A scorrere i titoli di coda di Nightbitch, quarto lungometraggio di Marielle Heller dopo The Diary of a Teenage Girl, Can You Ever Forgive Me? e A Beautiful Day in the Neighborhood, il ruolo interpretato da Amy Adams è chiamato "Madre". Nessun nome proprio di persona, ma cinque lettere dal valore archetipo e universale. Cinque lettere che che definiscono il ruolo più determinante nella vita di un essere umano ma che, finalmente, possiamo affermare non essere l'unico che una donna vuole ricoprire nel corso della sua esistenza. E, sopratutto, non l'unico per il quale è nata.
Nightbitch: raccontare la maternità con il realismo magico
Adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Rachel Yoder del 2021, Nightbitch - dal in arrivo su Disney+ dopo il passaggio al TIFF e al Torino Film Festival - è una black comedy con tenui sprazzi di body horror. La protagonista è un'artista che, dopo due anni dalla nascita del suo primo figlio, si ritrova a vivere in periferia con il bambino e suo marito (Scoot McNairy), a fare la casalinga che non è mai voluta essere. Le giornate sempre uguali e tutte in funzione di quel bambino che ama profondamente, ma che l'ha fatta diventare un'altra persona. Dall'esporre al MoMa è passata a scrostare la vernice dal pavimento della cucina.
Mentre il marito è spesso via per lavoro - e quindi può dormire -, lei riesce a malapena a farsi la doccia una volta ogni quattro giorni. Ha perso la sua identità e sente crescere in lei una rabbia impossibile da governare. Anche il suo corpo è cambiato. Ma non si tratta solo di qualche chilo da smaltire dopo la gravidanza o la ricrescita grigia. "Madre" ha i canini più affilati, un olfatto infallibile, otto mammelle e una strana peluria all'altezza del coccige. Una notte si trasforma in un cane e inizia a correre per le vie del sobborgo di villette in cui abita. Una parentesi di libertà che aveva dimenticato.
Rifacendosi al libro, Heller si affida al realismo magico per parlare di maternità, relazioni, sessualità, genitorialità e di trasformazione. Così come diventare madre porta ad un cambiamento interiore ed esteriore, Nightbitch mette in scena una metamorfosi gioiosa. Nel diventare "una bestia di notte, il personaggio di Amy Adams (anche produttrice e splendida nell'incarnare una donna nel tentativo di ritrovare se stessa) si risveglia da un torpore interiore.
Normalizzare le emozioni di milioni di donne
La maternità non è tutta "raggi di sole e povere di borotalco". La maternità è brutale, fatta di sacrifici e dolore, rabbia e risentimento. E poterlo dire mettendolo in scena con un tono da commedia è una conquista. Accompagnato dal voice over dei pensieri onesti della protagonista che si definisce "in trappola" riferendosi alla sua condizione di mamma a tempo pieno, Nightbitch normalizza le emozioni provate da milioni di donne che non devono sentirsi in colpa se, tra una pappa e un pannolino, vogliono del tempo per loro stesse o tornare a lavorare.
Un altro aspetto importante del romanzo e del film è la figura paterna. Un uomo la cui unica colpa è quella di non aver saputo intuire la difficoltà della moglie fermandosi all'apparenza di un "va tutto bene". Anche il suo è un processo di trasformazione che passa attraverso la presa di coscienza della disparità di tempo ed energie impiegate con il proprio figlio rispetto alla compagna. Diventare genitori è uno sconvolgimento profondo, tutto cambia, compresa la relazione di coppia. È confortante sapere che la letteratura e il cinema, mezzi potentissimi grazie ai quali rispecchiarsi, mettano in scena argomenti fino a pochi anni fa considerati tabù o, ancora peggio, di nessun interesse.
Conclusioni
Il cinema è un mezzo di conoscenza potentissimo. È per questo che un film come Nightbitch ha una forte valenza. Adattamento del romanzo di Rachel Yoder firmato da Marielle Heller, il film vede Amy Adams nei panni di un'ex artista diventata una madre casalinga che cerca di ristabilire una connessione con il suo vero io spazzato via dalla gravidanza. Una pellicola che adotta lo stile del realismo magico per toccare tematiche universali parlando ad alta voce della maternità non solo come un'esperienza meravigliosa, ma mettendo in scena tutta la sua brutalità. Un film che cerca di spazzare via i sensi di colpa ed invita ad abbracciare i dubbi e la voglia di essere madri e, al tempo stesso, donne. Senza che una realtà escluda l'altra.
Perché ci piace
- L'interpretazione di Amy Adams è impeccabile.
- La messa in scena di una maternità lontana dai cliché.
- L'impatto che questa storia può avere sugli spettatori e le riflessioni che ne derivano.
- La scelta di affidarsi al realismo magico.
Cosa non va
- Lo stesso realismo magico rischia di spiazzare alcuni spettatori.