Dopo sette anni si è concluso l'anime di My Hero Academia, la serie ispirata all'omonimo manga di Kōhei Horikoshi che ha già all'attivo uno spin-off, My Hero Academia: Vigilantes, che promette di continuare a raccontare quel mondo nel quale i superpoteri sono cosa comune. Non rimaniamo quindi a bocca asciutta, ma le avventure di Deku e dei suoi compagni hanno tracciato durante gli anni un percorso che ha riscosso un consenso globale, creando intorno al titolo un fandom appassionato.
Un pubblico che adesso saluta con nostalgia un gruppo di personaggi che, proprio come molti spettatori, sono cresciuti stagione dopo stagione, episodio dopo episodio, fino a diventare adulti consapevoli e impegnati. E come loro è cresciuto anche Simone Lupinacci, voce italiana del protagonista, che in una chiacchierata ci ha fatto capire cosa significa dedicarsi a un personaggio per tutto il suo arco narrativo.
Crescere insieme a Deku
Da ragazzino senza alcun quirk (così vengono chiamate le abilità speciali in My Hero Academia) a eroe pronto a sacrificare ogni cosa per il bene collettivo: questa è stata l'evoluzione di Deku, un personaggio che rientra nei canoni classici dello shonen ma che allo stesso tempo, grazie a una buona scrittura, ha saputo conquistare lettori e spettatori con determinazione e carisma. Dedicarvisi per lungo tempo deve essere stata un'esperienza complessa, come ci ha confermato lo stesso Lupinacci: "Siamo cresciuti insieme ed è stato un bel percorso: sia a livello formativo e di esperienza lavorativa, sia emotivamente ed è stato importante per me."
Con il personaggio di Deku, poi, sembra esserci stata affinità sin da subito: "In lui ho visto voglia di riscatto, perché comunque parliamo di una persona che aveva un sogno che gli è stato inizialmente negato. Questo però non lo ha abbattuto, anzi lo ha stimolato a cercare di raggiungerlo a tutti i costi, nonostante all'inizio sembrasse non avere proprio i mezzi per arrivarci. La sua propositività, la sua ricerca, il suo orientamento all'obiettivo penso siano qualità a cui tutti dovremmo aspirare."
La difficoltà dell'addio
Come dicevamo, My Hero Academia è arrivato a una conclusione anche su schermo, un finale dove la crescita di Deku tocca il suo apice: "C'è una maturità diversa rispetto alle stagioni precedenti, perché è come se attraversasse le varie fasi del dolore." Vocalmente, quindi, cosa è cambiato? "Sono stato attento al suo modo di esprimere i sentimenti, perché diciamo che nell'ultima stagione ce ne sono davvero tanti, le situazioni sono molto critiche e lui vive anche quelle degli altri come fossero personali. Per interpretare tutto questo seguo molto la traccia originale. Troviamo un Deku con la voce rotta, sofferente, anche un po' più bassa, sfiatata perché ci sono lotte continue, sia fisiche che interiori. C'è un'escalation diversa in varie fasi della stagione, sia come voce pensiero che come voce in campo, e ho cercato di seguirle sperando di rendergli giustizia anche nell'edizione italiana."
E dire addio a questo lavoro per Simone Lupinacci è stato comunque doloroso: "È stato struggente per me, era quasi come se non volessi mettere un punto e quindi cercassi una sfumatura che mi facesse pensare che non fosse la fine. È un po', se vogliamo, quello che succede a tutti quando sta per finire un libro o un film: cerchiamo sempre la cosa positiva, il risvolto, ma anche quel momento che ti fa sperare in una sfumatura che magari in futuro possa portare a nuovi orizzonti, nuove produzioni. Non l'ho ancora superata, è troppo fresca la cosa."
Oltre il leggio: il futuro tra animazione e direzione
La voce di Lupinacci ha attraversato il cinema e le serie tv, sia in animazione che in live action. Qual è la sua comfort zone? "L'animazione. So che è una cosa che mi riesce in maniera molto naturale, forse perché sono cresciuto a pane e cartoni animati. Nei ruoli umani, invece, è bello calarsi in situazioni che altrimenti non vivrei mai."
E per il futuro, il sogno sembra quello di proseguire non solo come doppiatore e dialoghista, ma riuscendo ad avere anche ruoli di direzione: "Mi piacerebbe avere ruoli diversi, personalmente mi aiuterebbe a crescere trovarmi in panni differenti da quelli affrontati finora. Dato che ho esperienza a livello attoriale e come dialoghista, vorrei approdare anche alla direzione un giorno: per me l'apice sarebbe riuscire a dirigere qualcosa di cui ho curato anche i dialoghi."