Finito un successo, bisogna crearne un altro. Soprattutto se sei Nettflix e hai aperto le danze al mondo del binge watching. Per provare ad affrontare la fine di titoli come La casa di carta ed Élite, la Spagna rimpolpa il proprio catalogo con Olympo un teen drama che sembra estremizzare tutte le caratteristiche già asfissianti delle produzioni iberiche.

Realizzata dalla stessa casa di produzione di Élite, Zeta Studios, la serie è scritta da Jan Matheu, Laia Foguet e Ibai Abad, mentre la regia è firmata da Marçal Forès, Daniel Barone, Ana Vázquez e Abad. La location? Un centro di allenamento speciale ed elitario, dove finiscono solo i migliori.
Olympo: benvenuti all'accademia sportiva
Il punto di vista del racconto è quello dell'outsider Zoe Moral (Yanira Osahia), che ricorda un po' la protagonista di Gen V. La ragazza si ritrova, dopo un evento traumatico, spedita suo malgrado dal padre al Centro de Alto Rendimiento Pirineos, dove si allenano i giovani atleti più promettenti del Paese. Ben presto capisce che quel luogo tanto idolatrato dagli sportivi è in realtà un covo di serpi in cui la rivalità è all'ordine del giorno.

Anche tra coloro che si professano grandi amici, addirittura 'fratelli' e 'sorelle': la campionessa di nuoto artistico Amaia Olaberria (Clara Galle) forma la coppia d'oro della scuola con il giocare di rugby Cristian Delavalle (Nuno Gallego), non altrettanto promettente. C'è poi la migliore amica e partner di Amaia nel nuoto sincronizzato, Núria Bórges (María Romanillos), che sembra non impegnarsi adeguatamente ma potrebbe sorprendere tutti. C'è infine Roque Pérez (Agustin Della Corte), dal grande cuore... ma anche dal grande talento? Tutti guardano con sospetto la nuova arrivata e forse pensano che sia meglio farsela amica. Il sogno di tutti? Arrivare alle Olimpiadi e quindi essere selezionati dalla misteriosa azienda che dà il titolo alla serie.
Amori e situazioni tossiche nel centro sportivo
In Olympo assistiamo alle dinamiche tipiche da teen drama: amori non corrisposti, triangoli amorosi, amicizie che diventano rivalità e viceversa. Non mancano sequenze ad alto tasso erotico per far sognare i giovani spettatori mentre la regia indugia sui dettagli dei corpi scolpiti dei protagonisti, insistendo fin troppo sulla parte fisica e ben poco su quella emotivo-sentimentale. Proprio come faceva Élite.

Non manca la tematica del possibile doping sportivo quando fin troppi atleti sembrano primeggiare nelle proprie discipline, instillando il sospetto in Amaia, abituata ad essere la prima della classe. A questi elementi aggiungiamo l'estremizzazione ed esasperazione tipica delle produzioni spagnole: ogni recitazione diviene più che teatrale, ogni sviluppo è fin troppo repentino senza dare il tempo al pubblico di metabolizzare le informazioni ricevute. Anche la caratterizzazione dei personaggi è quasi nulla, rimanendo sulla soglia del monodimensionale.
Critica sociale nello sport

Nonostante l'apparente (e purtroppo effettiva) superficialità del racconto, sembra esserci un tema sociale di fondo, per quanto non nuovo nel genere sportivo. L'uso di sostanze per migliorare le proprie prestazioni, e il concetto di sfida, ovvero: dove siamo disposti ad arrivare per inseguire i nostri sogni?
Insomma, quanto vengono messi sotto pressione i giovani sportivi? Quanto vengano spinti ben oltre i loro limiti, spesso da genitori e amici che dovrebbero invece salvaguardarne la propria salute mentale oltre che fisica? Lo stress emotivo, gli attacchi di panico, il dolore fisico: accade tutto questo e molto di più ai personaggi di Olympo. "Come uno zoo con gli animali in gabbia per l'intrattenimento altrui" dice Núria a Zoe nell'accoglierla nella scuola: un ritratto che si confermerà tristemente calzante. Non manca anche la tematica LGBTQIA+ ovvero il trattamento tutt'oggi discriminatorio dato agli atleti queer.

Peccato che tutto questo rimanga in superficie, lasciando spazio agli scheletri nell'armadio dei protagonisti. Zoe, Amaia e gli altri saranno costretti ad affrontare gli eventi che hanno portato ciascuno di loro in quel Centro così desiderato eppure così odiato. Anche questi segreti scabrosi acuiscono l'identità iberica del racconto, dovendo inserire quasi a forza la componente crime per tenere viva l'attenzione del pubblico. Ma basterà a mantenerla fino alla fine?
Conclusioni
Olympo è un teen drama spagnolo pieno di cliché e stereotipi, situazioni e dinamiche già viste, nonché una caratterizzazione dei personaggi davvero flebile. Insiste fin troppo sul lato fisico e sensuale del racconto, complice il contesto sportivo e atletico in cui si iscrive, piuttosto che su quello sentimentale ed emotivo. Pur accennando ad una critica sociale del sistema, si perde nelle rivalità, nei segreti, nei colpi di scena tutti inseriti per tenere incollato il pubblico fino all’ultimo episodio, in pieno binge watching.
Perché ci piace
- La denuncia sociale sportiva (ma rimane in superficie).
Cosa non va
- Cliché e stereotipi a non finire.
- Personaggi monodimensionali.
- Tematiche solo accennate.