On the Edge, la recensione: un teso revenge-movie tra la vita e la morte

Il protagonista di On the Edge è un conducente della metropolitana che, dopo la morte del figlio, rivela il suo passato e si imbarca in una disperata missione di vendetta. Con Antonio de la Torre, su Rai4 e RaiPlay.

Un'immagine del film On the Edge

Leo Castaneda, un individuo di mezz'età originario della Spagna, è da tempo residente a Bruxelles, dove lavora come conducente della metropolitana. Una notte assiste al suicidio di un ragazzo che si getta sotto i vagoni, già gravemente ferito: non è infatti l'impatto a ucciderlo, ma il trauma precedentemente riportato. Come se non bastasse, Leo scopre che il giovane altri non era che il figlio Hugo, del quale non sapeva nulla da più di due anni.

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Antonio de la Torre in una scena di On the Edge

In On the Edge in seguito all'accaduto Leo decide di cominciare a indagare parallelamente alle forze dell'ordine su quanto sia veramente accaduto, scoprendo ben presto come dietro al delitto si nasconda un piano criminale ben preciso e organizzato. E mentre la polizia prosegue l'investigazione ufficiale, scopre che questo padre afflitto non è un uomo comune, ma bensì si porta appresso un passato misterioso che gli tornerà assai utile nella sua missione di vendetta e giustizia contro gli assassini del figlio.

On the Edge: facce giuste al posto giusto

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Una scena di On the Edge

Sin dal prologo dove il protagonista piange disperato sulle rive di una spiaggia, il tono che caratterizza On the Edge è indirizzato a una cupezza che si dilata progressivamente nelle dinamiche da revenge-movie, con una sinossi non certo originale - come avete potuto modo di leggere poco sopra - ma capace di regalare sane e gustose soddisfazioni agli amanti del genere. Soddisfazioni date in particolare dalla presenza nel ruolo di protagonista della star spagnola Antonio de la Torre, volto ormai ben conosciuto anche sui nostri lidi e sempre in grado di rendere interessanti i personaggi che interpreta, anche quando questi sono a forte rischio stereotipo. Qui invece il suo carisma è ideale per il ruolo e anche il resto del cast, che vede in altre parti chiave l'affascinante Marine Vacth e l'esperto Olivier Gourmet, si adatta bene alle relative controparti.

Senza un attimo di tregua

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Sangue chiama sangue

Un polar contaminato da un'azione serrata e a tratti violenta, post primo John Wick, che riesce a intrattenere per un'ora e mezzo di visione dove forse le sorprese saranno poche, ma le emozioni e i sussulti di genere non mancano di certo, consentendo ai prevedibili colpi di scena di emergere con la giusta coesione e di lasciare respirare il racconto, senza infarcirlo di rivelazioni gratuite o cliffhanger improbabili, giacché il principale "cambio di rotta" avviene già nella prima metà, quando si scopre come il tranquillo macchinista non sia in realtà poi così tranquillo e nasconda una carriera di tutt'altro tipo. E non mancano momenti di sana suspense, come la millimetrica sequenza che vede al centro una granata sospesa nel vuoto o ancora quel finale all'ultimo secondo in una resa dei conti che non risparmia esplosioni, sparatorie e botte a mani nude, in una formula che segue la tradizione e ripaga la mancanza di originalità a livello narrativo con una solida personalità in quanto a messa in scena, con la regia di Giordano Gederlini sempre sul pezzo.

L'insospettabile

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Ancora Antonio de la Torre in un'immagine di On the Edge

Gederlini, anche autore della sceneggiatura, si era fatto un certo nome proprio in fase di scrittura, avendo firmato tra gli altri i due acclamati film di Ladj Ly, ovvero I miserabili (2019) e Gli indesiderabili (2023). In quest'occasione rispetto ai suddetti manca l'analisi sociale, con la città di Bruxelles che fa da sfondo a un roccioso intrattenimento a tema. Il titolo originale Entre la vie et la mort - letteralmente traducibile come Tra la vita e la morte - esemplifica al meglio la vicenda di quest'uomo che non ha più niente da perdere, pronto a tutto pur di farla pagare agli assassini e a sgominare un sistema malato, dovendosela vedere anche con quella polizia che è sempre alle sue calcagna per evitare che si improvvisi "giustiziere della notte". Tentativo arduo, giacché Castaneda va dritto come quei treni della metropolitana che guidava, ma senza nessuna fermata intermedia, con l'acceleratore premuto a tutto spiano verso la sola conclusione possibile.

Conclusioni

Un autista della metro si trasforma in implacabile vendicatore quando suo figlio viene ritrovato morente, proprio sui binari da lui percorsi in cabina di guida. Perché Leo Castaneda, prima di trasferirsi a Bruxelles e guadagnarsi da vivere come conducente, in Spagna era qualcuno di cui avere molta paura... La più classica vendetta, tremenda vendetta in un polar d'ordinanza, prevedibile nell'assunto ma solido nella messa in scena, potenziato enormemente dall'accattivante ed eterogeneo cast capitanato da Antonio de la Torre, volto perfetto per quest'ennesima missione di giustizia privata, che segue le regole del filone con robusta efficacia.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • Antonio de la Torre è un magnifico protagonista.
  • Azione e tensione su buoni livelli.
  • Secco ed essenziale, anche nella durata.

Cosa non va

  • La sceneggiatura non racconta nulla di effettivamente nuovo.