"Che cos'è la vita? Follia. Che cos'è la vita? Un'illusione"
Una ragazza diciassettenne si sveglia senza ricordi in una misteriosa clinica sperduta. Un incipit non esattamente nuovo ci fa iniziare questa recensione di Open Your Eyes, la nuova serie polacca disponibile su Netflix dal 25 agosto. C'è un però: ogni mattina la voce registrata nella sveglia la aggiorna su quanto ricordato il giorno precedente, sui progressi fatti, nessuno sembra davvero cattivo e nessuno sembra trattenerla lì contro la sua volontà. Eppure c'è qualcosa che non torna.
RICORDI?
La nostra protagonista senza nome tenta disperatamente di ricordare quanto accaduto. Sembra sia finita nella clinica Seconda Occasione dedicata al recupero da amnesia diretta dalla gelida dottoressa Zofia in seguito a un terribile incendio in cui hanno perso la vita i suoi genitori. E sembra sia stata mandata lì per una terapia innovativa volta a recuperare la memoria e a ricostruirsi una nuova vita, e soprattutto a ricostruire se stessa. Ma chi è lei davvero? Un corvo continua a battere sulla sua finestra. Una misteriosa ragazzina dai capelli rossi che solo lei riesce a vedere e sentire continua a dirle di "aprire gli occhi". Una bambina sembra parlare solamente a lei. C'è un libro che continua a tornare, Sogno di una notte di mezza estate, guarda un po'. E una canzone, la sonata al Chiaro di Luna di Debussy, che ritorna nella mente della diciassettenne Senza Nome. Perché la protagonista ha un talento: suonare il pianoforte. Un talento che la dottoressa Zofia insiste a farle coltivare, così come agli altri ragazzi ricoverati nella clinica. "Perché il talento è ciò che ti permette di tornare nel mondo là fuori e di restarci" dire la misteriosa dottoressa. Tutti questi elementi sono volti a dimostrare come, complice la macchina da presa che si aggira per i corridoi e le stanze di questa clinica immersa nel verde, complice la fotografia dai toni scuri del blu/grigio, l'intera vicenda si muove a metà strada tra sogno e realtà. Tra allucinazioni e illusioni, che continuano a tornare nella mente della Senza Nome, che ha solamente degli sprazzi di memoria, dei pezzi di un puzzle da ricostruire faticosamente.
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IMPARA IL TUO TALENTO E METTILO DA PARTE
Nel viaggio che porta la protagonista a (ri)scoprire la propria vera identità, facciamo la conoscenza degli altri personaggi che popolano la clinica, dai pazienti al personale medico, tutt'altro che rassicurante, sempre pronto a fare domande ma mai a dare le risposte che i ragazzi cercano. Questi ultimi sembrano avere più paura di tornare nel mondo reale che di rimanere lì, supervisionati e accuditi, a parte il ribelle Adam, con cui la protagonista sente un'immediata connessione, quasi fosse un suo specchio al maschile. Nessuno li costringe effettivamente a rimanere lì, eppure c'è un'atmosfera claustrofobica che sembra non volerli lasciar andare. C'è addirittura la visita periodica coi parenti. Bisogna prendere le medicine ogni giorno, medicine che bloccano il ciclo e dovrebbero diminuire le allucinazioni.
Che cosa sta davvero accadendo in quella clinica e soprattutto nel mondo là fuori? In un racconto che strizza l'occhio a diverse suggestioni, visive e uditive, virando occasionalmente sull'horror, mescolando generi, dal teen drama (di cui mantiene la colonna sonora di pezzi inglesi accuratamente scelti) al thriller psicologico (per il comparto sonoro stridente che dovrebbe acuire la tensione narrativa). Da The Village a American Horror Story: Asylum, da Shutter Island fino a addirittura una citazione a Gli Uccelli di Hitchcock, questo viaggio partito con interessanti premesse, dinamiche e domande finisce per incartarsi su se stesso. Open Your Eyes dice di aprire gli occhi ma non riesce a fornire una spiegazione appagante e risolutiva, e soprattutto negli ultimi due episodi vira su un epilogo da un lato troppo banale, dall'altro troppo poco accurato, dimenticando per strada le briciole di pane che aveva seminato, anche in vista di una possibile seconda stagione, con un finale troppo aperto figlio della TV generalista di un tempo.
Conclusioni
Alla fine di questa recensione di Open Your Eyes ci ritroviamo delusi, dopo le premesse interessanti offerte dalla serie, nonostante l’incipit già conosciuto, per la risoluzione a cui si arriva a fine stagione, troppo legata a un possibile rinnovo, troppo banale e poco stimolante data la marea di racconti simili che negli anni hanno popolato cinema e tv. Non basta il voler indagare i misteri del cervello umano, le sue diramazioni e suggestioni, ma bisogna anche saperle portare a termine.
Perché ci piace
- Nonostante l’incipit già visto, le premesse portate avanti dalla serie sono interessanti e virano più sul thriller psicologico e addirittura sull’horror piuttosto che sul teen drama, raccontando di pazienti adolescenti.
- La regia, la fotografia e le suggestioni cinematografiche e televisive acuiscono l’impronta misteriosa del racconto…
Cosa non va
- …ma a volte risultano un po’ eccessive, come alcune scene in rallenty o alcune svolte narrative che girano un po’ in tondo soprattutto negli ultimi due episodi.
- La risoluzione è davvero troppo banale e il finale troppo aperto e legato al possibile rinnovo per una seconda stagione.