Nour, la recensione: Sergio Castellitto è Pietro Bartolo, non un eroe, ma un essere umano

La recensione di Nour, ritratto del medico di Lampedusa Pietro Bartolo, mostrato nel suo impegno quotidiano nell'accoglienza dei migranti.

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Nour: Sergio Castellitto in una scena del film

Quando il contenuto è tale da esigere la massima fruibilità, la forma si deve adeguare. Convinto di questo assunto, Maurizio Zaccaro racconta con passione nel suo nuovo film la persona di Pietro Bartolo usando un linguaggio semplice e immediato, come sottolinea la recensione di Nour. C'è bisogno di un punto di vista diverso sulla questione dei migranti perché da troppo ormai l'Italia è divisa in due fazioni: chi ritiene sacrosanta l'accoglienza e chi vorrebbe vedere tutti gli immigrati respinti in mare, convinto che sfruttino risorse che potrebbero essere destinate agli italiani. In questo scontro di idee avvelenato dalle fazioni politiche occorre una narrazione diversa ed è così che Zaccaro si mette al servizio della storia per raccontare chi alla cura degli immigrati ha dedicato la vita.

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Nour: un momento del film

Sergio Castellitto è Pietro Bartolo. L'attore romano, esperto di biopic, sa bene che l'imitazione è la via più sbagliata da perseguire e così ricrea il suo Pietro Bartolo con pochi tratti azzeccati assimilandone postura e tic (l'uso degli onnipresenti occhiali con calamita che gli penzolano dal collo). L'intento è quello di restituire sullo schermo la decisione, l'impegno e le motivazioni che spingono il medico di Lampedusa nel suo lavoro quotidiano, ma anche uno sguardo al suo privato. Lungi dall'intento agiografico, Castellitto offre un ritratto puntuale di Bartolo, del suo temperamento ruvido, dei modi sbrigativi e dell'abnegazione nei confronti della missione che si è prefisso.

Una tragedia irrisolta che ci coinvolge tutti

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Nour: Sergio Castellitto in una sequenza

Nour è liberamente ispirato al libro di Pietro Bartolo Lacrime di sale, scritto a quattro mani con la giornalista Lidia Tilotta. Il libro raccoglie storie toccanti di migranti che ce l'hanno fatta anche grazie all'intervento del medico, per anni a capo dell'equipe che offre il primo soccorso a coloro che sbarcano a Lampedusa. Per coinvolgere il pubblico, Maurizio Zaccaro si concentra, però, su una vicenda in particolare, l'incontro con una bambina di dieci anni di nome Nour, sbarcata da sola. Spaventata, diffidente, Nour si chiude in un ostinato mutismo che convince Bartolo ad accoglierla a casa sua e ad aiutarla a trovare la madre, da cui è stata separata prima del viaggio in mare.

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Nour: una scena del film

È chiaro fin dal principio che Nour non è Fuocoammare. L'approccio umanistico, ma distaccato di Gianfranco Rosi nel documentario su Lampedusa in cui compariva anche Bartolo non ha niente a che vedere con una storia costruita apposta per catturare lo spettatore e portarlo dalla sua parte. Focus di Nour è proprio il rapporto che si instaura tra Bartolo e la piccola migrante, rapporto che convince il medico a forzare le regole per aiutare la bambina a riunirsi alla sua famiglia. Inevitabile l'effetto commozione e se Zaccaro, dal canto suo, prova a dare un quadro più variegato della faccenda mostrando anche i cattivi comportamenti di alcuni migranti ospiti del centro di accoglienza, l'attenzione alla vicenda della piccola Nour ha la meglio sul quadro generale.

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Nour: un frame del fim

La questione dei migranti è troppo complessa per essere affrontata in un film e Maurizio Zaccaro ne è consapevole. Mentre un paio di anni fa, nel rigoroso L'ordine delle cose, Andrea Segre faceva luce sull'oscuro patto tra i governi italiano e libico, Nour si concentra piuttosto sull'aspetto umano, raccontando la storia dal punto di vista di chi i migranti li accoglie ogni giorno. Mettendo in scena il dramma - per l'aiuto ricevuto da Nour c'è anche chi, come il cadavere nel sacco al posto 209, non ce l'ha fatta - il regista prova a combattere le politiche di odio che fomentano l'opinione pubblica italiana alimentando il razzismo.

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Nour: un'immagine del film

Chi si trova coinvolto direttamente nella situazione, come Pietro Bartolo, come gli abitanti di Lampedusa e come la giornalista che si reca sull'isola per realizzare un reportage e decide di rimanere per dare una mano, non può voltare la testa dall'altra parte perché questo è un dramma che ci coinvolge tutti in quanto esseri umani. E se alcuni passaggi narrativi di Nour - girato con budget ridotto in sole quattro settimane - possono apparirci troppo semplicistici, nel complesso il film si rivela intenso e commovente. L'intento della pellicola è proprio quello di parlare al cuore, lanciando un messaggio universale, e se Castellitto ci regala una delle sue migliori interpretazioni non è per glorificare la figura di Pietro Bartolo, ma per rafforzare il messaggio di accoglienza e universalità che il medico porta avanti da anni.

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Conclusioni

Come sottolinea la nostra recensione di Nour, il film non è un'agiografia del medico di Lampedusa Pietro Bartolo, ma è un racconto avvincente e appassionato di chi si impegna ad aiutare i migranti per provare a tamponare una tragedia irrisolta di proporzioni immani. Un film semplice, a tratti perfino troppo, ma profondamente umano, impreziosito dalla convincente interpretazione di Sergio Castellitto, che prova a smuovere le coscienze per coinvolgerci in un dramma universale.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.4/5

Perché ci piace

  • Sergio Castellitto cattura tic, movenze e spirito del Dottor Pietro Bartolo senza mai cadere nell'imitazione.
  • Film semplice, ma efficace, nel raccontarci la tragedia dei migranti.
  • La storia getta uno sguardo sulla situazione di Lampedusa sensibilizzando l'opinione pubblica...

Cosa non va

  • ...non senza qualche semplificazione di troppo.
  • Toccando il tema dell'infanzia, l'effetto di commozione viene ancora amplificato anche quando un dramma come quello narrato nel film non ne ha necessità.