Il Festival di Locarno 2023 è il palcoscenico perfetto per l'"esperimento artistico" di Edoardo Leo. Per la sua nuova regia, l'attore romano ha scelto addirittura di misurarsi con Shakespeare con un adattamento molto speciale dell'Otello intitolato Non sono quello che sono, che ha fatto il suo debutto in una Piazza Grande gremita di pubblico. Un progetto molto specifico, ambientato in gran parte a Nettuno, dove il testo di Shakespeare è stato tradotto letteralmente in dialetto romanesco, e napoletano per quanto riguarda il personaggio di Emilia, senza subire la minima alterazione al di là di qualche piccolo taglio. A quanto anticipato, Non sono quello che sono uscirà il prossimo aprile con Vision Distribution e punterà a un percorso nelle scuole, vista la delicatezza dei temi sollevati. A Locarno, al fianco di Leo, troviamo l'interprete di Otello Jawad Moraqib, la giovanissima Ambrosia Caldarelli/Desdemona e Antonia Truppo, che ha contribuito a tradurre in napoletano le battute della sua Emilia.
"Realizzare questo film è stato molto complesso" chiarisce Edoardo Leo. "Volevo che questo fosse il mio esordio alla regia 13 anni fa. Fortunatamente non l'ho fatto allora. Nelle intenzioni di Shakespeare questa era una tragedia molto popolare. Da lì è nata l'idea di rimetterlo in scena e ambientarlo ai giorni nostri. Ho visto numerose riscritture, ma io ho tentato di fare una traduzione esatta in dialetto romanesco e napoletano. Tutto è fedele al testo originale, articoli, aggettivi, ogni singola parola. Volevo mostrare come nel rapporto tossico con un certo maschilismo non sia cambiato niente, oggi come ieri".
Una traduzione fedele ambientata in epoca contemporanea
Per la sua riscrittura, Edoardo Leo ha traslato la storia di Otello in un'epoca quasi contemporanea, che coincide col crollo delle Torri Gemelle nel 2001, e ha spostato l'azione dall'universo militare alla piccola criminalità laziale. Per interpretare Otello ha scelto un attore di origine mediorientale come Jawad Moraqib. E proprio su questa scelta verte uno dei nodi centrali dell'adattamento, come spiega Leo: "Nell'Otello i grandi attori del '900 erano quasi tutti bianchi, Gassman, Laurence Olivier. Nell'opera originaria Otello non era così nero, probabilmente era di origine araba. Il mio Otello è italiano, parla come Iago. Non ci dovrebbe essere razzismo, eppure Iago continua ad appellarlo col termine 'negro'. Volevo proprio mettere in evidenza questa contraddizione. Da dove nasce il razzismo se Otello e Iago sono così simili?"
Per trovare Otello e Desdemona, Edoardo Leo ammette di aver impiegato molto tempo. Jawad Moraqib e Ambrosia Caldarelli sono frutto di un lunghissimo casting. Diverso è il caso di Antonia Truppo, che interpreta Emilia, la moglie di Iago: "Non la conoscevo, ma la stimavo da tempo e le ho chiesto una partecipazione. Lei ha una grande esperienza teatrale alle spalle, insieme abbiamo deciso di cambiare il suo dialetto. Questo lavoro di traduzione l'ho voluto fare per ridare vita a un testo in cui trovo elementi attualissimi, volevo togliere l'empatia nei confronti di Otello senza toccare il testo. Ho tolto quello che non ritengo accettabile oggi, come un assassino che dice di aver ucciso perché ha amato troppo".
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La parola al cast
Antonia Truppo ha contribuito alla traduzione del testo shakespeariano infondendogli nuova vita attraverso l'adattamento dialettale. L'attrice, che si definisce "una teatrante in prestito al cinema", ribadisce: "Emilia è uno dei personaggi più controversi e irrisolti. Dando il fazzoletto a Iago si rende conto o no che sta compiendo un gesto che porterà a conseguenze drammatiche? Mi sono affidata a Shakespeare perché in lui c'è la risposta. La produzione ha accolto la richiesta di girare tutto in ordine cronologico, è una richiesta costosa, ma ci ha aiutato a esplorare l'evoluzione di questi sentimenti universali. A teatro fai un percorso, non parti dalla fine, e la fiducia in Leo ci ha permesso di fare questo percorso".
Tocca a Jawad Moraqib commentare il suo personaggio e la relazione con il Bardo: "Shakespeare l'ho scoperto intorno ai 18 anni, leggendolo la prima volta era di difficile comprensione. Non riuscivo a vederlo nella contemporaneità. Poi iniziando a fare teatro l'ho riscoperto e ne ho capito i punti focali. Ma è una continua scoperta tanto è ricco e nutre sempre, permette di assorbire l'essere umano. Il lavoro sul set è stato profondo, ma anche divertente. Tra di noi c'era una bella sintonia". Giovane ed emozionatissima, Ambrosia Caldarelli ammette: "Io non ho mai fatto teatro, conoscevo il personaggio di Desdemona, ma non avevo mai pensato a lei in chiave moderna. Col film mi sono resa conto delle similitudini ed è stato bello partire dal testo. Amore, odio... è un personaggio fragile che fa una scelta e ho cercato di mettere in evidenza questa contraddizione tra forza e fragilità".
L'idea di Edoardo Leo regista dietro l'adattamento
La firma di Groelandia, che figura tra i produttori, lascia pensare a un possibile intervento sull'opera vista l'interessante operazione di adattamento e trasposizione nella realtà italiana di generi tradizionalmente esteri, ma Edoardo Leo nega che ci sia stato alcun intervento e ammette di essere stato completamente libero nella sua visione: "Il vero protagonista della storia era Shakespeare, quindi non avevo bisogno di nomi famosi. Ho potuto scegliere gli attori più giusti. Per quanto riguarda l'ambientazione ho scelto di far parlare solo gli attori, come a teatro, dove non ci sono figuranti. Volevo isolare gli attori, puntandogli addosso un occhio di bue per creare identità tra personaggio e ciò che dice. Sono fantasmi, non vivono in mezzo alla società".
Leo voleva, inoltre, difendere la trovata originaria del fazzoletto perso da Desdemona e finito in mano di Iago che viene usato per instillare in Otello l'idea del tradimento. "Oggi chi regalerebbe un fazzoletto a una fidanzata? Ma io non volevo trasformarlo in altro, allora l'ho fatto diventare un hijab, visto che Otello è mussulmano. Discorso contemporaneo che contiene qualcosa di sacro. Credo che oggi questi rapporti uomo-donna così tossici siano più realistici in un contesto criminale quindi ho scelto di ambientare questa storia tra spacciatori". Il regista spiega, infine, l'origine della scelta di ambientare la storia durante l'11 settembre: "La verità è banale. Volevo datare il film. Quando abbiamo montato la pellicola ho capito che il crollo delle Torri Gemelle in quel momento rappresenta il crollo di tutti i personaggi e la loro distruzione psicologica".