Ogni mattina, in Africa, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre per sopravvivere. Ogni mattina, a Milano, un Imbruttito si sveglia e sa che dovrà correre per fatturare. La recensione di Mollo tutto e apro un chiringuito, il film ideato in collaborazione con gli autori de Il Milanese Imbruttito, in uscita al cinemasi il 7 dicembre, inizia da qui per farvi capire subito il mood della storia. Il film è infatti la trasposizione in lungometraggio delle storie de Il Milanese Imbruttito, fenomeno social, nato con una semplice pagina Facebook, che da anni racconta con ironia le storie dei milanesi e della loro natura di workaholic, giocando in modo intelligente con i luoghi comuni. La storia che racconta il film è un classico racconto di fuga dalla città e dalla responsabilità, e di rinascita in un altrove in grado di insegnare qualcosa. Mollo tutto e apro un chiringuito è un film da studiare con attenzione, perché è segnale di un fenomeno piuttosto in voga, il "salto" dai social verso il cinema. Come tutti i prodotti di questo tipo non ha il respiro del cinema vero e proprio, è piuttosto lineare, anche se ben girato e, a suo modo, divertente.
Il Signor Imbruttito, Brusini e la Sardegna
Il Signor Imbruttito (Germano Lanzoni) vive la sua vita di sempre a Milano, fatta di affari, aperitivi e ristoranti costosi. Arriva un giorno speciale, quello di un affare con Brusini (Paolo Calabresi), un famoso imprenditore. Che, a un certo punto, fa saltare tutto perché Imbruttito gli offre dell'acqua in bottigliette di plastica, e lui è ecologista. Decide così di lasciare il lavoro e di prendere un chiringuito in Sardegna. L'affare sembra di quelli ghiotti. Ma, arrivato a destinazione, capisce che in quel paesino della Sardegna non c'è niente, solo pecore e pastori, e in quella spiaggia non arriva nessuno. Imbruttito troverà però il modo di far prendere vita a quel luogo, imparando anche molte cose dalle persone che lo abitano.
In nome di Guido Nicheli
Mollo tutto e apro un chiringuito, come detto, è una storia che nasce sui social e arriva al cinema. Da un lato è naturale che il pubblico a cui si rivolge siano i follower della pagina. Ma il mondo dell'Imbruttito, in qualche modo, è in parte anche quello di certo nostro cinema del recente passato. In quella parlata milanese, in quel mood tutto soldi e lavoro, in quei modi spicci ci sembra di trovare tanto del "Dogui", lo storico "cumenda" interpretato dall'amatissimo Guido Nicheli in film come Vacanze di Natale e in serie tv come I ragazzi della Terza C. Ma, in quei "taac", tipicamente milanesi ci troviamo anche, molto velatamente, qualcosa del Renato Pozzetto de Il ragazzo di campagna.
Germano Lanzoni, finalmente protagonista
A portare Il Milanese Imbruttito sul grande schermo è Germano Lanzoni, che ha la presenza scenica per creare un personaggio come Imbruttito sullo schermo. Certo, qui la recitazione è comunque di stampo cabarettistico, fatta un po' di tic, di pose, ma funziona. È un po' tutto il contorno degli attori ad essere televisivo, o da web serie. Anche se, nel cast, spiccano un Claudio Bisio in versione zen con capelli raccolti a codino, un po' la versione orientale di certi megapresidenti di fantozziana memoria, o la versione attuale del Bertram Cooper di Mad Men, e Paolo Calabresi, nel ruolo di uno degli imprenditori di oggi, fissati con l'ecologia.
Scappo dalla città...
La storia, invece, pesca in una lunga tradizione di fughe e di cambi di vita, che va da Scappo dalla città - la vita, l'amore e le vacche al nostro Puerto escondido, ma anche, ad esempio, a film come Benvenuti al Sud, dove il protagonista esce da una comfort zone per andare a incontrare nuovi usi e costumi. Come da copione, c'è uno scontro tra le proprie abitudini e quelle della gente del posto, che finisce per risolversi in un mutuo aiuto e in uno scambio di esperienze. E, alla fine, in una crescita. Con qualche sorpresa, perché l'Imbruttito è pur sempre l'Imbruttito.
Tra il cinema e la web serie
Il risultato è qualcosa che sta tra il cinema e una web serie, per la confezione che - pulita, semplice e ben realizzata - rimane comunque un po' fredda, schematica. Per fare un esempio, Checco Zalone, quando è arrivato al cinema da un altro mondo, il cabaret, pian piano si è circondato di elementi da cinema, vedi Rocco Papaleo, Lino Banfi, Paolo Virzì. Il Milanese imbruttito, provando a fare il salto verso il cinema, esclusi Bisio e Calabresi, tende comunque ad ammiccare ancora al mondo dei social, coinvolgendo personaggi come Elettra Lamborghini e Favij, che vivono più nel mondo dei social che in quello del cinema.
Dai social al cinema
Ma Mollo tutto e apro un Chiringuito è un altro tassello di un fenomeno ormai in atto da un po', la tendenza di tanti personaggi nati sui social media a passare al cinema. In questo senso, il Milanese Imbruttito arriva dopo casi come quelli di Rovazzi e dei Me contro Te, rispetto ai quali, dobbiamo dirlo, va meglio. Rispetto ai Me contro Te, ma non servirebbe nemmeno parlarne, c'è tutto un altro lavoro su location, costumi, e soprattutto sceneggiatura. Non è detto che il passaggio dai social media al formato lungometraggio sia per forza un male, ma va chiaramente pensato per quello che è: un'estensione su grande schermo e sulla lunga distanza di qualcosa che vive su schermi più piccoli e distanze brevi. L'Imbruttito direbbe che è new business, che serve per fatturare... E ci sta. Ma dobbiamo ricordarci comunque che è qualcosa che viene pensato per essere proiettato in un luogo come il cinema, ma non è necessariamente, o completamente, cinema.
Conclusioni
Nella recensione di Mollo tutto e apro un chiringuito vi abbiamo parlato di un film da studiare con attenzione, perché è il segnale di un fenomeno piuttosto in voga, il "salto" dai social verso il cinema. Come tutti i prodotti di questo tipo non ha il respiro del cinema vero e proprio, è piuttosto lineare, anche se ben girato e, a suo modo, divertente.
Perché ci piace
- Germano Lanzoni è il volto perfetto per portare sullo schermo il Milanese Imbruttito.
- Nei suoi modi di fare e il suo linguaggio troviamo qualcosa del grande Guido Nicheli.
- Il mondo dei workaholic milanesi è descritto bene.
Cosa non va
- La storia è forse fin troppo semplice e schematica.
- Molti attori sono televisivi o da web serie.
- E in generale il respiro non è quello proprio del cinema, ma di una serie di episodi di una web sere.