Che i romanzi di Harlan Coben divenuti miniserie siano una sezione di successo su Netflix è oramai assodato, oltre che un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati del genere giallo. Appuntamento che sta diventando annuale e che augura a proprio modo un buon nuovo inizio a tutti gli abbonati. Vi raccontiamo in anteprima cosa aspettarvi dalla nuova storia thriller che si intitola Missing You e che arriva in piattaforma, appunto, il 1 gennaio 2025.
Missing You: un giallo da manuale
La miniserie Netflix mantiene le caratteristiche dello stile di Harlan Coben e che avevano fatto il successo un anno fa di Un inganno di troppo: una protagonista femminile determinata che vuole scoprire la verità sul suo passato, sul quale a quanto pare tutti le hanno mentito. L'escamotage narrativo utilizzato in questo caso è un'app di incontri che utilizza la musica per creare i match tra le possibili coppie. Sono ben 11 anni che il suo ex fidanzato Josh Buchanan (Ashley Walters) l'ha lasciata all'improvviso, quando erano prossimi al matrimonio, poco dopo la terribile morte del padre Clint (Lenny Henry), un poliziotto integerrimo e amorevole padre di famiglia caduto in servizio.
Josh ha fatto sparire qualsiasi traccia di sé anche dalla loro casa in cui erano andati a convivere. Ora il suo profilo appare alla detective Kat Donovan dell'Unità Persone Scomparse (simbolicamente ed ironicamente), e la rende dubbiosa sul da farsi. Provare a ricontattarlo e scoprire perché sia sparito nel nulla, oppure lasciare che il passato rimanga tale?
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Un giallo a tempo di musica
Missing You si intitola non a caso come il testo del brano musicale dei Police Every Breathe You Take, che si rivela essere la canzone dell'ex coppia e la responsabile del match sull'app. Il titolo di ognuno dei cinque episodi che compongono la serie si rivela essere quello di un brano musicale, dagli U2 ai Simple Minds. La musica diviene quindi per la prima volta una costante in una serie di Harlan Coben.
Dopo il ruolo di Louisa Guy in Slow Horses, Rosalind Eleazar riesce a ritagliarsi una parte da protagonista e soprattutto a sorreggere un intero racconto sulle proprie spalle. Ad aiutarla alcuni aficionados della serialità britannica e soprattutto dell'universo narrativo di Coben: Richard Armitage, che oramai sembra abbonato ad un certo tipo di ruolo, qui diretto superiore di Kat, e James Nesbitt che è Calligan, un boss locale che ha a che fare col passato della donna. Non manca un villain sui generis interpretato da Steve Pemberton, che già aveva fatto qualcosa di simile in Happy Valley.
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Una serie Netflix che tiene incollati
Missing You segue quasi pedissequamente uno schema narrativo collaudato (forse un po' troppo) per mettere sul tavolo tante tessere apparentemente separate tra loro per gli spettatori e farli giocare ad indovinare il colpevole, che arriverà come sempre all'ultimo lasciando tutti a bocca aperta, come in ogni giallo classico con colpo di scena che si rispetti. Anche perché sembra che nessuno dica mai la verità per intero alla protagonista, vittima di una società patriarcale e di un luogo di lavoro tossico. La regia utilizza delle inquadrature e dei movimenti di macchina che riescono a rendere un po' più arioso un montaggio mordi e fuggi a volte fastidioso, e ad allentare la tensione durante la narrazione, soprattutto nelle scene finali di episodio che indugiano sui primi piani dei protagonisti e sul loro riflettere sulla prossima mossa da compiere.
Tra le tematiche affrontate, oltre al potere (e al pericolo) del ricordo e all'importanza della memoria, vi sono la denuncia sociale delle truffe online e l'accettazione della comunità LGBTQIA+ mista alla tolleranza all'interno di certi ambienti lavorativi, così come le seconde chance da dare a chi ci ha fatto soffrire. Pronti per un nuovo intreccio da cui diventare dipendenti ed in cui improvvisarsi detective su Netflix?
Conclusioni
Missing You segue la struttura oramai collaudata (ripetitiva?) dei gialli di Harlan Coben puntando tutto sul carisma della protagonista e sulla verità apparentemente taciuta da tutti coloro che le stanno intorno fino all'ultima scena. Rosalind Eleazar convince e, nonostante la sospensione dell’incredulità richiesta, il giallo al cento del racconto appassiona e parla, in fondo, di seconde possibilità, in amore come nella vita.
Perché ci piace
- Rosalind Eleazar e il resto del cast fanno un buon lavoro.
- Alcune trovate di regia.
- La musica come filo conduttore (meta)narrativo.
- Le tematiche affrontate…
Cosa non va
- …anche se poco approfondite e ridotte all’ultimo.
- Gioca un po’ troppo sul colpo di scena e richiede un bel po’ di sospensione dell’incredulità.