Occhiali neri, la recensione: Dario Argento colpisce ancora (al buio)

La recensione di Occhiali Neri, il nuovo thriller dalle tinte horror di Dario Argento, presentato fuori concorso alla Berlinale 2022 e ora in sala.

Occhiali Neri 3 Xinyu Zhang E Ilenia Pastorelli
Occhiali neri: Ilenia Pastorelli e Andrea Zhang in una scena

Con la recensione di Occhiali Neri, presentato in anteprima mondiale all'edizione 2022 del Festival di Berlino prima di arrivare nelle sale dal 24 febbraio, torniamo in un mondo che non visitavamo da tempo: quello di Dario Argento, che con questo thriller urbano dalle tinte horror ritorna dietro la macchina da presa dopo una pausa di quasi dieci anni esatti. Era infatti la primavera del 2012 quando il regista portò a Cannes, come evento di mezzanotte, la sua trasposizione tridimensionale del classico racconto di Dracula, con Thomas Kretschmann nei panni del vampiro e il compianto Rutger Hauer in quelli della sua nemesi Abraham Van Helsing. Da allora, al di là di alcuni progetti mai portati a termine, lo si è visto soprattutto come ospite in vari festival prestigiosi e, nel 2021, come attore al servizio di Gaspar Noé. Fino a questo atteso ritorno alla regia, che abbandona le ambizioni forse eccessive dei progetti più recenti e ritorna al brivido puro, spietato, sporco.

Colpire alla cieca

Occhiali Neri
Occhiali neri: Ilenia Pastorelli in una scena agghiacciante

Occhiali Neri inizia con un'eclisse solare a Roma, dove le poche persone presenti all'esterno si uniscono proprio per assistere a quel fenomeno. Ma la città è anche il territorio di caccia di un misterioso, implacabile serial killer, che prende di mira le prostitute di alto bordo, strangolandole quando escono da alberghi o abitazioni di lusso. Diana (Ilenia Pastorelli), escort molto popolare in certi ambienti altolocati, è tra le donne prese di mira dallo psicopatico, ma riesce a salvarsi dopo un lungo inseguimento al volante che però ha conseguenze spiacevoli: il furgone del killer provoca infatti un incidente che la priva della vista, e per giunta uccide una coppia cinese in un'altra macchina che passava di là in quel momento. Rosa dai sensi di colpa, Diana entra in contatto con il figlio della coppia, e tra i due nasce un'intesa che contribuisce al miglioramento della vita di lei, costretta ad abituarsi a uno spazio che non è più in grado di vedere (i medici dicono che potrebbe migliorare, ma non vi è la certezza assoluta). Tutto sembra andare - più o meno - per il meglio, se non fosse che il killer è ancora là fuori, e ben poco predisposto a lasciare dei conti in sospeso...

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Limpida brutalità

Occhiali Neri Dario Argento
Occhiali neri: Dario Argento in un primo piano

C'è un fenomeno curioso, nel cinema horror in generale e con certi registi in particolare, che vuole che ci sia massima curiosità per il nuovo lavoro di autori importanti anche quando questi - a detta dei più - hanno cominciato vistosamente a perdere colpi. Dario Argento ne è forse il massimo esponente, vuoi per la sua passione per il cinema ancora intatta a ottant'anni inoltrati, vuoi per le intuizioni geniali (i suoi due episodi di Masters of Horror) che hanno condiviso il decennio di produzione con cadute come Il cartaio e Giallo/Argento, dove si cercava di tornare alle origini ma con fare troppo moderno, all'insegna di trame eccessivamente contorte che smorzavano l'efficacia del meccanismo della suspense. Da quel punto di vista, il nuovo lungometraggio è un'autentica boccata d'aria fresca, che propone un mistero semplice e lineare, senza colpi di scena inutilmente complicati e con un gusto per il sangue che rimane spudoratamente, squisitamente artigianale (gli effetti speciali sono a cura dello studio di Sergio Stivaletti, storico collaboratore di Argento). Un autentico ritorno all'approccio di un tempo, senza contaminazioni moderne che appesantiscono la brutale economia narrativa ed eleganza formale dell'immaginario argentiano.

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Occhiali Neri Ilenia Pastorelli
Occhiali neri: Ilenia Pastorelli in una scena

O meglio, qualcosa di diverso c'è, perché Argento si allontana comunque da certe logiche (chi ha bene in mente la struttura di classici come L'uccello dalle piume di cristallo, Profondo Rosso e Tenebre potrebbe rimanere spiazzato da alcune deviazioni dal "canone" argentiano, in particolare per quanto riguarda la figura dell'antagonista), sporcando il tutto ma a modo suo, rimanendo entro i propri parametri invece di cercare di rifarsi ad altri modelli. È riconoscibilmente sua la voglia di sperimentare ancora una volta con i colori, firmando scene di suspense avvolte nell'oscurità per calare lo spettatore in uno stato simile a quello di Diana, indifesa dopo aver perso la vista, ma anche quella di testare i limiti della brutalità sullo schermo, con una mezz'ora finale volutamente caotica, in diretto contrasto con la precisione di tutto ciò che è arrivato prima. Una mezz'ora in cui tutti i nodi vengono al pettine ma con una ferocia quasi disperata, una volontà di tornare a essere puramente Dario Argento dopo vent'anni di ibridazioni più o meno riuscite con altri mondi (persino La terza madre, furibondo e magnifico ritorno all'ovile, aveva qualcosa di parzialmente "esterno" a livello di concezione ed esecuzione). Ora siamo nel suo, di mondo. Che non è quello di un tempo, ma conserva ancora tutta la sua dignità, con raffinata e tesissima eleganza intrisa di esplosioni di rosso, questa volta su sfondo nero.

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Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Occhiali Neri, sottolineando come si tratti del ritorno di Dario Argento al cinema e al thriller dopo una lunga pausa, dove ritroviamo l'estro feroce di un tempo, al servizio di un efficace racconto di sangue e cecità.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.6/5

Perché ci piace

  • Le sequenze di sangue sono costruite con brutale eleganza.
  • I giochi cromatici sono molto intriganti.
  • Ilenia Pastorelli è una protagonista carismatica e grintosa.

Cosa non va

  • L'ultima mezz'ora può risultare un po' straniante rispetto al resto del film.
  • Chi si aspetta un Argento classico al 100% rimarrà deluso.