È sempre successo nella Storia del cinema che un attore fosse ricordato per un ruolo in particolare, per una maschera alcuni casi divenuta iconica. La questione è veramente così vecchia che si può fare risalire, in pratica, quasi agli albori della Settima Arte, se pensiamo a Charlie Chaplin e Charlot. La relazione tra interprete e personaggio, che regala la notorietà (se si è fortunati l'immortalità), ma allo stesso tempo vincola, ovviamente è cambiata nel corso del tempo, rinnovandosi in formati diversi a seconda delle trasformazioni del mezzo e delle epoche.

Le grandi saghe, che vanno avanti negli anni e quindi legano un attore ad un ruolo per più tempo, hanno riproposto con forza la natura ondivaga di questo rapporto, arrivando a mettere in una posizione di insofferenza anche grandi nomi di Hollywood. Nomi magari noti, che si sono specializzati nel crearsi il proprio alter ego, ma che ora fanno fatica ad emanciparsi. Nomi come quello di Robert Downey Jr., che alla fine è tornato addirittura sul luogo del delitto con un'altra maschera. C'è forse una sola vera eccezione alla regola, confermata una volta di più da Mission: Impossible - The Final Reckoning, ed è quella che lega Tom Cruise ed Ethan Hunt.
Non fraintendeteci, ci sono tanti altri attori che sono stati in grado di creare diversi personaggi rimanendo sempre più forti (o forti come) loro, possiamo citare Bruce Willis con John McClane, ma anche Clint Eastwood con l'uomo senza nome o l'ispettore Harry Callaghan e, ancora, Harrison Ford con Indiana Jones e Han Solo. Nessuno però è stato capace di ribaltare completamente i rapporti di potere come ha fatto Cruise.
Tom Hunt o Ethan Cruise?

Tom Cruise lega il suo nome a quello di Ethan Hunt nel 1996, anno di uscita del primo capitolo di Mission: Impossible firmato da Brian De Palma. Era il periodo in cui Cruise stava plasmando la sua stella prima della crisi degli anni Duemila tra collaborazioni con i più grandi registi dell'epoca (Francis Ford Coppola, Ridley Scott, Martin Scorsese, Oliver Stone) e titoli di sicuro successo (Top Gun), previsione in cui era straordinario. Quello che gli mancava era proprio una saga.
Il ruolo di Ethan Hunt era perfetto perché gli permetteva di creare la sua maschera e di farlo secondo i suoi gusti (era un fan della serie tv) e suoi canoni lavorativi, i quali prevedevano un ruolo decisionale forte e la garanzia di poter sfruttare un certo tipo di preparazione fisica ai ruoli secondo un modo di interpretare che risale proprio alle prime fasi del cinema (Cruise ha spesso citato Buster Keaton). Insomma, il film ideale e il personaggio ideale, tant'è che intorno ad esso cominciò a creare la sua personalissima mitologia. Fin dal primo incontro è stato l'attore a scegliere il ruolo, utilizzandolo all'interno di un piano più ampio.

Leggenda vuole che i suoi stunt misero a dura prova addirittura Jon Woo, regista di Mission: Impossible 2, non proprio uno che aveva poca esperienza nel filmare azioni acrobatiche e rischiose nei suoi film, anzi. Nonostante questo, ebbe comunque diverse difficoltà a rimanere impassibile di fronte alle follie che era disposto a fare il suo protagonista. Con il secondo capitolo Cruise prese in mano ancor di più il franchise, tanto che fu ritenuto in gran parte responsabile del mancato successo di Mission: Impossible III, che andò maluccio al botteghino e portò alla messa in discussione di Ethan in un mondo con il nuovo Bourne e il reinventato Bond. La mancanza di lucidità di Cruise in quel periodo sta tutta nella famosa intervista da Oprah Winfrey in occasione (forse?) della campagna di lancio per il film.
Mission: Impossible - senza stunt: Tom Cruise e le 10 scene più estreme dei filmMission: Impossible - The Final Reckoning: come Tom Cruise ha salvato il mondo

Siamo negli anni del declino di Tom Cruise, quelli della vita privata in bella vista, delle uscite contro la psichiatria e della sua continua e controversa propaganda pro Scientology. Sappiamo benissimo che tutto questo non lo fermò e che nel suo rilancio senza precedenti è entrato ovviamente anche Ethan Hunt (oltre alle "operazioni simpatia"), un personaggio a cui l'attore si aggrappò con tutte le sue forze, vincendo un "duello metacinematografico" con Jeremy Renner, chiamato a raccoglierne l'eredità in Mission: Impossible - Protocollo fantasma.
Paradossalmente fu proprio il film che doveva segnare un avvicendamento a permettere a Cruise di appropriarsi definitivamente di Hunt e della saga in tutto e per tutto. Non a caso da lì in poi ebbe totale voce in capitolo sulla parte creativa (l'arrivo di Christopher McQuarrie lo testimonia) e sulla totalità della parte produttiva. I film di Mission: Impossible divennero uno showcase per il suo protagonista in cui la notizia è lui che fa cose assurde e che sciocca tutti con le sue prove fisiche (M:I è l'unico franchise che utilizza le featurette come materiale promozionale) e che reinventa il cinema, filmando l'impossibile. Ethan Hunt diventa il modo con cui Tom Cruise approda allo status di un messianico one man show.
Mission: Impossible - Dead Reckoning e Mission: Impossible - The Final Reckoning (probabilmente il film più costoso della Storia del cinema) sono i due capitoli che sentenziano un processo in cui la missione dell'attore nella vita reale genera quella che il suo alter ego fa su schermo, evidenziando così la propria unicità. "Solo Cruise ce l'ha può fare", "solo lui può salvare il cinema con i suoi gesti estremi" (forse lo ha fatto, come gli ha detto pubblicamente Spielberg dopo Top Gun: Maverick) e "solo la sua visione eterna, in cui la realtà è più forte del digitale, è cosa buona e giusta". In virtù e solo in virtù di ciò, "Hunt può salvare il mondo". Da cosa? Dall'intelligenza artificiale, ovviamente, l'anti Dio che si crede Dio. Ogni atto, ogni gesto, ogni sguardo, ogni idea ricalcano la purezza e la sacralità della sua missione, solo che quello che vediamo, pur chiamandosi Ethan, è, ormai, Tom Cruise.