Rami Malek descrive Norimberga come una "straordinario letteratura cinematografica". Del resto, l'attore, leggendo la sceneggiatura, non voleva cambiare una sola parola. "Ci sono molti film in cui noi attori cerchiamo di aggiungere o sottrarre qualcosa con un solo sguardo, ma qui volevo rispettare ogni punteggiatura, ogni parola. Un film di cui vado fiero", ha spiegato Male, durante una ristretta conferenza. Diretto da James Vanderbilt, il film è tratto da Il nazista e lo psichiatra di Jack El-Hai, e racconta del dottor Douglas Kelley che, durante il processo di Norimberga, ha interrogato decine e decine di gerarchi nazisti.
Parlando alla stampa, Malek ha lodato James Vanderbilt per la sua capacità di "intrecciare complessità e chiarezza", soffermandosi sull'importanza di portare in scena questa storia: "Non si trattava solo di date e verdetti, ma di avere l'opportunità di stare accanto a giganti della storia e raccontare un periodo scomodo ma necessario". Parlando del suo ruolo, Malek ha definito Douglas Kelley, "un uomo con molti tratti diversi: efficace nel suo lavoro, arguto, affascinante, disarmante. E quando la tua 'rosa di pazienti' è l'intero alto comando nazista, 22 celle da gestire, queste caratteristiche sono particolarmente utili. C'è conflitto nel personaggio. Ancora una volta mi accolgo di essere attratto da personaggi traumatizzati".
La "sfida" con Russell Crowe
Malek ha anche condiviso i dettagli della collaborazione con Russell Crowe, che in Norimberga interpreta Hermann Göring tra i fedelissimi di Hitler: "Il set era progettato per essere soffocante. Non c'era alternativa se non guardare il tuo collega negli occhi e dare il massimo. Russell è stato molto generoso, mi ha fatto un complimento sul mio lavoro il primo giorno, e da lì è nata una dinamica di rispetto reciproco. Abbiamo potuto essere spietati l'uno con l'altro quando serviva, oppure lasciare spazio a momenti di umorismo per rilasciare la tensione".
L'ex Freddy Mercury, a cui Vanderbilt dedica una camminata finale di forte impatto, ha poi riflettuto sul significato più profondo del film in relazione alla sua carriera: "Cerco di pensare a me stesso, guardandomi. Non solo in termini di eredità, ma di come il mio lavoro possa aiutare le persone a identificarsi con la propria voce, a confrontarsi con la società e con se stessi. Sono sempre stato attratto da ruoli che pongono domande, non che diano risposte facili. Norimberga ci spinge a chiedere: cosa facciamo noi di fronte all'ingiustizia?".
Rami Malek e la sfida emotiva di Norimberga
Infine, visto il tono l'attore premio Oscar ha raccontato le sfide emotive sul set: "C'erano momenti in cui guardavamo i filmati delle atrocità naziste. Ho dovuto trovare un modo per gestire la mia reazione, per rimanere presente nella scena. Ogni take era un gioco di dettagli, di sguardi e di tensione: non tra chi avrebbe recitato meglio, ma tra chi avrebbe permesso alla storia di raccontare coraggio morale e resilienza".