Difficile trattenere le lacrime dopo l'anteprima a Torino 2019 di Nour, film di Maurizio Zaccaro ispirato al libro del Dottor Pietro Bartolo, Lacrime di sale. Il celebre medico di Lampedusa, oggi Europarlamentare, continua a girare Italia ed Europa per sensibilizzare la popolazione sugli aiuti a migranti e sulla necessità di salvare vite in mare. Dopo i libri, adesso tocca al cinema fungere da veicolo del suo messaggio con la complicità del regista Maurizio Zaccaro e di Sergio Castellitto, che interpreta Bartolo al cinema.
Pietro Bartolo fa il suo ingresso nella sala conferenze di Torino con al collo gli stessi occhiali da vista con calamita che il suo alter ego cinematografico indossa in Nour, che vedremo in sala nei primi mesi del 2020 con Vision Distribution. "A Castellitto ho detto 'Non interpretare Pietro, lo devi evocare'. Questa è stata la chiave di lettura del film" specifica Maurizio Zaccaro. "Più che un'urgenza, Nour è un desiderio comune che si è concretizzato. Non volevo fare uno spinoff di Fuocoammare, ma un film su una figura esemplare. Il libro di Pietro Bartolo mi ha aperto il cuore, se ne potrebbero trarre 4/5 film. Ci ha fatto incontrare la sua famiglia allargata, gli abitanti di Lampedusa, che sono intervenuti nel film. Nour ha un cast simile a La terra trema, gli abitanti del posto si sono prestati a fare gli attori permettendoci di lavorare sul confine tra vero e verosimile. Stando in quel luogo sono accadute cose che hanno arricchito la sceneggiatura".
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L'esperienza di Pietro Bartolo su quel molo di Lampedusa
Pietro Bartolo racconta gli scopi di questa avventura cinematografica. Quando, con voce rotta dall'emozione, ricorda gli uomini, le donne e i bambini salvati dal mare in 30 anni, e tutti quelli che non ce l'hanno fatta, intorno a lui cala il silenzio. "Sergio Castellitto ha studiato il mio comportamento, in alcune scene mi rivedevo perfettamente" esordisce il medico siciliano. "Con questo film ho avuto un dono. Nour, la piccola protagonista, è vera, come è vero il bambino nel sacco che non ha avuto la sua stessa fortuna. Ho visto tante atrocità che nessun uomo dovrebbe vedere, ma mi sento privilegiato ad aver potuto incontrare persone straordinarie".
Bartolo sottolinea questo termine, persone, "non migranti economici o flussi, come li chiamano oggi. Quelle sono persone. Prima di pensare alla parte sanitaria, il primo approccio deve essere quello umano. Lo dico sempre ai miei collaboratori, questa gente è stata violentata, torturata, noi dobbiamo fargli capire che sono umani. Io li abbraccio, questo cambia tutto per loro perché finalmente qualcuno li tratta da esseri umani". Lo scopo di Nour, nella mente del suo ispiratore, è proprio quello di scuotere le coscienze attraverso l'arte del cinema. "Non sapevo di essere in grado di scrivere dei libri, ho sempre fatto solo ricerche mediche, ma quando sentivo le bugie raccontate in tv ho deciso di dire la mia. In 30 anni ho visto cambiare tante cose, sono stato sempre là sul quel molo. Quella è la mia prima casa, non la seconda, ho passato più giorni e notti lì ad aspettare queste persone che a casa mia. La paura che ho provato e provo ad aprire i sacchi... quante volte ho pianto, ho vomitato, speravo di non trovare un bambino e invece è successo. Queste sono cose che non dimenticherò mai più".
Con il cervello e con il cuore
Nour è la risposta alle politiche dell'odio o all'incapacità della classe dirigente europea di far fronte all'emergenza umanitaria. Toccare certi temi, in un film, ha richiesto una buona dose di coraggio, come spiega Maurizio Zaccaro: "Ho dovuto trovare una forma e alla svelta, non potevo permettermi di fare come Gianfranco Rosi che è stato un anno a Lampedusa. Noi avevamo un budget diverso, abbiamo girato il film in quattro settimane. Gli abitanti di Lampedusa ci hanno aiutato, coinvolgerli ha sciolto ogni diffidenza. Quelle situazioni non le crei se non sei immerso totalmente".
Pietro Bartolo, che ha aiutato Zaccaro introducendolo nella sua grande famiglia lampedusana, ammette di sentire la mancanza della sua terra ora che è impegnato in politica e nell'attività di sensibilizzazione: "Da medico su quel molo non cambiava nulla, così sono entrato in politica perché credo nella buona politica. Mi sento sempre in colpa, responsabile di quello che sta succedendo perché non riesco a raccontare ciò che ho visto. Spero che il film ci aiuti a capire che serve un approccio più umano, con la mente e col cuore". Oggi la missione di Pietro Bartolo è quella di aiutare le persone a capire cosa stia accadendo realmente in quel Mediterraneo che lui conosce così bene: "Prima di fare il medico, ero pescatore. Sono stato anche un naufrago, so cosa significa aspettare nel Mediterraneo per ore, è un mare bellissimo, ma anche crudele, è un cimitero". Nonostante l'impegno profuso nel salvare vite, Pietro Bartolo ribadisce ancora una volta di aver fatto solo il suo dovere e conclude: "Mi dicono che sono un eroe, ma se uno che salva una vita viene chiamato eroe siamo alla frutta".