Ogni giovedì in prima serata su Rai 1 va in onda Nero a Metà 2, la seconda stagione della fiction coprodotta da Rai Fiction e Cattleya in collaborazione con Netflix per la regia di Marco Pontecorvo e Luca Facchini. La serie riprende le vicende pochissimo dopo la conclusione della prima stagione: ritroviamo molti degli agenti del commissariato di Rione Monti, Carlo sta per sposarsi, Malik ha ricevuto una promozione e ora scalpita per avere maggiore indipendenza, Alba è tornata dal master all'estero e seppure si senta ancora attratta da Malik non riesce a perdonarlo. Le vite dei protagonisti si muovono ancora in una Roma multietnica, fatta di forti contrasti, sfondo perfetto per i casi proposti che seguono due linee principali: c'è il caso che si risolve nell'arco di un episodio e quello più intricato che si espande per tutta la stagione ripercuotendosi sulle vicende dei personaggi. Durante la conferenza di presentazione della serie con Claudio Amendola, Miguel Gobbo Diaz e il regista Marco Pontecorvo si è parlato proprio di questo: di come i personaggi siano maturati, del lavoro svolto per rendere questo possibile, ma anche di attualità e, inevitabilmente, delle bellezze di Roma.
Personaggi in crescita
Fin dal primo episodio di questa seconda stagione (ne abbiamo parlato nella nostra recensione di Nero a metà 2) si percepisce senza ombra di dubbio l'evoluzione che i personaggi hanno avuto, ma che tipo di esperienza è stata tornare sul set? Claudio Amendola la descrive così: "La seconda stagione di Nero a Metà mi ha dato lo stesso piacere che si prova tornando in un luogo che ti è piaciuto molto, ma che non hai avuto il modo di esplorare del tutto." Ha aggiunto poi sul suo personaggio: "Carlo Guerrieri è maturato un po', sembra più libero dalle sue sovrastrutture, dal suo modo di essere, e insieme a tutta la squadra viene travolto da una situazione difficile da affrontare, di grande tensione. Abbiamo spinto sulla parte sentimentale, che quest'anno non coinvolgerà solo Malik e Alba, senza mai cadere nel melò, rispettando la nostra tradizione da poliziottesco.È Ad Amendola è stato chiesto anche un ricordo nell'anniversario della morte di suo padre Ferruccio e il motivo per il quale non abbia continuato anche con il doppiaggio: "È vero mio padre è morto il 3 settembre ma il 22 luglio avrebbe compiuto 90 anni. Mi ha lasciato quasi tutto quello che ho, il mio bagaglio, più che da attore da lavoratore dello spettacolo. Nel primo giorno di set mi disse 'Ragazzì, dove vai tu ci sono 80 persone che lavorano per la faccia tua'. Mi ha lasciato una grande eredità. Grazie a lui ho imparato l'importanza del lavoro, di questo lavoro. Mi ha insegnato a dire le P e le T e io sto cercando di rubare tanti piccoli segreti che gli ho visto fare mentre stava al leggio."
Miguel Gobbo Diaz, interprete di Malik, ha raccontato come questo personaggio l'abbia cambiato: "Ho preso delle skills da Malik, lavorare su questo personaggio mi ha dato degli spunti per migliorare la mia vita. Io non sono una persona da giacca ma con Malik ho anche imparato ad apprezzare capi che mai avrei indossato come i maglioncini a V che Pontecorvo ama tanto. Studiare personaggi diversi da te è bello anche per questo, ti permettono di migliorare te stesso." Interpellato anche sull'attualità e su come il tema del razzismo sia ancora così assurdamente contemporaneo ha risposto: "Quello che accade per il mondo è triste e deve far riflettere. Bisogna guardare con intelligenza a ciò che accade e non guardare agli eventi con odio. Violenza porta violenza. Bisogna cercare di capire come migliorare e risolvere queste situazioni, la storia ci ha raccontato che ci vuole tempo, pazienza, dedizione e memoria da parte di tutti. Dobbiamo imparare ad imparare dai nostri errori."
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I toni della serie
Dopo una prima stagione che coinvolgeva principalmente le figure di Carlo e Malik, in questa seconda stagione vediamo una storia dai toni più drammatici che interesseranno più personaggi, rendendola più corale e complessa. Nello spiegare le caratteristiche peculiari di Nero a metà 2 il regista Marco Pontecorvo si è così espresso: "Rispetto alla prima stagione, con una trama più orizzontale che coinvolgeva sopratutto Claudio, qui si coinvolgono tutti i personaggi. Succede qualcosa che causa un terremoto all'interno della squadra e che porterà a posizioni diverse. A volte rimarranno uniti, a volte si separeranno e c'è anche una linea sentimentale legata a questo episodio. È una stagione molto drammatica, intrigante e avvolgente, ti trascina dal principio alla fine." Claudio Amendola ha completato il discorso riguardante i toni della serie sottolineando come sul set si gestisca la messa in scena di eventi drammatici: "Più i lavori sono drammatici e tristi e più sul set si ride, di solito per esorcizzare una linea di dolore. Nicole Grimaudo ci ha regalato un personaggio di una potenza incredibile, ci ha emozionato tantissimo. La squadra era molto più rodata quest'anno, l'esperienza della prima stagione ci ha fatto diventare amici. Il rapporto con Fortunato Cerlino è incredibile, è stato tanto d'aiuto a sdrammatizzare quando la situazione sul set diventava più drammatica e difficoltosa."
La terza stagione
Inevitabile non chiedersi cosa riserverà il futuro per questa serie molto amata dal pubblico e che tenendosi ben legata all'attualità può avere ancora molto da dare e da mostrare. Marco Pontecorvo ha infatti rivelato: "È pensabile una terza stagione, anzi ci sarà un lancio alla fine della due che apre per una terza, ci si tuffa in una terza. Ci si sta già pensando e c'è già un orizzontale. La terza quindi si sta creando e dovrebbe essere pronta per il 2021." Un piccolo indizio è stato anche aggiunto da Claudio Amendola: "Sulla terza stagione abbiamo anche noi solo notizie frammentarie, ma possiamo dire soltanto che il passato non smette mai di tornare. Questa serie promette ancora tantissimo." Tutti in attesa, quindi, della stagione 3 di Nero a metà, una serie che, come afferma lo stesso regista, è in grado di bilanciare dramma, sentimento e azione regalando al pubblico una storia coinvolgente e attuale.