Pochi registi al mondo possono vantare l'eclettismo di Olivier Assayas. Dal dramma soprannaturale all'autobiografia, dal period movie al crime, il cineasta francese ha saputo esplorare i generi in maniera personale. Dopo le recenti incursioni nel dramma al femminile, anche Assayas cede al fascino della guerra tra sessi con una commedia tipicamente francese. Come il precedente Qualcosa nell'aria, anche Non Fiction è intriso dell'universo in cui il regista vive e respira, ma stavolta alla naturalezza e alla spontaneità del nostalgico affresco giovanile in cui Assayas raccontava la vita di un gruppo di universitari si sostituisce un lavoro sofisticato in cui niente è lasciato al caso.
La borghesia intellettuale francese è al centro di questa girandola, in un arguto gioco delle coppie in cui amore, tradimento, incomprensioni, noia, segreti e frustrazioni emergono attraverso scambi di battute fulminanti. Per far funzionare alla perfezione lo script a orologeria, Olivier Assayas chiama a raccolta il meglio del parterre attoriale francese. C'è la musa Juliette Binoche che interpreta Selena, attrice di fiction insoddisfatta e madre di famiglia sposata all'editore Alain (Guillaume Canet). C'è lo scrittore frustrato Leonard (Vincent Macaigne) con la moglie fedele (Nora Hamwawi) impegnata in politica, e poi c'è l'esperta di digital marketing che lavora per Alain (Christa Théret), sexy e bisessuale. Un turbine di personaggi che si incontrano, battibeccano, si amano, si mentono, ma tutto col tipico garbo borghese.
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Assayas novello Woody Allen... e la commedia è servita
Olivier Assayas si mette d'impegno per infondere in Non Fiction tutte le sue idiosincrasie. Il mondo del film non è quello in cui ci si imbatte camminando per strada. I suoi personaggi sono i bobo parigini, vivono in una bolla di arte, letteratura, cultura. Di conseguenza la conversazione si mantiene brillante, i dialoghi sono infarciti di riferimenti a cinema, teatro, tv, ma anche alla tecnologia imperante, il ritmo degli scambi è incalzante. Con Non Fiction Olivier Assayas si candida a diventare un Woody Allen francese più prolisso, ma altrettanto bruciante. In questo fiume di stimoli verbali, i momenti più gustosi sono quelli in cui il regista strizza l'occhio allo spettatore, come nel caso della scena di sesso orale che si consuma durante la visione de Il nastro bianco ("in realtà era durante Star Wars: Il risveglio della forza, ma Haneke è più apprezzato dalla critica") contenuta nel romanzo di Leonard o la meta-battuta sulla stessa Juliette Binoche.
L'affascinante Binoche si mette alla guida di un cast efficace, dove ogni attore è stato scelto con cura portando nel proprio personaggio tanto di sé. Così Guillaume Canet interpreta un editore distaccato, razionale, ma miope quando si tratta di relazioni umane, mentre Juliette Binoche è l'attrice impegnata che ha ceduto alla televisione, acquisendo popolarità nei panni di una poliziotta in una serie tv, ma che ora medita di tornare a teatro con Fedra. Come ha ben dimostrato in Chien, Vincent Macaigne ha il physique du role perfetto per calarsi nei panni del personaggio dimesso, sfortunato, insicuro. Il suo scrittore si fa mantenere dalla moglie, balbetta e non riesce a staccarsi da una deriva pericolosamente autobiografica nelle sue opere eppure, nonostante la cronica mancanza di charme, ha una moglie che lo ama e porta avanti da anni un'intrigante relazione extraconiugale.
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Una commedia 'antropologica'
Non Fiction si apre in medias res, catapultando lo spettatore nel bel mezzo del colloquio tra Alain e Leonard, e procede per quadretti isolati. Bozzetti in cui i personaggi, spesso a gruppetti di tre/quattro (e comunque mai da soli) battibeccano tra loro. Tipicamente francese nell'impianto e nella vis comica, Non-Fiction si configura come una delle opere più brillanti di Olivier Assayas, ma anche una delle più antropologiche. L'attenzione del regista è incentrata tutta sulle dinamiche interpersonali, la ricerca di naturalezza si traduce in minimalismo visivo. Non esiste una struttura rigida, a portare avanti la narrazione sono gli incontri e gli scontri tra i vari personaggi costretti a fare i conti con i problemi del quotidiano che, nel loro caso, consistono nel decidere se pubblicare o no un dato romanzo, come realizzarsi ottenendo impieghi prestigiosi, se accettare un ruolo in tv o a teatro.
C'è poi la questione del contrasto tra vecchio e nuovo, tra noto e ignoto, che funge da leit motiv per tutto il film. La carta rischia di essere sostituita dall'ebook, la tecnologia ha modificato per sempre i rapporti umani, è un algoritmo a decidere cosa comprare o cosa avrà successo. Anche gli amori rodati possono scricchiolare di fronte a nuovi incontri. Ma il nuovo è necessariamente negativo? Naturalmente Assayas non fornisce alcuna risposta. Starà al pubblico, alla fine del divertissement, trarre le dovute conclusioni.
Movieplayer.it
3.5/5