Ops, Apple Tv+ did it again! Non possiamo che iniziare con queste parole la recensione di Nettare degli dèi (in originale Drops of God), la nuova serie multilingue con Fleur Geffrier e Tomohisa Yamashita disponibile dal 21 aprile sulla piattaforma con appuntamento settimanale. Questo perché il serial si aggiunge all'oramai (lunga) lista di prodotti di qualità che il servizio streaming continua a proporre, raccontandoci ancora una volta un mondo (poco) esplorato nell'audiovisivo, ovvero quello dell'enologia e dell'enogastronomia. Un viaggio dei sensi e nei sensi degli spettatori, una serie tattile che si può sentire e percepire e che racconta un grande trauma familiare che diventa motivo di crescita per i protagonisti, che scopriranno finalmente se stessi, mentre sono impegnati una competizione all'ultima... goccia!
Alla ricerca di un(a) tra(u)ma
Tratta dall'omonima serie manga giapponese bestseller del New York Times, scritta dal pluripremiato Tadashi Agi con disegni di Shu Okimoto pubblicata in Giappone dalla Kodansha, e prodotta da Legendary Entertainment, la serie come dicevamo moltiplica il lavoro multilingue fatto con Now and Then, Pachinko - La moglie coreana e Acapulco e questa volta coinvolge le lingue francese, giapponese e inglese. Al centro le storie di due personaggi che si intrecciano in modo sorprendente: Camille (Fleur Geffrier, già vista in Das Boat e Elle) e Issei (Tomohisa Yamashita, volto di The Head, Tokyo Vice, Alice in Borderland), la cui vita è stata caratterizzata dall'enologia e dal culto dei vini pregiati per motivi quasi opposti. Camille è cresciuta con un padre, autoritario e forse tossico, Alexandre Léger, famoso nell'ambiente anche per la Guida ai vini che curava, che quando era piccola ha provato a trasmetterle il proprio credo e la propria esperienza nell'allenare il palato e l'olfatto a qualsiasi sfumatura di gusto e profumo. Questo perché c'era un talento alla base da coltivare, forse nascosto proprio nei geni tramandati. Per poi abbandonare lei e la madre.
Eppure 20 anni dopo, cresciuta, reduce da un libro di successo che sta cercando di bissare mentre prova a definire la propria identità in quel di Parigi, non beve nemmeno una goccia di alcol. Mai. Parallelamente c'è Issei, figlio di un'altra famiglia autoritaria giapponese, che si è distinto nella classe di Alexandre quando insegnava enologia, finendo per essere un pupillo del professore, grazie a questa propria passione nata per caso, che la madre e il nonno considerano una perdita di tempo. A 29 anni lo vorrebbero sposato con figli e magari parte dell'azienda di famiglia a Tokyo. Due vite simili eppure così distanti, anche geograficamente, vengono a incontrarsi quando l'uomo muore dopo una lunga malattia: Léger infatti decide di lasciare la propria eredità - non solo morale, parliamo della tenuta a Tokyo e soprattutto della più grande, pregiata e costosa collezione di vini al mondo - a uno di loro due, a seconda di chi riuscirà a superare una serie di test per dimostrare di avere i sensi più sopraffini sulla Terra.
Le serie tv più attese del 2023 su Netflix e altre piattaforme di streaming
Che la sfida abbia inizio
"Let the competition begin" recita la tagline della serie e, come nei migliori Hunger Games, a questo punto inizia la sfida tra i due contendenti per l'eredità di Alexandre. Una figlia biologica che non lo sentiva da 11 anni, da quando i genitori si separarono tra litigi ed urla proprio per come lui l'aveva "educata", e che forse non è così interessata a quell'eredità, e un figlio spirituale che avrebbe disperatamente bisogno dell'approvazione di un genitore, anche se non lo dà a vedere, e questa potrebbe essere l'occasione per riscattarsi agli occhi della propria famiglia. La ricerca della propria identità - enogastronomica come emotiva e psicologica - è al centro di questo passo a due in cui ognuno deve stare molto attento alle proprie mosse, a ciò che fa intravedere all'altro. Allo stesso tempo, in questa scoperta di se stessi, soprattutto dal punto di vista di Camille, c'è una vero e proprio corso accelerato di sommelier da parte di due vecchi amici di famiglia, e da spettatori è un percorso che compiamo insieme a lei, episodio dopo episodio. Mentre scopriamo segreti sui suoi trascorsi così come su quelli di Issei e riusciamo a comprendere meglio le scelte di Alexandre così come il passato dei due ragazzi, viaggiamo nel "palazzo della mente" di lei (proprio come ne L'assistente di volo - The Flight Attendant) pronti a far riemergere i profumi, gli odori, i sapori, i colori della sua infanzia. Un modo elegante e delicato di trasporre un manga in versione live action da parte di Quoc Dang Tran (Marianne, Parallel) insieme a Klaus Zimmermann (I Borgia, Trapped) e rappresentare il percorso emotivo e mentale che la co-protagonista fa per arrivare alla verità e all'origine del proprio trauma legato al vino e all'alcol. Un palazzo della mente che è un palazzo del palato pronto a risvegliare ciò che è rimasto sopito dentro la ragazza.
Assaporare, non trangugiare
Nettare degli dei è una sorta di versione gourmet del "Ti sblocco un ricordo" di Ratatouille o della Madeleine proustiana. D'altronde il regista Oded Ruskin (No Man's Land) aveva già esplorato un viaggio nella mente di una protagonista femminile in Absentia e qui rappresenta molto bene attraverso dei movimenti di macchina fluidi e decisi, primi piani e dettagli, una fotografia cangiante e improntata sui colori del vino di cui si sta parlando, il misto di sensazioni che i personaggi (e noi con loro) ci ritroviamo a provare. Si tratta di una serie che si prende il suo tempo, nel ritmo narrativo, nei dialoghi, negli apparenti momenti di stallo, come durante una partita a scacchi, per farci assaporare al meglio ciò che stiamo vedendo. Perché è un prodotto che, come il più pregiato dei vini, va appunto osservato, annusato, assaporato, non trangugiato in un unico sorso. Anche Fleur Geffrier e Tomohisa Yamashita sono molto bravi a far parlare le proprie espressioni, il proprio linguaggio del corpo, i propri sensi piuttosto che i propri dialoghi. Se saprete concederle del tempo, e rimarrete catturati, affascinati.
Conclusioni
Una competizione che si rivela più psicologica ed emotiva che fisica quella al centro della recensione di Nettare degli dèi, con Camille e Issei pronti a (ri)scoprire e (ri)svegliare i propri traumi per scoprire una volta per tutte se stessi. Un viaggio attraverso i cinque sensi che grazie alla scrittura e alla regia sopraffine e delicate possiamo percepire e toccare, mentre guardiamo la nuova serie Apple Tv+, da assaporare con calma e pazienza un episodio alla volta.
Perché ci piace
- Una trasposizione di un manga per una volta delicata ed elegante, non eccentrica e sopra le righe.
- L’educazione all’enogastronomia che facciamo insieme alla protagonista.
- La fotografia cangiante a seconda del vino scelto.
- La caratterizzazione e l’evoluzione del rapporto di Camille e Issei.
- Il “palazzo della mente” di Camille e la sensazione di poter sentire ciò che si vede sullo schermo.
Cosa non va
- È una serie che si prende il suo tempo e non è fatta per il binge watching, questo potrebbe essere un deterrente per qualcuno.