Recensione SDF - Street Dance Fighters (2004)

Un teen-movie piatto, noioso, privo di spunti e permeato da un insopportabile buonismo: un prodotto pensato a tavolino per il pubblico di MTV, che probabilmente (purtroppo) gradirà.

MTV sbarca al cinema: non-addicted astenersi.

Elgin e David sono due giovani street dancers, legati da una forte amicizia, che si esibiscono con la loro "tribù" nelle strade di Los Angeles riscuotendo un notevole successo: un giorno, però, la supremazia del gruppo in cui militano i due ragazzi viene messa in discussione da una tribù rivale. A complicare le cose, una lite causa l'allontanamento dei due amici: quando David resta ferito a causa di un'aggressione subita mentre stava facendo una consegna per un malavitoso locale, il ragazzo se la prende con Elgin, che in quel momento era con la sorella di David (con cui ha una storia) e non ad aiutarlo nella consegna. L'allontanamento dei due finisce per smembrare la tribù, che sembra non poter più competere con i rivali: ma una gara indetta da MTV si avvicina e potrebbe riportare il gruppo alla gloria, sempre che i due ragazzi riescano a riappacificarsi...

Prodotto pensato e realizzato appositamente per il pubblico di MTV, caratterizzato dalla confezione patinata e videoclippara tipica di tanti altri film simili, questo SDF - Street Dance Fighters, è bene dirlo subito, non ha particolari motivi di interesse, se non la curiosità di vedere all'opera questi abilissimi street dancers le cui performance rappresentano un po' il cuore del film. Performance visivamente spettacolari, che però, per il modo in cui vengono riprese, e soprattutto per la loro reiterazione in punti molto ravvicinati della pellicola, finiscono per venire anch'esse rapidamente a noia: presto la curiosità inziale (almeno per i profani) sfuma nella ripetitività, e il tedio si impossessa rapidamente, e completamente, dell'incauto spettatore (almeno di quello non MTV-addicted) che si è approcciato alla pellicola. Una pellicola che, di fatto, non rappresenta altro che una moderna fiaba metropolitana, narrata però con tale piattezza e totale mancanza di spunti, da rendere il film un prodotto "usa e getta" nel vero senso dell'espressione, da dimenticare rapidamente non appena messo piede fuori dalla sala. La sceneggiatura inanella una serie di luoghi comuni da teen-movie uno dopo l'altro (l'amicizia virile, la lite a causa della sorella del protagonista, la banda nemica da sconfiggere solo riunendosi), calati in un contesto che ha credibilità e verosimiglianza pari a zero. Non c'è nulla della vita di strada dei ghetti neri, nulla della violenza e della tensione che li caratterizzano, e la stessa componente rappresentata dalla figura del malavitoso (e dall'unico omicidio - fuori campo ovviamente - presente nel film, tra l'altro del tutto gratuito) sembra slegata e mal integrata nel contesto del film. Sembra quasi di essere tornati agli anni '80, e di vedere uno dei tanti teen-movie stile Karate Kid - Per vincere domani (e non parliamo tanto del gradevole prototipo, quanto della sfilza di sequel e imitazioni che generò) trasportati nel contesto dell'hip-hop e dei ghetti neri. Un generale, stucchevole buonismo, presente per tutta la durata del film, finisce per aggravare ulteriormente i danni di una sceneggiatura mancante di spunti interessanti e di una regia (curata dall'esordiente Chris Stokes) piatta e priva di verve.

Il finale, con la gara negli studi di MTV, il trionfo delle coreografie dei ballerini e la prevedibile riappacificazione tra i due amici, farà probabilmente contento il pubblico a cui il film è rivolto, ben felice di aver assistito a un inoffensivo videoclip gigante di un'ora e mezza. Operazione in un certo senso riuscita, quindi: resta il fatto che quando il sottoscritto, tornando a casa in macchina dopo la proiezione, ha sentito musica hip-hop provenire dall'autoradio, ha immediatamente spento il tutto disgustato. E questo, probabilmente, vorrà pur dire qualcosa.

Movieplayer.it

2.0/5