Vi sveliamo un piccolo retroscena del mondo dei manga e degli anime, che in realtà, nell'ambiente, è un po' il segreto di Pulcinella. Da diversi anni la Shueisha, la grande casa editrice che vanta nel proprio catalogo titoli come One Piece, Naruto e Dragon Ball, così come innumerevoli altre, è impegnata in una sorta di missione speciale: trovare il degno successore dei suoi titoli più famosi e venduti.
Sulle pagine della storica rivista Shonen Jump si succedono quindi decine e decine di titoli diversi, creati da mangaka determinati a raggiungere il successo dei grandi maestri come Akira Toriyama ed Eiichiro Oda, e attentamente istruiti e guidati da esperti editor sulla base di formule di marketing sempre più raffinate. Le ragioni di questa ricerca forsennata sono abbastanza semplici da intuire, visto che ormai quello legato ad anime è manga è un business internazionale di grande successo. Ma è utile saperlo per inquadrare e analizzare in maniera corretta i tantissimi titoli che, negli ultimi anni, abbiamo visto sui nostri schermi e negli scaffali delle nostre librerie. Come, per l'appunto, My Hero Academia.
Il crepuscolo degli eroi

L'ottava stagione riparte, dopo la breve parentesi della side story My Hero Academia: Vigilantes, dallo scontro finale tra le due fazioni contrapposte. Da un lato l'esercito dei villains, capitanati dal terrificante All For One, intenzionati a seminare caos e distruzione, e dall'altra i vari eroi, sempre più provati e in difficoltà.
L'azione si svolge contemporaneamente in diverse aree del Giappone, visto che una delle strategie degli eroi è stata proprio di dividere le forze avversarie, nel tentativo disperato di guadagnare abbastanza tempo e consentire al giovane Midoriya, nome in codice Deku, di sconfiggere l'erede di All For One, Tomura Shigaraki.

Ma la situazione è disperata: le forze dei villain sembrano soverchianti, e i vari eroi cadono uno dopo l'altro. In più All For One si sta dirigendo a tutta velocità proprio verso Shigaraki, e l'incontro tra i due significherebbe la disfatta completa. Ma a opporsi a All For One si para il Simbolo della pace in persona: All Might! Nonostante sia ormai privo di poteri l'eroe ha deciso comunque di tentare il tutto per tutto e, con l'ausilio di un'armatura che gli consente di usare i poteri dei suoi allievi, sfida il suo antico rivale a uno scontro all'ultimo sangue. Per quanto flebile, la luce della speranza arde ancora.
Il supereroe in chiave nipponica

My Hero Academia, creato dal mangaka Kohei Horikoshi, è stato uno dei manga più di successo di Shonen Jump e, come scrivevamo all'inizio, uno dei candidati al ruolo di "successore di Dragon Ball" nelle classifiche di gradimento del pubblico. I punti di forza della serie erano, essenzialmente, la rilettura dell'immaginario supereroistico americano in chiave battle shonen, e un approccio che amalgamasse l'action al dramma personale e alla crescita emotiva del suo protagonista. Midoriya è un ragazzino senza poteri in un mondo dove quasi tutti ne possiedono, ma la sconfinata ammirazione nei confronti del suo idolo All Might, e la sua abnegazione e la sua indole generosa ne hanno fatto, nel corso della serie, un vero eroe.

Sfruttando il meccanismo, già visto in innumerevoli altre serie, del percorso che vede il protagonista passare prima dalla vita scolastica -anche se di un tipo decisamente particolare di scuola- per poi approdare nel mondo esterno per fronteggiare una minaccia più grande (Harry Potter vi dice nulla?), MHA ha effettivamente avuto un ottimo riscontro di pubblico, anche se in realtà non è mai riuscita a "sfondare" e diventare un fenomeno portata globale come successo, ad esempio, a Demon Slayer.
Resta tuttavia uno dei titoli di punta della scuderia Shueisha, e non è un caso che anche quest'ultima, attesa stagione, sia stata affidata allo Studio Bones.
Scontro finale: Plus Ultra!

Il primo episodio della Final Season si presenta quindi esattamente come era lecito aspettarsi: solita enfasi narrativa, con sequenze ad alta spettacolarità e dinamismo che si alternano a momenti più dilatati, a (troppo) lunghi monologhi interiori che descrivono meglio i personaggi (nel primo episodio tocca proprio a All Might) e che spezzano il ritmo della narrazione in attesa del sospirato scontro finale. Nel frattempo il focus si sposta, di volta in volta, sui vari comprimari, concedendo a ognuno di loro un po' di screentime.

Con la regia generale saldamente nelle mani di Kenji Nagasaki e la solita ottima colonna sonora di Yuki Hayashi, chi ha seguito fedelmente la serie può ora godersi gli ultimi combattimenti in attesa del gran finale. Dopo più di centosessanta episodi, diversi lungometraggi e una serie spin-off, una certa sensazione di "già visto" e di prevedibilità è da mettere in conto. Ma l'unica cosa che si può legittimamente chiedere a My Hero Academia è che arrivi al sospirato traguardo finale senza tradire le intenzioni del suo autore e le aspettative del suo pubblico.
Conclusioni
Non sarebbe corretto aspettarsi dalla stagione finale di My Hero Academia più di quanto non si sia già visto nelle sette stagioni precedenti. Che non è comunque poco, considerato che si tratta comunque di uno dei titoli su cui Shueisha ha più puntato, negli anni passati. Ormai non è più il momento delle analisi certosine: dopo centosessanta puntate l'unica cosa che vuole il suo pubblico è vedere il finale dello scontro tra il giovane Midoriya e All For One, quindi... Plus Ultra!
Perché ci piace
- Uno dei titoli di punta della new wave dell'animazione nipponica "da battaglia", e si vede.
- Ribadiamo l'amore per la soundtrack della serie.
Cosa non va
- Restano tutti i limiti dello schema narrativo classico del genere.
- Se non avete visto le sette stagioni precedenti, forse conviene lasciar perdere...