A inaugurare le danze del cinema italiano a Locarno 71 è Ora e sempre riprendiamoci la vita, titolo evocativo per il documentario di Silvano Agosti, presentato al festival Fuori Concorso, in uscita a ottobre con Cinecittà Luce. Documentario quanto mai attuale visto che è dedicato al '68 e ai rivoluzionari cambiamenti da esso derivati nei 9 anni successivi. Il film, che alterna materiale di repertorio e interviste, quasi tutta farina del sacco dello stesso Agosti, parte dall'età dell'utopia, dalla purezza dei movimenti studenteschi, dalle lotte per i diritti degli operai supportate dalla nascita di Potere Operaio e dal movimento femminista per poi contrapporvi la reazione dello stato che ha arginato le conquiste ottenute prima con la repressione poliziesca e poi con le stragi.
Come si spiega la nascita di un movimento internazionale di tale portata, di un risveglio collettivo delle coscienze che ha influenzato la società nonostante l'avversione dei potentati? Agosti, voglioso di ricordare quell'epoca eccezionale non solo con le immagini, ma anche con le parole, indica nella Guerra del Vietnam l'origine primaria del '68. "Tutti gli uomini sono in contatto come le cellule del nostro corpo" spiega il regista. "Il corpo sociale viene massacrato dai ruoli imposti e queste rigidità impediscono il contatto. Non c'è comunicazione tra un operaio e un professionista e questo crea disgregazione. Chi è che sfugge a questo fenomeno? I giovani, che non hanno ancora conosciuto la divisione sociale ed è questo il motivo per cui il '68 è partito col movimento studentesco".
L'arte documentaria che nasce dal cuore e dal cervello
Provocatorio, Silvano Agosti glissa sul presente e sulla situazione politica italiana. A trattenerlo è forse la location svizzera, ma non manca di lanciare qualche strale alle istituzioni, che hanno azzerato molte delle vittorie ottenute all'epoca, e in particolare alla scuola. "Nel mio cinema sono libero come un bambino perché ho iniziato a studiare a 15 anni, la scuola non insegna niente, è distruttiva. Ci trasforma tutti in cittadini paga-tasse. Se potete non studiate, non serve studiare cinema, serve fare film" afferma con passione il regista che a Locarno ha portato un foglio di carta in cui ha riunito l'elenco delle opere realizzate nel corso della carriera - film, documentari, romanzi e saggi - per dimostrare quanto si possa produrre lavorando al massimo due ore al giorno. Agosti mette però in chiaro che la facilità di utilizzo degli strumenti tecnici odierna non ha portato vantaggio all'arte. "Le matite esistono da 5000 anni, ma non per questo ci sono milioni di scrittori. L'umanità è assalita dai problemi del vivere, solo quando casa e cibo sono garantiti si può pensare al resto".
Il '68: no alla nostalgia, sì all'analisi del presente attraverso il passato
Lungi dall'essere un semplice documento d'epoca, Ora e sempre riprendiamoci la vita è un documentario vibrante, che ripropone il fermento di un'età unica filtrato attraverso lo sguardo di un autore appassionato. Silvano Agosti si distanzia da ogni possibile visione nostalgica specificando che il cuore del suo film non è la rievocazione del '68, ma la sua ricaduta nei nove anni successivi. "Nel '98 la Rai mi ha chiesto di celebrare il trentennale. Ne è nata Trent'anni di oblio, tredici puntate che la Rai ha trasmesso alle quattro del mattino. Stavolta non mi interessava analizzare tanto la miccia quanto le conseguenze dell'esplosione". A tal scopo rappresentano una galleria unica di testimonianze le interviste che intervallano le immagini di repertorio, Bernardo Bertolucci, Mario Capanna, il cantautore e regista Paolo Pietrangeli, l'anarchico Pietro Valpreda, il regista Alberto Grifi, Massimo Cacciari, Dario Fo e soprattutto Franca Rame, che rievoca la terribile violenza sessuale subita nel 1973 come "punizione" del suo impegno in Soccorso Rosso. Tra le testimonianze più forti anche quella della giornalista Clara Sereni che si interroga sul perché il Movimento Femminista non si sia propagato oltre il '68. La risposta la dà Agosti: "L'ergastolano pensa solo alla fuga. Le mogli erano troppo impegnate a pensare ai propri matrimoni infelici per trasmettere le idee femministe alle figlie".
Il potere si autoprotegge. Come mostra Ora e sempre riprendiamoci la vita, quando le conquiste dei vari movimenti cominciano a pesare intervengono le stragi di stato a porre fine nel modo più sanguinoso a una stagione eccezionale. Una consistente parte di film è dedicata alle stragi di Piazza della Loggia e dell'Italicus (1974). "La prima strage è stata ordinata dagli Stati Uniti in risposta alle rivendicazioni operaie, alle lotte per i diritti e all'ascesa del PCI. Movimenti nati approfittando dell'indifferenza e del vuoto dei partiti. Quando le donne sono scese in piazza, il potere ha deciso di dare lo stop con le stragi. Dopo Piazza della Loggia ho interrotto le riprese di un film, Purgatorio, e sono tornato a Brescia, la mia città, per girare Brescia 74 documentando l'accaduto". Le stragi hanno messo fine ai movimenti del '68, ma nella visione di Agosti la speranza è sempre presente, tanto che il regista pone a chiosa del documentario una tenera immagine di maternità e riassume così la propria visione: "Con le stragi si è chiusa una pagina irripetibile, ma quei nove anni hanno screditato per sempre qualsiasi autorità".