Non è romantico?, la recensione: quando l’amore va deriso (su Netflix)

La recensione di Non è romantico?, commedia autoironica con Rebel Wilson disponibile su Netflix.

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Non è romantico?: Rebel Wilson, Liam Hemsworth e Adam Devine in una scena

Mentre ci apprestiamo a scrivere la recensione di Non è romantico?, nuova commedia targata Warner Bros. che in diversi mercati internazionali va direttamente su Netflix (ma con il logo della major hollywoodiana che precede quello del gigante dello streaming nei titoli di testa), viene spontaneo pensare a un altro film dal titolo quasi identico: Isn't It Romantic? (nella versione 2019, in originale, manca il punto interrogativo a causa di una superstizione nell'industria), un musical del 1948 passato alla storia per aver ricevuto la recensione più breve di sempre, quando il noto critico americano Leonard Maltin, nell'edizione 2005 del suo celebre dizionario, si limitò a rispondere alla domanda del titolo con la parola "No". E considerando che il nuovo lungometraggio del regista Todd Strauss-Schulson mette in scena una protagonista che odia a morte il genere romantico, viene da chiedersi se questo simpatico gioco metacinematografico sia nato in parte dalla rapida, spietata freddura di Maltin.

Un film di genere contro il genere

La componente ironica è palese già nella sequenza d'apertura, introdotta dal tema musicale di Pretty Woman. È il film che la giovane Natalie sta guardando in televisione, prima di sentirsi dire dalla madre (Jennifer Saunders) che per persone come loro gli scenari da commedia romantica non sono contemplati. E così, da adulta, Natalie (Rebel Wilson) odia il genere con tutta se stessa, elencandone tutte le caratteristiche fastidiose o addirittura offensive (il miglior amico gay su tutti). Poi accade l'impensabile: in seguito a un trauma cranico, la nostra bislacca protagonista si ritrova catapultata in una realtà alternativa dove tutto funziona in base alle convenzioni della commedia romantica, dalla velocità degli spostamenti ai rapporti sessuali (noi non li vediamo, quindi lei non li vive). E ovviamente, come Natalie scopre con sommo orrore, le parolacce sono limitate: quando si rende conto di non poter dire "fuck", la protagonista esclama, furibonda "È un film PG-13!".

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Non è romantico?: Rebel Wilson, Adam Devine in una scena

Non è romantico?, attualmente disponibile su Netflix, prende di mira tutto il genere, ma con una certa consapevolezza contemporanea. Lo dimostra la scelta di affidare il ruolo principale a Rebel Wilson, brillante comprimaria nella trilogia di Pitch Perfect e, in casa Warner, al fianco di Dakota Johnson in Single ma non troppo. A darle manforte c'è Adam DeVine, altro veterano di pellicole e serie che cercano di rompere gli schemi all'interno del territorio comico, e a rubare la scena in più punti ci pensa un conterraneo della Wilson, un Liam Hemsworth in ottima forma e doppia versione, per lo meno in originale (è americano nel mondo reale e australiano nell'universo parallelo). Definito da lei "figo a livelli CW" (il canale che trasmette in America programmi come Riverdale), si presta con piacere a un gioco autoironico che però non osa andare fino in fondo, forse perché in abito rom-com certi canoni vanno rispettati a prescindere, anche quando li si mette alla berlina con un sorriso beffardo sulle labbra (vedi il gioco postmoderno di 500 giorni insieme, uscito dieci anni fa).

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I tempi cambiano, l'amore cinematografico no

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Non è romantico?: Rebel Wilson, Priyanka Chopra e Adam Devine in una scena

Qualche anno fa, come ricorderanno gli avventori del Torino Film Festival per quanto concerne il passaggio in sala in Italia, Strauss-Schulson si cimentò con un'altra rilettura ironica di un genere cinematografico, per l'esattezza l'horror con The Final Girls. Il legame spirituale tra i due progetti è evidente, e proprio alla luce dell'accostamento diventa chiaro il motivo per cui il tentativo di smontare la commedia romantica non abbia lo stesso mordente, per quanto dotato di una carica di simpatia che lo rende perfettamente godibile dall'inizio alla fine: il cinema del brivido, che si esprime in mille modi (quello analizzato da Strauss-Schulson era legato a un periodo particolare), può essere omaggiato e sbertucciato con maggiore creatività perché non c'è uno schema singolo e non è obbligatorio il lieto fine, mentre la commedia romantica, quasi per definizione, ha una formula dalla quale non è concesso deviare troppo, ragion per cui i cliché del genere vengono derisi ma anche seguiti alla lettera. In questo caso, alla fatidica domanda possiamo rispondere "", tutto sommato: è romantico. Ed è anche, nei momenti giusti, molto divertente.

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3.0/5