No More Trouble - Cosa rimane di una tempesta, la recensione: di mare e d'amore, molto più che un documentario

Tommaso Romanelli dirige un'opera preziosa e di assoluto valore, in emotiva continuità rispetto alla straordinaria figura di suo padre Andrea, scomparso nel 1998 tra le onde dell'Atlantico. Al cinema dal 6 novembre.

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Ci sono documentari, e ci sono poi documentari come quello di Tommaso Romanelli. Inutile leggerlo dal punto di vista tecnico - pur essendo, anche in questo caso, particolarmente riuscito - in quanto sono invece le emozioni a rendere il film qualcosa che travalica addirittura il senso cinematografico. Perché, dietro la sua asciuttezza, nella sua straordinaria stilizzazione delle parole e delle immagini, No More Trouble - Cosa rimane di una tempesta è, invece, un tesoro prezioso.

No More Trouble Cosa Rimane Di Una Tempesta Foto
Andrea Romanelli con Fabrizia, sua moglie

Un tesoro di ricordi, di parole, di volti. Quasi, un tesoro di profumi, sensazioni. Sembra di sentire l'odore del mare, di acqua spessa e infinita, o l'odore del legno umido, di una vecchia barca da riportare in vita. Del resto, non potrebbe essere altrimenti: No More Trouble è visto e raccontato con gli occhi di un bambino diventato uomo, alle prese con una mancanza incolmabile ma, forse, più stretta nel ricucire non la verità degli eventi (oggi è tutto relativo), bensì la verità umana di un uomo, scopriremo, di assoluto valore.

No More Trouble e la libertà secondo Andrea Romanelli

Ingegnere, progettista navale, velista, avventuriero, lupo di mare. Andrea Romanelli, protagonista onnisciente, sempre lui al centro del viaggio, il suo volto e la sua cadenza friulana. Faccia da cinema, quasi. Andrea, scomparso nel nulla dell'Oceano Atlantico nella primavera del 1998, dopo essere arrivato a New York in barca a vela (la mitica Fila) in compagnia di una "ciurma" che, tutt'ora, accarezza le cicatrici di quel terribile momento.

E in No More Trouble - il titolo arriva dal nome della barca, a sua volta ispirato da Bob Marley - il figlio Tommaso cuce il racconto attraverso la presenza dei compagni di equipaggio di papà Andrea: Bruno Laurent, Andrea Tarlarini, Guido Broggi e, ovviamente, Giovanni Soldini, che dirà quanto l'eredità di Romanelli viva attraverso la costante verità ricercata. Con loro, in un dialogo profondo ma mai emotivamente ricattatorio, c'è Fabrizia Maggi, moglie di Andrea e mamma di Tommaso (sua la chiusura, e sempre suoi i passaggi più nevralgici, accarezzando un composto e immutabile dolore), il fratello Marco (con cui Tommaso ricostruirà una malandata barca, parallelamente all'avanzare della storia) e poi il cognato, Emanuele Maggi.

No More Trouble è "Un atto di verità umana". L'intervista a Tommaso Romanelli e Giovanni Soldini

Molto più che un documentario

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Un momento di No More Trouble

Raccordato attraverso quelle che non sono semplici testimonianze (nulla è semplice in No More Trouble - Cosa rimane di una tempesta), e utilizzando i filmati originali ritrovati e incisi su vecchie VHS (rivelatorio il momento dell'attracco a New York, con lo skyline ancora iconizzato dalle Torri Gemelle: un vero e proprio momento dal respiro cinematografico), quello di Tommaso Romanelli (un grande esordio, per molti motivi, e ci auguriamo continui a fare cinema) è a tutti gli effetti un cammino alla riscoperta di una figura paterna, vista e disegnata seguendo l'ordine di un bisogno primario, e per forza naturale.

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Andrea Romanelli e Giovanni Soldini

Il disegno che ne esce, e che si rivelerà sorprendente sia per chi conosce la storia sia per chi non la conosce (è stata mediaticamente importante, suscitando dibattito attorno alla sicurezza di certe traversate oceaniche), è quindi di quelli capaci di restare impressi, catturando ogni emozione possibile. C'è una lucidità tale, nello schema di Romanelli (sia padre che figlio), che la storia di No More Trouble non si ferma all'interno del documentario (definizione che, ripetiamo, sta molto stretta), ma anzi prosegue allargandosi verso il valore della libertà e dell'eredità, in un'unione di immagini, di parole, di onde, di silenzi. E di indispensabile amore.

Conclusioni

Non chiamatelo documentario: No More Trouble - Cosa rimane di una tempesta è piuttosto un tesoro prezioso, di ricordi e di memorie, che ricuce il dolore di una mancanza impossibile da colmare attraverso il profilo di un uomo, un avventuriero e un padre. La ricerca della verità umana e professionale seguita da Tommaso Romanelli diventa quindi il punto di partenza per una riflessione di crescente impatto emotivo.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.9/5

Perché ci piace

  • La struttura generale.
  • Le testimonianze.
  • La compostezza.
  • Alcune immagini di assoluta bellezza.

Cosa non va

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