Ethan Hawke non è certo nuovo alle esperienze dietro la macchina da presa ma, nonostante questo, ha presentato con una certa emozione al New York Film Festival il suo primo documentario dedicato alla figura eccezionale di Seymour Bernstein. Da parte sua il pubblico di critici ha accolto il film con una completa e unanime approvazione. Così, Seymour: An Introduction è stato considerato terrific, nel senso migliore del termine, quello inglese ovviamente. Ma, a dirla tutta, si tratta di un successo annunciato, visto che la pellicola ha raccolto consensi in varie manifestazioni tra cui il festival di Telluride e, naturalmente, Toronto.
A dare forza al linguaggio asciutto del documentario è sicuramente la passione con cui Hawke si è avvicinato al suo protagonista e alla personalità eccezionale di Bernstein, pianista di fama mondiale ultra ottantenne che, dopo molti anni di fama e gloria, a soli cinquanta anni ha deciso di ritirarsi e dedicarsi all'insegnamento senza alcun rimpianto. Così, attraverso la sua filosofia di vita, una star del cinema racconta al pubblico che, forse, l'esposizione costante e le luci della ribalta possono non essere tutto, anche nella vita di un artista.
Primo incontro
Dove si uniscono le strade di un ex pianista di successo e di una schiva star del cinema? Naturalmente ad una festa privata in un appartamento di New York, luogo emblematico per la nascita di un perfetto aneddoto. E anche in questo caso le aspettative vengono rispettate. I due infatti, vengono rispettivamente invitati ad una cena organizzata da un allievo di Bernstein senza aver alcuna conoscenza uno dell'altro.
Il primo ammette di aver cercato su internet informazioni di Hawke, mentre questo è rimasto completamente soggiogato e illuminato da un incontro che ha il sapore del destino. "Non avevo alcuna intenzione di realizzare un documentario. Non ci pensavo proprio - dichiara l'attore - ma questa storia è venuta chiaramente da me per essere raccontata. Quando ho incontrato Bernstein mi trovavo in un momento particolare in cui stavo riflettendo sul senso del mio lavoro e sulla pressione che ne ricevevo. Attraverso di lui, però, ho compreso di vivere una condizione normalissima, soprattutto per chi è spesso esposto al giudizio altrui. Inoltre bisogna essere aperti al cambiamento e non aver timore di prendere strade diverse, se questo può condurre ad una evoluzione personale. In realtà credo di aver voluto realizzare questo documentario per passare più tempo con lui e approfondire maggiormente l'idea che non esiste vergogna nel sentore di fallimento e che ogni persona sana di mente impegnata nel proprio lavoro, prima o poi prova sempre un sentimenti di inadeguatezza."
Prendere tempo
La lavorazione del progetto ha richiesto oltre due anni. Un lasso di tempo piuttosto ampio dovuto agli impegni di set di Hawke, in particolare Boyhood dell' ormai intimo amico Richard Linklater, e alla voglia di godere pienamente di alcuni momenti. "Seymour si esprime in modo perfetto, cinematograficamente parlando. Usa delle frasi complete, non si interrompe mai e applica una punteggiatura perfetta. Il che vuol dire che non è assolutamente difficile riprenderlo, ne lo è ricostruire i suoi discorsi al montaggio. Quello che ha portato veramente via molto tempo è stato proprio progettare il documentario, pensare a come dovesse essere e, non ultimo, trovare il momento giusto per realizzarlo."
Da parte sua Bernstein non pensava di poter essere un soggetto tanto cinematografico così, dopo la prima e privata proiezione del documentario si è emozionato fino alle lacrime. "Ricordo di essere entrato in una piccola e confortevole sala di proiezione. Ethan mi aveva avvisato che sicuramente non mi sarebbe piaciuto ma, allo stesso tempo, mi pregava di aspettare e di dare al racconto una possibilità. Dopo la prima scena, invece, io mi sono messo a piangere per l'emozione. Era fantastico. È riuscito a carpire il senso degli anni migliori della mia vita. Da quando mi sono ritirato dalle scene ho cominciato ad essere felice. Onestamente non credo che sia sano concentrarsi esclusivamente su una carriera a cinque stelle a tutti i costi. Non è costruttivo girare il mondo in continuazione suonando sempre lo stesso brano e non prendersi cura di altri aspetti di se, come la parte più creativa."
Alla ricerca di risposte
Nel momento in cui Hawke ha incontrato il suo soggetto era evidentemente in cerca di risposte. Il problema è che molto spesso si pensa di dover compiere imprese eccezionali prima di trovarne delle valide, mentre le migliori si trovano proprio sotto i nostri occhi. "Ero alla ricerca di grandi segnali - continua Hawke - e solitamente, quando ti trovi in queste condizioni, credi di dover fare cose eccezionali per trovare ciò che cerchi. Del tipo andare fino in Arizona, fare un viaggio intorno alla luna, tornare, girare per tre volte, trovare un contenitore magico, portarlo nel tuo luogo natale e fare pipì nel fiume. Tutto questo solo per provare a stare meglio. In realtà, poi, scopri che tutto è molto più semplice. Il meglio che tu possa scegliere, ad esempio, è recitare. Cosa che faccio da quando ho 13 anni. Questo vuol dire che gli strumenti di cui necessitiamo li abbiamo a portata di mano"