Mythic Quest 4, recensione: è tempo di crescere per la serie AppleTV+

La quarta stagione sale di livello, diventando più matura: tutti i protagonisti devono capire cosa vogliono fare "da grandi". E la serie con loro. Su Apple TV+.

Charlotte Nicdao e Rob McElhenney sono i protagonisti di Mythic Quest 4

Ancora non ce ne siamo resi conto, ma gli anni della pandemia hanno segnato indelebilmente le nostre menti. Rimanere in casa forzatamente, sostituire le interazioni umane con le riunioni su Zoom e, soprattutto, sentire concretamente come tutto possa cambiare da un momento all'altro, che lo si voglia o no, ha instillato in un angolo buio del nostro cervello un senso di catastrofe imminente. Aggiungiamoci poi che il mondo brucia, ci sono diverse guerre in corso e molti politici sembrano eccessivamente nostalgici di un passato inquietante e il gioco è fatto: qualcuno potrebbe arrivare a rimpiangere i giorni passati in isolamento. È quello che succede in Mythic Quest 4: c'è chi ripensa a quel momento in cui tutti eravamo collegati a internet a giocare ai videogiochi.

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Charlotte Nicdao e Rob McElhenney in Mythic Quest 4

Negli ultimi 20 anni, complice la diffusione dei social, abbiamo trovato ogni forma possibile di distrazione per non pensare alla realtà. E i videogiochi sono sicuramente una delle più seducenti: la grafica è sempre più evoluta, le storie avvincenti, le sceneggiature migliori di quelle di film e serie. Eppure, a un certo punto, la vita reale verrà a bussare, togliendoci brutalmente il controller dalle mani. È esattamente quello che succede ai protagonisti di Mythic Quest nella quarta stagione, in streaming su AppleTV+ dal 29 gennaio con 10 nuovi episodi.

Creata da Charlie Day, Megan Ganz e Rob McElhenney, che ha anche il ruolo di Ian, la serie racconta la vita quotidiana dei dipendenti di una società che sviluppa videogame, il cui titolo di punta si chiama, appunto, Mythic Quest. Come in ogni microcosmo, ognuno ha una sua personalità: Poppy (Charlotte Nicdao) è la programmatrice geniale ma eterna adolescente, David (David Hornsby) il produttore esecutivo che tutti guardano con diffidenza perché fa da tramite tra i creativi e i proprietari, Brad (Danny Pudi) lo spietato direttore finanziario. A quattro anni dall'esordio, coinciso proprio con l'arrivo della pandemia (che gli autori abbracciarono in corsa, con uno spettacolare "racconto nel racconto"), per tutti loro, e per noi che ci siamo affezionati alle loro storie, è il momento di salire di livello: questa è la stagione della maturità.

Mythic Quest 4: personaggi in cerca d'identità

Andare oltre la terza stagione può essere rischioso: anche se si parte da un'idea forte, c'è l'altissima probabilità di annacquare situazioni e storyline, facendo un torto a spettatori e personaggi, spesso snaturati se spremuti all'eccesso. Mythic Quest: Raven's Banquet smentisce questa regola non scritta della serialità: arrivata al quarto ciclo è, se possibile, ancora migliore. Lo è perché, con grande intelligenza, ha sempre trattato i suoi protagonisti come persone reali, facendo compiere loro sempre scelte coerenti con la propria personalità.

In questi nuovi episodi ritroviamo Ian e Poppy perennemente egoriferiti, ma in difficoltà: creativamente funzionano ancora insieme, ma il mondo attorno a loro è cambiato velocemente. Mythic Quest non è più il gioco di punta dell'azienda, ci sono nuovi astri nascenti, come Dana (Imani Hakim), che offuscano la loro luce e, soprattutto, il fidanzato della programmatrice, Storm (Chase Yi), le fa capire per la prima volta che ci può essere qualcosa al di fuori del lavoro. Questo per Ian è sconvolgente: vuole che tutta l'attenzione della partner sia rivolta alle loro storie.

Questo cambio di priorità mette in crisi non soltanto lui, ma tutti i personaggi: ognuno di loro arriva a chiedersi chi sia davvero e cosa voglia fare "da grande". In un mondo che non dà più certezze, consacrare la propria vita al lavoro non è così allettante: prima di fare game over, Poppy e soci vogliono provare l'espansione dei propri desideri nella realtà.

Maturare è il villain più difficile

Mythic Quest 4 David Hornsby
David Hornsby in Mythic Quest 4

Crescere non è facile: bisogna accettare che la versione di noi che conoscevamo fino a quel momento, e ci sembrava immutabile, si allontani sempre di più. Per tutti i nati dagli anni '80 in poi questo è ancora più difficile: da quando i brand e l'intrattenimento si sono accorti delle potenzialità di un pubblico eternamente adolescente, lo siamo diventati davvero, inseguendo costantemente divertimento ed eterna giovinezza. Ma, come dicevamo, la realtà, e la biologia, prima o poi vengono a bussare inesorabilmente. È così per Poppy, per David che non sa come farsi degli amici a 40 anni, per Dana che, alla soglia dei 30 anni, da astro in ascesa sta già sentendo il fiato sul collo dei giovani emergenti. Lo è perfino per Ian, che fa di tutto per sembrare sempre in forma e brillante, ma al minimo segno di cambiamento non regge mentalmente lo stress.

Mythic Quest 4 Danny Pudi
Una scena di Mythic Quest 4

Il vero villain di questa stagione, il "super boss finale", è il tempo: non sappiamo quanto ne abbiamo a disposizione, ma in ogni caso ci sfugge dalle mani. E se qualcosa non va come desideriamo, al contrario dei videogiochi, non si può salvare e tornare indietro. Bisogna accettare le conseguenze delle nostre scelte. E purtroppo è inutile fare delle simulazioni per capire come andrà: nel mondo reale tutto è estremamente imprevedibile.

Sì, da serie comedy pura, Mythic Quest si è fatta più seria, diventando quasi una dramedy. Questo non vuol dire però che sia meno divertente, anzi. L'umorismo è intatto. Forse anche migliore, perché più nero. Non mancano poi gli episodi speciali a cui gli autori ci hanno abituato: la puntata numero quattro, The Villain's Feast, è una gustosissima cena con delitto, mentre Rebrand, l'ottava, è interamente dedicata a Pootie Shoe (Elisha Henig), gamer con un canale molto seguito, vera e propria mascotte della serie, ormai cresciuto e imprigionato nel personaggio che lui stesso ha creato. Anche per Brendan, questo il suo vero nome, è arrivato il momento di farsi delle domande: vale la pena essere se stessi nel mondo reale per inseguire una vita che potrebbe essere non perfetta, ma autentica? O è meglio continuare a negare la realtà, nutrendosi di like e interazioni non umane? La risposta è dentro ognuno di noi. L'importante è avere il coraggio di seguirla.

Conclusioni

Arrivata alla quarta stagione, Mythic Quest non si perde, ma migliora. Come un buon vino. Gli autori hanno saputo far evolvere con naturalezza i personaggi, rimanendo fedeli alle loro personalità. In questo modo sembra davvero di assistere all'evoluzione di qualcuno che conosciamo. Per tutti, da Ian e Poppy a Dana, questo è il momento della crescita: la vita li mette di fronte a delle scelte importanti. Se avete amato la serie, ora l'adorerete. E forse ci sarà anche modo di commuoversi.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • La scrittura: migliorata di stagione in stagione.
  • L'umorismo ancora più nero.
  • La naturalezza con cui i personaggi sono cresciuti, come se fossero persone reali.
  • La bravura di tutto il cast.
  • L'episodio speciale: The Villain's Feast.

Cosa non va

  • Chi ha amato la comicità pura della serie potrebbe rimanere spiazzato da questa svolta più matura.