Morsi stereoscopici
L'annuncio che Dario Argento avrebbe girato Dracula 3D, confezionando, in Italia, l'ennesimo adattamento del romanzo di Bram Stoker, aveva suscitato un giustificato scetticismo. Uno scetticismo derivato non tanto dalla necessità o meno di un'ulteriore incarnazione filmica del Principe delle Tenebre (figura, giustamente, sempiterna e cinematograficamente immortale) quanto dai precedenti di quest'ultima fase della carriera del regista romano, fase ormai pluridecennale in cui Argento ha realizzato pellicole obiettivamente scadenti, a volte imbarazzanti nella loro sciatteria. Siamo stati severi, e giustamente, col cinema di Argento degli ultimi 10-15 anni, con il trash esibito de Il Fantasma dell'Opera e La terza madre e con la noia da encefalogramma piatto de Il cartaio e Giallo/Argento; abbiamo parlato di declino, e di un evidente perdita del "tocco" e della visionarietà del regista. Tutto giustificato. Ma, di fronte a questo Dracula 3D, è impossibile non cogliere degli evidenti segnali di ripresa, un'eleganza nella messa in scena e una cura visiva che, pur restando lontane dai capolavori dei tempi migliori, fanno capire finalmente di trovarsi di fronte a un film "di Dario Argento". Considerate le premesse, e considerato ciò che Argento stava facendoci vedere da tanto, troppo tempo, è già questo un risultato che lascia piacevolmente stupiti.
Bisogna comunque contestualizzare il film e leggerlo nella sua giusta ottica, tanto per evitare di suscitare aspettative indebite. Nella sua concezione, Dracula 3D resta comunque un horror low-budget, un b-movie (non nel senso negativo del termine) che punta a supplire alle ingenuità di sceneggiatura con il ritmo e la fantasia della messa in scena. Si è parlato molto di un film "stile Hammer" (anche le dichiarazioni del regista hanno autorizzato paralleli di questo tipo) e guardando il film si può tranquillamente confermare questa sensazione. I lavori della storica casa inglese, la concezione cheap ma ricca di gusto e fantasia dei registi che per essa lavoravano, sono il punto di riferimento più vicino per una pellicola come quella di Argento, che si prende molto meno sul serio rispetto ai suoi ultimi lavori e con intelligenza punta, più che a spaventare, a stupire e divertire. I limiti di budget del progetto, e l'imposizione da parte della produzione di un 3D, in sé, non necessario, vengono sfruttati creativamente dal regista per colorare ogni singola sequenza (è importante, in questo senso, il lavoro del direttore della fotografia Luciano Tovoli) e creare un mondo surreale, palesemente di fantasia, in cui le cupe gesta del Conte non sono che un elemento di un universo che già in sé risponde a una logica "altra". Può lasciare interdetti, all'inizio, la pulizia estrema, innaturale, dell'immagine, la luminosità della fotografia, la natura palesemente artefatta di molte sequenze: ma sono, questi, tutti elementi che chiedono allo spettatore di entrare nell'universo del film e di accettarne le regole. Dracula 3D è comunque anche un horror estremamente violento, con punte di gore che raramente erano state toccate, negli ultimi anni, in un prodotto nostrano destinato alla larga distribuzione; e che a tratti ricordano le fantasiose efferatezze del "poeta del macabro" Lucio Fulci. Ma è nella consapevolezza della messa in scena, nella riappropriazione dei marchi di fabbrica argentiani (i movimenti di macchina, l'immaginifica rappresentazione delle morti, il già ricordato uso espressivo dei colori) nelle molte sequenze oniriche che il regista dissemina nella pellicola, che il film gioca le sue carte migliori; insieme al commento sonoro di un Claudio Simonetti che sceglie composizioni piacevolmente retrò, in linea con lo spirito che anima il film. Si può certo criticare, ed è giusto farlo, una sceneggiatura superficiale, che segue il romanzo di Stoker solo per grandissime linee, un finale non certo memorabile, e degli effetti speciali, in gran parte, obiettivamente scadenti; tutto giustificato, ma bisogna dire che, considerate le premesse e i già ricordati limiti produttivi del film, forse solo una maggior cura in fase di scrittura sarebbe stata davvero auspicabile (e realistica) per una migliore riuscita della pellicola.
Per quanto concerne le prove del cast, il ritorno di Asia Argento al cinema del padre si rivela meno traumatico di quanto sarebbe stato lecito attendersi, con un'interpretazione della giovane Lucy (la prima vittima della malia del Conte) molto migliore di alcune delle prove da lei offerte in passato; per il resto, se a onor del vero appena sufficiente si rivela la prova di Marta Gastini nel ruolo di Mina, e abbastanza anonime quelle di Unax Ugalde (Jonathan Harker) e dello stesso Thomas Kretschmann (un Dracula che non brilla particolarmente per carisma), una menzione d'obbligo va senz'altro a Rutger Hauer: l'indimenticato replicante di Blade Runner massimizza il poco spazio riservatogli dallo script (l'ultima mezz'ora del film) con una prova autoironica e ricca di classe, offrendo allo spettatore un Van Helsing insieme carismatico e ricco di simpatia.
Non c'è molto altro da aggiungere, su questo Dracula 3D, che nella sua presentazione in anteprima al Festival di Cannes (nella proiezione di mezzanotte) ha stupito e divertito molti spettatori, primi tra tutti gli scettici: siamo ben lontani dal capolavoro, ovviamente, ma possiamo ugualmente dire di aver ritrovato, pur con tutti i limiti del caso, un regista che ha ancora la voglia, la capacità e l'"occhio" per fare cinema. Un risultato senz'altro di buon auspicio per il futuro.
Movieplayer.it
3.0/5