Ostaggi nasce da una necessità: raccontare il disagio sociale del nostro presente. Non ha dubbi Antonio Adinolfi che ha prodotto il film (in streaming su Sky Primafila dal 15 maggio), esordio alla regia di Eleonora Ivone, qui anche interprete e sceneggiatrice con Angelo Longoni, autore della pièce teatrale omonima da cui la commedia è tratta. La storia è semplice: quando Marco piccolo imprenditore in difficoltà economiche, si ritrova per l'ennesima volta alle prese con una cartella esattoriale, decide di fare l'unica cosa che gli permetterebbe, suo malgrado, di salvare l'azienda ed evitare il licenziamento dei dipendenti, ovvero una rapina a un portavalori. Una rapina destinata a innescare rocamboleschi colpi di scena, soprattutto quando in fuga dalla polizia l'uomo finisce per rifugiarsi in una panetteria prendendo in ostaggio il proprietario, rude e pavido panettiere (Francesco Pannofino), e i tre avventori: una prostituta "in proprio" (Vanessa Incontrada), una anziana cardiopatica (Elena Cotta) e un immigrato clandestino (Jonis Bascir) arrivato dalla Siria con un barcone.
Cinque tipi umani rinchiusi in un unico ambiente diventano il pretesto per una brillante e grottesca rappresentazione dell'Italia contemporanea, mentre fuori infuria un animato duello tra la negoziatrice Anna, interpretata dalla stessa Ivone, psicologa criminale che prova a risolvere tutto con la mediazione, e il commissario (Alessandro Haber) pronto invece a intervenire con la forza. "I personaggi di Eleonora e Alessandro rappresentano metaforicamente le istituzioni, sono due facce della stessa medaglia, quella più aggressiva e cieca alle esigenze degli ostaggi e l'anima invece più gentile che siamo abituati a vedere un po' meno e che tende alla mediazione e alla comprensione", spiega Longoni.
Un tragicomico campionario umano
Nel passaggio dal testo teatrale all'adattamento per lo schermo, la scrittura di Ostaggi ha mantenuto l'impianto dell'unità di tempo e luogo, senza perdere di vista l'obiettivo di realizzare un'opera "che avesse anche una portata cinematografica". Ed è per questo che sono stati introdotti nuovi personaggi, a Rende poi dove il film è stato girato, "abbiamo trovato la scenografia ideale per farlo", continua lo sceneggiatore, che definisce la storia "un giorno di ordinaria follia in cui il protagonista tenta una rapina maldestra e si ritrova con un gruppo di ostaggi improbabili".
A interpretarli un cast che fa proprio il testo dando dimostrazione di una grande prova attoriale. Ognuno seppur in una situazione paradossale si porta dietro il proprio carico di umanità, come Marco che in fondo si macchia di un gesto inconsulto solo perché "spinto dalla disperazione - commenta Gianmarco Tognazzi che lo interpreta - alla fine si rivela un uomo perbene che tiene alla propria famiglia e ai suoi dipendenti, ma si ritrova in una situazione senza via di uscita, è vittima di un sistema che non lo supporta e va fuori di testa. Si deve fingere credibile mantenendo uno stato di tensione in parte reale, in parte recitato per essere credibile davanti agli ostaggi, ma prova il loro stesso disagio. Tutti siamo ostaggi di qualcuno".
Ostaggi, la recensione: Tra dramma sociale e commedia nera
Ambra invece è una donna schietta e sincera, è un'ex infermiera, ora fa la prostituta per scelta, e "lo fa con estrema dignità. È coraggiosa, sarcastica, ironica e protettiva con gli altri personaggi, con ognuno di loro ha un rapporto diverso", così la descrive Vanessa Incontrada che non esita a confessare di riconoscersi in alcuni suoi aspetti: "Ambra un po' mi appartiene, perché ha il dono e la giusta sensibilità per capire chi ha davanti: con il panettiere prevale il disprezzo, con Regina è protettiva, con Nabil è più razionale, mentre con Marco forse... scatta qualcosa". Quello che invece non le appartiene è la sua presenza fisica, "il suo giocare con il corpo" da cui però ammette di aver imparato molto: "La cosa più difficile è stata riuscire a tirare fuori la sua forza fisica, io sono più timida. Riesco a farlo solo se porto maglioni larghi e jeans, ma non in tacchi e gonna", dice sorridendo.
Il personaggio "più scopertamente umano"? Senz'altro Regina per stessa ammissione dell'attrice che la interpreta, Elena Cotta: "Regina ha una fragilità molto pesante da reggere ed esprime la normalità di una persona qualunque, come ce ne sono tante. Riesce a tirar fuori dignità, grinta e un carattere che rimette tutti in riga. Potrei essere io...", scherza. Non è un caso poi che tutta questa tragedia umana si consumi in una panetteria, "il pane è l'elemento principale del nutrimento della vita", sottolinea Longoni.
Tra action e commedia sociale
La storia prosegue spaziando fra i generi, dall'action alla commedia: "L'impianto drammaturgico evidenziava già queste due caratteristiche, noi le abbiamo rese cinematografiche e amplificate", aggiunge la regista. Con Longoni hanno cercato di lavorare sulla dimensione tragicomica rispolverando la grande lezione della commedia all'italiana: "In Italia abbiamo una straordinaria tradizione di tragicomico, i grandi maestri della comicità italiana hanno raccontato i difetti delle persone facendo sorridere, l'unione di serietà e commedia fa sì che lo spettatore si identifichi nei difetti delle figure sullo schermo e ci si riconosca, è un meccanismo consolidato che dura da Moliere a Goldoni, a Monicelli. - precisa lo sceneggiatore - Dosare il tragico e il comico fa parte della nostra tradizione, c'è oggi invece una tendenza snobistica ad accantonare la commedia perché non meritevole quanto il dramma, ma i francesi ci insegnano che attraverso il comico si possono raccontare delle storie straordinarie". La storia dei cinque protagonisti qui è tutt'altro che straordinaria, è piuttosto la narrazione paradossale di disperazioni diverse, "stanche", esasperate e per questo inaspettatamente pronte a solidarizzare tra loro contro un nemico comune.