In molti lo ricorderanno per il memorabile La meglio gioventù: uno spaccato sociale e politico di ben trentasette anni di storia italiana, dall'estate del 1966 fino alla primavera del 2003, attraverso le vicissitudini di una borghese famiglia romana. Poi sarebbero arrivati I cento passi, il film su Peppino Impastato e più di recente Romanzo di una strage, sull'attentato di Piazza Fontana nel 1969. Oggi Marco Tullio Giordana torna a raccontare l'Italia con una storia scritta da Cristiana Mainardi tre anni fa sulle molestie sessuali subite dalle donne sul luogo di lavoro.
Protagonista è Nina (Cristiana Capotondi), ragazza madre, inserviente in una residenza di lusso per anziani danarosi in un piccolo paese dell'entroterra lombardo, che deciderà di denunciare il capo dell'azienda dopo i ripetuti tentativi di molestie. Una battaglia che le costerà cara, anche l'isolamento e l'ostilità delle proprie colleghe rassegnate a vivere nell'omertà e silenziose vittime.
Nonostante l'argomento affrontato sia oggi sotto i riflettori, il film è nato tre anni fa. "Il tema mi ha sempre turbato, però non sarei mai stato capace di scriverlo", ci racconta il regista: "Un giorno Cristiana Mainardi mi ha fatto scrivere la sceneggiatura di questo film e ho trovato che avesse inserito tutto quello che avrei voluto in una storia del genere, e cioè un personaggio vivo e reale, con il quale dobbiamo entrare in sintonia ed empatizzare. Non mi piace quando i film catechizzano lo spettatore e gli fanno la predica, quando si sentono superiori ai personaggi che raccontano. Un film deve essere dentro e con i personaggi".
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Il lavoro con gli attori
Il film lavora per sottrazioni e sfumature. Tutti i personaggi, compreso quello dell'orco di turno interpretato da Valerio Binasco, sono dotati di una ambiguità di fondo che li allontana dai cliché dell'assolutamente cattivo e dell'assolutamente buono. Che tipo di indicazioni ha dato in scena Giordana? Nessuna in particolare se non qualche suggerimento: "Binasco è un attore straordinario, completamente diverso dal personaggio che interpreta. Ma quando un attore è spericolato e audace si butta dentro a corpo morto e i risultati arrivano; l'unica indicazione che gli ho dato è di avere una certa sorpresa anche di ciò che è capace di fare, di una totale irresponsabilità. Curiosamente non odiamo questo personaggio fino in fondo, perché ci sembra un piccolo uomo; ammiro gli attori capaci di interpretare personaggi sgradevoli senza paura di esser confusi con loro".
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