Nata per te, la recensione: Diritti, adozioni e omogenitorialità

La recensione di Nata per te, il film di Fabio Mollo ispirato alla vera storia di Luca Trapanese che nel 2018 adottò da single una bambina con la sindrome di down.

Nata per te, la recensione: Diritti, adozioni e omogenitorialità

Storia di lotte, di diritti negati e di conquiste. Un racconto epico della genitorialità che si snoda tra le note dei Placebo che ne accompagnano l'intro e quelle de Il mio canto libero di Lucio Battisti che se ne fa manifesto. Nata per te di Fabio Mollo (come analizzeremo meglio nella recensione del film in sala dal 5 ottobre) raccoglie idealmente il testimone de Il padre d'Italia (il suo secondo lungometraggio) e ripercorre la vicenda di Luca Trapanese, il primo uomo single in Italia ad aver adottato una bambina dopo un affido temporaneo e oggi assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli.

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Nata per te: una scena del film

Per Mollo è "la storia che sognavo di raccontare da tempo, aveva tutto quello che cercavo" e risuona molto delle sue esperienze personali: sua sorella aveva già due anni quando andarono a prenderla in Istituto, doveva essere solo un affido per il periodo delle vacanze di Natale, che dopo dieci anni si sarebbe invece trasformato in un'adozione. Il film ha l'ambizione, in parte realizzata, di raccontare quella caparbietà, quell'ostinazione, l'amore puro e il coraggio muto di chi si impegna a "costruire un pezzo alla volta fino a Marte" pur di garantire diritti uguali per tutti. Al di là del valore politico di un cinema di impegno civile, Nata per te resta però un'opera ancorata ad un approccio a volte troppo artificioso e condannata ad una distanza emotiva che le interpretazioni di un cast eccellente riescono per fortuna a compensare.

La storia: epopea di un amore

Nata per te ripercorre il faticoso cammino che Luca Trapanese ha dovuto affrontare prima di diventare padre di Alba; insieme a Luca Mercadante ha poi deciso di raccontarlo nel libro omonimo da cui è tratto il film. Una storia di amore incondizionato, ma per le leggi del paese in cui viviamo non basta, soprattutto se l'aspirante padre, Luca (Pierluigi Gigante), è un uomo single, cattolico e omosessuale e Alba è una bambina con sindrome di down che la madre ha abbandonato in ospedale subito dopo il parto. Il tribunale di Napoli è alla ricerca di una famiglia che possa occuparsi della piccola appena nata, peccato che Luca, quarantenne di Napoli, una famiglia benestante alle spalle, un lavoro stabile e un compagno, non rappresenti quell'idea di "famiglia composta da due persone, una mamma e un papà", l'unica a cui secondo la normativa vigente è consentito adottare.

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Nata per te: una scena del film

Luca è solo una riserva, un cittadino di serie B costretto a giustificare il proprio desiderio di paternità, destinato a rimanere in fondo ai 37 no delle famiglie "tradizionali" prima che la sua domanda di affido venga presa in considerazione; perché "non siamo mica in Svezia", come gli ricordano l'infermiera (Antonia Truppo) che si prende cura di Alba in ospedale e il compagno che un figlio lo vuole, sì, ma che sia "nostro, con i miei occhi o con i tuoi, che porti i nostri cognomi e ci chiami papà come tutti i papà di questo paese". In Italia la legge sulle adozioni è ferma al 1983 e di fatto esclude single e coppie omosessuali; parte da qui la lunga e ostinata lotta di Luca Trapanese per ottenere l'affido temporaneo di Alba che con l'aiuto di un'avvocata (Teresa Saponangelo) nel 2018 verrà finalmente tramutata in adozione.

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La forza dei personaggi

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Nata per te: una scena del film

Il film arriva in sala in un momento in cui il dibattito sulle adozioni per single e coppie omogenitoriali nel nostro paese è molto sentito, e Fabio Mollo sceglie di raccontarlo attraverso l'esplorazione di un territorio a lui familiare, che frequenta sin dagli esordi (Il Sud è niente): quello del rapporto padre e figlia. Riesce così a mettere in scena una storia che si sviluppa per sottrazione, in perenne equilibrio tra il presente di Luca e il suo passato, evocato dai continui flashback che la regia riesce bene a gestire. Se da un lato si fa strada il cinema di denuncia, dall'altro a prendere il sopravvento è la dimensione più privata, intima e personale dei sentimenti, seppur troppo spesso sotto una coltre patinata che allontana l'opera dalla cifra autoriale a cui Mollo ci aveva abituati.

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Nata per te: una scena del film

Funziona invece la coralità dei personaggi: dal protagonista dolente e ai comprimari ricchi di sfumature ciascuno trova il proprio spazio e si impone. Pierluigi Gigante sembra quasi raccogliere l'eredità di Luca Marinelli de Il padre d'Italia, la sua fisicità lo evoca di continuo, ne è quasi un prolungamento. Teresa Saponangelo, Antonia Truppo e Barbora Bobulova (nei panni di una giudice) fanno il resto, tratteggiando delle figure femminili vere, schiette, credibili, ognuna a proprio modo appassionata, nella speranza che "se l'uomo è arrivato fino a Marte anche qui un giorno le cose cambieranno".

Conclusioni

Come detto finora nella recensione, Nata per te ha il merito di riportare al centro del dibattito pubblico la questione sulle adozioni per single e coppie omogenitoriali. Al di là dell’indiscusso valore di un cinema di impegno civile, il film ha l’ambizione, in parte realizzata, di raccontare la caparbietà, l’ostinazione, l’amore puro e il coraggio muto di chi si impegna a "costruire un pezzo alla volta fino a Marte" pur di garantire diritti uguali per tutti. Storia di una paternità voluta, negata e conquistata, costi quel che costi.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Un cinema di impegno civile.
  • La coralità dei personaggi: dal protagonista ai comprimari ciascuno trova il proprio spazio e si impone.

Cosa non va

  • Uno stile convenzionale e patinato.
  • L’artificiosità di alcuni passaggi.