Nikita? È tornata?? Di nuovo???, è il pensiero diffuso che ha indotto un certo scetticismo nei confronti della nuovissima serie di CW, dal 9 settembre in USA sul canale di Gossip Girl, The Vampire Diaries, 90210, Smallville e Supernatural. Nikita è l'ennesima produzione ispirata all'omonimo film di Besson del 1990, che a oggi vanta un remake, uno spin-off e un sequel. Citiamo per dovere di cronaca l'imbarazzante remake di Badham del 1993 (Nome in codice: Nina) con Bridget Fonda e Gabriel Byrne, ricordiamo il seguito spin-off televisivo con Peta Wilson e Roy Dupois nei ruoli che furono di Anne Parillaud e Tchéky Karyo, e giungiamo finalmente nei pressi del sequel prodotta da Warner per CW. Difficile inquadrare la serie come sequel del film o del telefilm, perché di fatto lo è di entrambi e di nessuno, e altrettanto arduo ignorare il confronto con le produzioni precedenti. La storia a grandi linee è nota: Nikita, giovanissima sbandata, si ritrova coinvolta in una rapina finita male. Condannata per omicidio, viene costretta da un'organizzazione antiterroristica a scegliere tra la morte (il funerale glielo hanno già fatto) e diventare una loro agente. La recluta viene sottoposta a un lungo training in cui viene edotta sulle arti marziali, della seduzione, delle armi e del controspionaggio, e durante il periodo di addestramento sviluppa un rapporto complesso con il suo mentore. Nel film, la relazione indefinita che la lega a "Bob" mantiene Nikita legata all'agenzia fino all'incontro con un mite commesso di supermercato, che la fa innamorare e le restituisce l'umanità. Nella serie canadese, l'agente dei servizi segreti che ha reclutato Nikita è la spia Michael, e il commesso Marco non c'è: è tra i due letali assassini che nasce una relazione impossibile. Il film si chiuderà con la spia che scompare lasciandosi dietro tutto e tutti, la serie, dopo cinque stagioni, vedrà Nikita diventare il nuovo capo della Divisione. La Nikita di CW mischia le carte adottando i personaggi introdotti dal primo spin-off ma ripartendo dal finale del film: qui, la bellissima Maggie Q è un'ex spia votata alla distruzione dell'organizzazione segreta che l'ha trasformata in assassina e le ha ucciso il compagno, e a cui è sfuggita da ormai tre anni.
Molto più della Parillaud e della Wilson, Maggie Q incarna la donna bellissima e letale: la prima, parimenti bella, era fragile e disperata con i grandi occhi malinconici, la seconda, androgina e algida; Maggie Q è la perfetta femme létale, ancora più che fatale, per fascino assassino e bellezza inarrivabile. Altera e sinuosa, l'attrice hawaiana nata da padre americano e madre vietnamita, ha conquistato Hollywood dopo essersi trasferita a Hong Kong in cerca di fortuna ed essere stata scoperta da Jackie Chan, che l'ha edotta sulle arti marziali - meno male che non è stata scoperta invece da un'organizzazione di sicari come Nikita - e trasformata in richiestissima interprete di action flick asiatici. Con l'eccezione di Michael - continuiamo a preferire quello con il volto e gli improbabili capelli di Roy Dupuis - il cast di Nikita regge il confronto con la serie omonima e, anche se è la seducente Maggie/Nikita a dominare la scena, gli altri non sfigurano, anzi nel complesso l'ensemble è più riuscito di quello canadese. L'addestratore e agente è interpretato dal Shane West sfortunato medico di ER - Medici in prima linea, che in questa versione nasconde sì una relazione complicata con Nikita, ma è privo di spessore e fascino. La Nikita con le fattezze di Maggie Q si è innamorata di un altro uomo, e il rapporto con l'addestratore è rimasto, apparentemente, inespresso. La recitazione di West è lontano eoni dalla sfaccettature emotive che implodevano in Tchéky Karyo, né riesce a trasmettere le difficoltà comunicative che affliggevano il Michael di Dupuis, che per esprimere le proprie pene interiori era costretto a incidersi la guancia. Più in gamba Lyndsy Fonseca (Kick-Ass, Desperate Housewives), nei panni della recluta Alex, ribelle e arrabbiata al punto giusto. Ci garba anche il cast dei comprimari, su cui spicca l'elegante Melinda Clarke (l'indimenticabile mistress e confidente di Grissom in CSI Scena del crimine) con il suo sguardo felino, nel ruolo della maestra di seduzione e persuasione (leggasi inquisizione) Amanda. Birkhoff, l'esperto di hacking amico di Nikita, ha il volto di Aaron Stanford (ex mutante in grado di manipolare il fuoco di X-Men 2 e 3 che passa dalla squadra dei buoni di Xavier a quelli cattivi di Magneto), arrogante e supponente ma infallibile, è un po' più piantagrane di come lo ricordavamo quando era doppiato da Alessandro Tiberi. Xander Berkeley (Kick-Ass, Terminator 2: il giorno del giudizio) è Percy, l'uomo che ha corrotto la Divisione e ora la dirige perseguendo i propri interessi personali. Ashton Holmes (soldato segnato dalla guerra nella pluripremiata The Pacific), è Thom, recluta ormai giunta a fine addestramento che protegge i nuovi arrivati alla Divisione e ha un debole per Alex.Per distruggere la Divisione, che continua ad arruolare giovani sbandati senza famiglia e tossicodipendenti come lo era Nikita, la ex spia opera su due fronti, sabotando le missioni dell'agenzia e proteggendone le vittime.
Per quanto confezionata con cura e stimolante, la serie non brilla per originalità, e Nikita ricorda da vicino Jarod il camaleonte, altra vittima di un'organizzazione che sfruttava (male) il suo talento senza farsi scrupoli, anch'egli votato alla difesa dei più deboli quanto allo smantellamento dell'agenzia. In comune, i due fuggitivi hanno un bell'aspetto, capacità fisiche e mentali superiori (soprattutto strategiche e di manipolazione), relazioni complesse con gli ex colleghi ora dalla parte opposta della barricata, e una passione per i capi in pelle nera. Anche Nikita, come Jarod, ha una spia all'interno dell'organizzazione, e una Miss Parker incaricata di braccarla: Michael, dibattuto tra la necessità di eliminare l'ex pupilla e l'affezione che traspare a ogni incontro. La prima stagione, composta di 13 episodi e prodotta da Warner e dalla Wonderland Sound & Vision di McG, già "responsabile" di Supernatural, Chuck e Human Target (ah già, e di The O.C. nel cui cast compariva anche la Clarke, ma per fortuna è finita), vanta un team produttivo di tutto rispetto: creatore e showrunner di Nikita è Craig Silverstein (Standoff, Bones, The Inside e l'imminente Terra Nova spielberghiana), mentre i produttori esecutivi sono Danny Cannon (i vari CSI, Dark Blue, The Eleventh Hour) ) - anche regista del pilota e del secondo episodio - e David Levinson (Standoff, Charlie's Angels).I primi episodi di Nikita sono un mix ben miscelato di azione e introspezione, che riesce efficacemente e senza forzature a spiegare le premesse a chi non conosce gli eventi
e a portare avanti la storia con ritmo e semplicità. Tra un inseguimento e una sparatoria, la narrazione trova il tempo per delineare protagonista e comprimari: l'assassina pentita e rosa dalla vendetta Nikita, l'ex mentore Michael deciso a eliminarla ma incapace di andare oltre l'affezione che li lega; lo spietato capo dell'organizzazione Percy, che all'inizio pecca di presunzione e sottovaluta l'entità del nemico; l'hacker Birkhoff, egocentrico e autoreferenziale, attratto da sempre da Nikita ma terrorizzato dalla Divisione; la misteriosa Amanda, affascinante reclusa che insegna ai suoi studenti l'arte della seduzione ma che utilizza forme di persuasione agghiaccianti (o almeno crediamo, non la abbiamo ancora vista in azione) per interrogare i prigionieri, e infine le reclute: Alex, adolescente orfana e drogata finita nelle grinfie dell'organizzazione nelle stesse circostanze di Nikita; Thom, protettivo e altruista ormai giunto alla fine dell'addestramento, e Jaden, irrequieta testa calda con cui Alex ha un rapporto di competitività.Vecchi e nuovi personaggi nascondono un oscuro passato, solo Nikita fornisce fin dal pilota le coordinate del suo e la ritroviamo nel pilota di ritorno da una lunga fuga,
con in mente un piano preciso per smontare pezzo per pezzo la Divisione. Nikita ha un asso nella manica, la cui rivelazione chiude l'episodio e apre il successivo, 2.0, con una serie di flashback che narrano l'incontro tra la donna e la sua futura talpa e le circostanze che hanno suggellato al sodalizio, mentre il sabotaggio delle missioni ordinate dalla Divisione da parte di Nikita si concentra sulla cattura di un criminale di guerra slavo che Percy sta proteggendo in cambio dell'ubicazione di un carico di uranio arricchito. Tra sparatorie in metropolitana e vendette trasversali, non vanno perse tensione e ritmo grazie a una regia veloce e alle incredibili doti atletiche di Maggie Q. Se non sono cattivi da proteggere, sono buoni da eliminare: nel caso della puntata successiva, Kill Jill, Nikita deve impedire alla Divisione di liberarsi di una reporter freelance troppo intraprendente con le fattezze di Julie Gonzalo (l'avvocato idealista di Eli Stone) e sopravvivere a un assedio imprevisto. Questa prima manciata di episodi lascia soddisfatti, sia per la scelta del cast che per una combinazione abbastanza equilibrata di azione e riflessione, e soprattutto, per merito dell'azzeccatissima protagonista: Maggie Q è irresistibile per bellezza e letale in virtù della sua abilità nelle arti marziali (acquisite in Asia, mentre il resto del cast è stato allenato per tre settimane dal team di esperti del suo compagno, regista di scene d'azione, che hanno erudito gli attori per iniziativa dell'attrice) in grado di incantare lo spettatore con la sua flessuosità mentre annienta gli avversari su tacchi altissimi senza perdere mai la grazia.