"È stato un processo lento, ho cercato di capire Ed, studiando le carte e le analisi cliniche. Ma tutto tornava alla domanda essenziale: perché ha fatto quello che ha fatto". Senza dubbio, per Charlie Hunnam, quello di Ed Gein è il ruolo della vita (almeno fino ad ora, ça va sans dire). Che fosse bravo non era certo un mistero, ma che fosse così bravo, beh, potrebbe essere una sorpresa.
Movieplayer.it ha incontrato l'attore durante la conferenza stampa mondiale, organizzata da Netflix mentre Monster: la storia di Ed Gein è ovviamente al primo posto nella top 10 delle serie più viste. Creata e diretta da Ian Brennan, con Ryan Murphy che figura come produttore, lo show in otto puntate si concentra "sull'uomo dietro il mostro", come spiega un emozionato Charlie Hunnam.
Etica, responsabilità e l'influenza delle immagini

Inutile spiegare chi sia stato Edward Theodore Gein: colpevole di indicibili crimini, ha influenzato la cultura horror plasmando l'immaginario sociale del killer psicopatico da cui il cinema prenderà poi spunto. "Conoscevo Ed per aver letto delle cose su un tizio del Wisconsin che aveva realizzato mobili con pelle umana", continua Hunnam, "Ma la vera introduzione al personaggio è arrivata da Ryan [Murphy, ndr]. Lui era a caccia di verità, e sono rimasto colpito dal commento della serie sull'isolamento e sulla malattia mentale. Servivano responsabilità ed etica nel raccontare queste storie, pensando alla conseguenza delle immagini a cui siamo esposti tramite media".
Charlie Hunnam, il lavoro sul fisico e sulla voce di Ed Gein
Charlie Hunnam per calarsi nei panni sdruciti di Ed Gein ha lavorato sodo, plasmando la voce e il fisico, fino a perdere 13kg. "Abbiamo avuto un lungo periodo di preparazione", continua l'interprete, "ho letto molti libri, ma nessuno mi ha convinto. Non raccontavano la condizione umana, le motivazioni dietro atti terribili. Poco a poco ho trovato la strada, ma è stato difficile. Penso alla voce, non c'erano punti di riferimento. Mi sono concentrato sul rapporto con la madre, che per lui era un punto di contatto con il mondo, nonostante fosse severa, delusa che non fosse nata la figlia che aveva sempre desiderato".

Poi Charlie Hunnam scende più in profondità con le sue osservazioni: "Nel materiale di ricerca c'erano dei riferimenti al fatto che Ed fosse piuttosto effeminato, e piangesse facilmente. Dall'altra parte doveva sentirsi un contadino. Ho iniziato a pensare che la voce non sarebbe stata necessariamente la voce naturale con cui era nato, ma una affettazione, e un tentativo di essere la cosa che pensava sua madre volesse che fosse. E ho semplicemente iniziato a giocare con questo timbro più acuto".
Un killer che ha influenzato il cinema

Se per Ryan Murphy la trasformazione di Charlie Humman è avvicinabile a quella di Robert De Niro per Toro Scatenato, l'attore ha colto la sfida, consapevole dei rischi: "Questo ruolo sembrava un regalo incredibile in un momento della mia carriera in cui avevo un disperato bisogno di sentirmi meglio riguardo alla qualità del lavoro che stavo affrontando", e continua, "una volta che ho avuto questo dono tra le mani ho fatto il possibile per dargli vita".
Il profilo di Ed Gein è stato visto e riletto più volte, da Alfred Hitchcock per Psycho a Tobe Hooper per Non aprite quella porta (entrambi presenti nella serie, interpretati da Tom Hollander e Will Brill), segnando un profondo cambio rispetto all'iconografia orrorifica, non più legata alla letteratura bensì radicata nella più drammatica delle verità umane.
"Ho avuto diverse visioni traumatiche, da bambino ho visto film che non avrei dovuto vedere", confida Hunnam, parlando delle sue paure. "Rimasi tuttavia turbato da 'Il bambino d'oro'. Sono cresciuto nell'era dell'HIV e mi è stato insegnato a scuola di stare attento all'esposizione al sangue. In quel film il protagonista è costretto a bere sangue umano, il che mi ha assolutamente terrorizzato. Ricordo di aver vomitato. Ho sempre avuto paura dell'astratto, di quel senso di intrinseca paura primordiale di qualcosa in agguato nelle ombre".
L'uomo dietro il mostro
Del resto, l'astratto in Monster: La storia di Ed Gein ha un ruolo fondamentale. "Ho pensato molto alla funzione della narrazione in relazione a questa serie. Ryan Murhpy ha voluto far luce sulla condizione umana con cui siamo in lotta, per aiutarci a comprenderla. Ed Gein ha avuto un impatto culturare sulla concezione del terrore. Prima di Psycho i mostri al cinema erano Dracula e Frankenstein, o i lupi mannari. In quel film ci fu il punto di svolta: diventammo noi i mostri".

Anche per questo dietro l'impenetrabile e sconvolgente ombra che avvolge la serie Netflix si allunga la ricerca dell'umanità, facendo sì che questa versione di Ed Gein sia diversa dalle altre fino ad ora raccontate. "Non volevamo realizzare una parodia grottesca. Come attore non puoi giudicare il personaggio che stai interpretando. Tutto quello che puoi fare è cercare di trovare la verità".
Generoso nelle risposte, Charlie Hunnam prosegue: "Ed risulta terrificante nella nostra serie perché lo trattiamo da umano, lotta con problemi con cui ognuno si può identificare. Spaventa perché puoi capire la sua sofferenza. Non ha commesso crimini fino ai 43 anni, e se escludiamo la morte del fratello, il primo crimine corrisponde al dissotterramento di sua madre: era così solo e non poteva vivere senza di lei. È un atto mostruoso. Ma quando ti senti solo e perdi qualcuno che ami faresti di tutto per riaverlo. Abbiamo fatto una scelta: nella serie ci sono meno di cinque minuti di horror e violenza. Ciò che è lasciato all'immaginazione è molto più spaventoso di ciò che possiamo mostrare".