Ogni maledetto fantacalcio, recensione: una commedia che avrebbe dovuto credere di più in se stessa

Il fantacalcio spiega la vita? Senza dubbio. E se lo spunto è quindi ottimo, così com'è ottimo il cast, il film di Alessio Maria Federici spreca forse il buon potenziale, evitando ingiustamente di prendersi sul serio. Dal 27 agosto su Netflix.

I protagonisti di Ogni maledetto fantacalcio

Ogni maledetto fantacalcio sarebbe potuta essere una commedia molto più seria di quanto lasci intendere. Ci spieghiamo meglio, anche perché il film di Alessio Maria Federici - uno che la commedia la sa masticare - appare come un oggetto decisamente unico (o quasi), sapendo illuminare con semplicità l'amicizia al maschile, ma anche la declinazione di un sogno appeso al destino, o alla fortuna di un bonus o di un malus.

Ogni Maledetto Fantacalcio In Riga Per Il Riconoscimento Facciale
In scena versione soliti sospetti

Sport movie al contrario, se vogliamo disfunzionale rispetto alla modulazione dell'azione ristretta in un'app da scorrere convulsamente ogni week-end (o turno infrasettimanale), maledicendo sempre e comunque la pausa nazionali. Eppure, se la domanda è 'fino a che punto ci si può spingere per vincere al Fanta?', la commedia di Federici sembra non voler osare più di tanto, come se non confidasse nel suo potenziale, nelle proprie possibilità e, soprattutto, nella propria scrittura.

Ogni maledetto fantacalcio: la vita secondo i fantallenatori

Ogni Maledetto Fantacalcio Scena
Enrico Borello in scena

Indubbiamente, Ogni maledetto fantacalcio è una dedica ai fantallenatori, alle loro scaramanzie, alle loro formazioni da schierare, alle loro interminabili aste di inizio settembre. Un mondo nonché un corollario, riassunto in un gruppo di affiatati amici "storici". Quando uno di loro, Gianni (Enrico Borello), Campione in carica, sparisce nel nulla prima del matrimonio (senza mettere la formazione!), la banda va in crisi. Dove sarà finito? I sospetti ricadono subito sul suo miglior amico, Simone (Giacomo Ferrara). Di mezzo potrebbe esserci pure Andrea (Silvia D'Amico), nuova arrivata nella lega portando tra i membri (tra cui anche Antonio Bannò, Federico Russo, Francesco Giordano, Giacomo Bottoni), non poco scompiglio.

Una commedia che non crede nel proprio potenziale

Ogni Maledetto Fantacalcio Frame
Giacomo Ferrara è Simone

Diciamolo subito: i fantallenatori ritroveranno nel film Netflix tic, manie, ossessioni e linguaggio che ben conoscono. Una precisione che arriva dalla sceneggiatura firmata da Giulio Carrieri e Michele Bertini Malgarini, che vede l'aggiunta delle firme di Francesco Giordano e, pensate un po', dello stesso marchio registrato di Fantacalcio (dando così la possibilità al film di attingere a diverse licenze che, al netto dell'effetto spot, rendono il tutto più credibile). Dall'altra parte, se lo slang è puntuale e il corollario umano sembra ben amalgamato, Ogni Maledetto Fantacalcio potrebbe essere la più classica - e in questo caso particolarmente scottante - occasione persa.

Vincere vuol dire non perdere

Ora, sembra assurdo il paragone con Amici Miei, tuttavia aiuta nell'opinione: dietro la farsa dichiarata (che culmina in un finale forse banale), sarebbe stato d'aiuto un livello che potesse far risaltare quegli agganci emozionali che non vanno tanto oltre la metafora calcistica, buttando giù un concetto mica così scontato. Ossia, "in un mondo fatto da tanti Cassano, sii Fabio Grosso" viene detto nel film, che tradotto suggerirebbe una maggior attinenza pragmatica alla vita, invece che l'esaltazione del genio fine a sé stesso. Ancora una volta, lo sport (anche quello teorico) è la miglior allegoria per parlare di tutto. Il concetto umano della sconfitta e quindi l'accettare il fallimento, ma anche la percezione di quanto la gioia sia precaria nonché pericolosa nell'intesa di una vittoria che equivale solo a non perdere (a tal proposito leggete La gioia fa parecchio rumore di Sandro Bonvissuto). Interessante, dato che non sappiamo più né vincere né perdere.

Ogni Maledetto Fantacalcio Foto
Bannò e Silvia D'Amico. Di spalle Caterina Guzzanti

Ecco, nel film di Alessio Maria Federici manca quella nota amara che ogni commedia (all')italiana dovrebbe custodire e, per assurdo, manca la consapevolezza di aver sotto le mani un materiale narrativo finalmente originale, senza per forza essere dipendente dalla situazione, dalla battuta o, peggio ancora, dalle regole dell'algoritmo. Come dire, se il film c'avesse creduto di più, magari, il risultato finale sarebbe stato diverso. Del resto, lo insegna proprio il Fantacalcio: ogni rischio preso è direttamente proporzionale alla soddisfazione di essere riusciti ad arrivare a quel mezzo voto in più capace di indirizzare il nostro umore.

Conclusioni

Come dire, una commedia che sarebbe potuta diventare un caso. Un mezzo peccato, perché dietro l'ottimo potenziale Ogni maledetto fantacalcio prende la strada pigra del linguaggio streaming, preferendo il comfort della superficialità invece di scavare meglio quelle note amare che, qua e là, sono disseminate all'interno della sceneggiatura. Tutto preciso - dal cast al linguaggio scelto, tipico dei fantallenatori - ciononostante, come dimostra il finale, una latente pigrizia inclina il risultato finale. Bastava poco, bastava credere di più nei propri mezzi.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Lo spunto funziona.
  • Così come il cast.
  • Il linguaggio, davvero riconoscibile per chi gioca al Fantacalcio.

Cosa non va

  • La scrittura non crede nel proprio potenziale.
  • Manca la giusta nota amara.