primo e secondo tempo) seguito da un'attenzione particolare all'intreccio nel secondo tempo dove il film non perde il divertimento, ma punta di più sulla vicenda vera e propria. Gli stessi protagonisti sono l'uno l'opposto dell'altro: uno che è nella marina, intelligente anche se a prima vista ingenuo, abile e scaltro, amante del gioco d'azzardo; l'altro camionista che preferisce una vita semplice, fatta di piccole cose (un bel piatto di fagioli e cipolla per esempio), sincero verso gli altri e distante ormai dal mondo delle scommesse di cui proprio non ne vuole sapere. Eppure, come viene detto anche prima della scazzottata finale, i pari e i dispari, gli opposti si possono unire e stare dalla stessa parte. Testa e croce insieme formano una moneta. E capiterà anche a Johnny e Charlie, così diversi eppure parte della stessa famiglia: speculari (uno parla il "delfinese", l'altro il "gabbianese") e proprio per questo inseparabili.

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Pochi bluff e molto gioco

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Pari e dispari: un'immagine del film

Il film è diretto da un prolifico regista come Sergio Corbucci (che i più ricorderanno per capolavori western come Django e Il grande silenzio), capace di spaziare attraverso i generi con gran naturalezza. E in effetti si vede che Corbucci riesce a dare al film, attraverso la sua regia, una coesione nonostante i diversi toni che prende, ora più comico ora più action. Se ne vede anche la qualità di scrittura che, più che risultare in una sequenza di momenti comici, dà vita a un film vero e proprio, per quanto a tratti si ha la sensazione col senno di poi di certe leggerezze che non hanno retto alla prova del tempo. Se le scazzottate mantengono intatto il loro fascino (non usiamo la parola a caso, è veramente affascinante essere così presi, dopo più di quarant'anni, da quei pugni dai suoni finti e pieni), alcuni momenti più comici, come le facce buffe di Terence Hill nel finale, risultano molto ingenui e fin troppo sciocchi. Anche il primo tempo, quando la storia vera e propria deve ancora iniziare, soffre un po' dell'eccessivo minutaggio tant'è che si nota molto il cambio di passo dopo il cinquantesimo minuto.

Conclusioni

Concludiamo la nostra recensione di Pari e dispari ben sapendo che si tratta di un film molto amato, per quanto alcuni difetti strutturali e qualche segno del tempo non riescano ad elevarlo alla condizione di cult assoluto come altri film della coppia. Nonostante questo, il film funziona ancora oggi risultando divertente con alcuni momenti da antologia, una storia ben scritta e tante scazzottate distruttive. Rivedere questi film, ingenui ma sinceri, rimane un piacere.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • La coppia funziona benissimo lavorando di opposti.
  • Il film diverte con una storia coesa e molte scazzottate.
  • La parte di commedia del film risulta simpatica ancora oggi…

Cosa non va

  • …anche se alcune ingenuità non reggono la prova del tempo.
  • Nella prima parte, il film si dilunga un po’ troppo nel presentare i personaggi perdendo di vista la trama principale.