Occhi verdi, chioma color rame, pelle dorata, figura esile e sorriso luminoso: Miriam Leone si è guadagnata con merito la fascia di "più bella d'Italia" nel 2008, ma da allora ne ha fatta di strada.
Da semplice reginetta di bellezza si è trasformata in un volto televisivo familiare, ritagliandosi poi il suo spazio come interprete, scegliendo, negli ultimi anni, ruoli difficili, come ha ammesso lei stessa al Giffoni Film Festival, di cui è stata ospite: "Di solito se un ruolo non è rischioso non mi chiamano: il pericolo è il mio mestiere, non mi piacere affrontare dei ruoli comodi. Dai ruoli che ti mettono a tuo agio si impara poco" ha detto sorridente al festival campano.
Non uccidere e 1992
Con impegno e studio Leone è infatti passata da Distretto di polizia a due delle serie italiane più sorprendenti degli ultimi anni: Non uccidere, produzione di Rai3, in cui è Valeria Ferro, ispettore della Squadra Omicidi della Mobile di Torino, e 1992, la famigerata serie prodotta da Sky e nata "da un'idea di Stefano Accorsi", in cui è Veronica Castello, aspirante soubrette nella Milano anni '90. Questi due personaggi televisivi hanno permesso all'attrice siciliana di dimostrare le sue abilità, per questo sono entrambi ruoli a lei molto cari: "La serialità ti dà la possibilità di seguire e approfondire un personaggio: al momento nella mia vita ce ne sono due, entrambi iniziano con la V, la Veronica Castello di 1992 e Valeria Ferro di Non Uccidere, tutte con tante sfaccettature e protagoniste di un grande conflitto interiore. Amo interpretarle: non vedo l'ora di ritrovarmi con loro".
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Nonostante le difficoltà di Non uccidere, la cui trasmissione è stata interrotta dopo il sesto episodio, a ottobre 2015, per poi continuare a gennaio 2016, Leone ha amato stare su quel set, per quanto impegnativo: "Il set di Non uccidere è stato molto faticoso: abbiamo girato la serie in poco più di quattro mesi, abbiamo lavorato molto, facendo anche nove scene al giorno, con un ritmo serrato. Da una parte ho avuto la possibilità di rimanere sempre dentro il personaggio, dall'altra, con i tempi dimezzati, abbiamo rischiato a volte di ridurre la qualità: con meno soldi c'era meno tempo e quindi abbiamo dovuto ottimizzare". Fondamentale anche la presenza di Monica Guerritore, che nella serie interpreta Lucia Ferro, madre della protagonista: "La presenza di Monica è stato un grande valore aggiunto, perché credo abbia portato quel tocco da mamma mediterranea, fatto di umanità, sangue e calore, in una serie che invece è molto nordica, già dalle sue fonti di ispirazione, come The Killing e Top of the Lake, nei colori e nelle atmosfere. Monica ha portato passionalità: da lei ho imparato molto".
Per quanto riguarda la nuova stagione di 1992, che si chiamerà 1993, tutto è ancora top secret: "Abbiamo avuto le sceneggiature: anche Stefano Accorsi ha pubblicato su Facebook la foto dello script. Le sto leggendo proprio in questi giorni e cominceremo a girare molto presto".
Il film di Pif: In guerra per amore
Oltre ai set televisivi, in questi ultimi mesi Miriam Leone ha frequentato diversi set cinematografici, partecipando all'ultimo film di Pif, In guerra per amore, in cui è la donna per cui il protagonista parte per combattere la Seconda Guerra Mondiale: "Lavorare sul set di Pif è stata la mia prima esperienza con un regista che è anche l'attore protagonista: ti dà le indicazioni mentre stai recitando insieme a lui, e a ogni ciak si ferma tutto perché deve andare a vedere quello che è stato girato. Per me è stata una grande novità: lavorare in questo modo ti insegna a mantenere quell'emozione ancora più a lungo. Pif è una persona molto intelligente, un poeta anche: ha un modo poetico di raccontare la realtà e fare denuncia. Il film racconta lo sbarco degli americani in Sicilia nel 1943: ero felicissima, pensavo finalmente di passare del tempo con la mia famiglia, invece il mio personaggio, Flora, vive a New York! Ho girato a Cinecittà. Lei è il motivo per cui il personaggio di Pif parte per la guerra: va in guerra per amore, viene da qui il titolo del film".
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Il set notturno di Fai bei sogni di Marco Bellocchio
Presentato all'ultimo Festival di Cannes, nella sezione Quinzaine des Realisateurs, Fai bei sogni è il nuovo film di Marco Bellocchio, ispirato all'omonimo romanzo di Massimo Gramellini: nel cast c'è anche Miriam Leone, che, pur di lavorare con il regista di I pugni in tasca, non ha dormito per diversi giorni: "Prima di girare con Bellocchio ho passato delle notti insonni: ero emozionatissima ancora prima del provino. Ho avuto la fortuna di prendere parte al film perché è stato girato a Torino proprio nel periodo in cui stavo facendo Non uccidere. Siccome non mi hanno dato dei giorni liberi sul set della serie, ho dovuto girare il film di Bellocchio di notte, uscita dal set di Non uccidere, per poi tornarci la mattina. Bellocchio è un maestro, stare sul set con lui è stato bellissimo: prima di ogni scena rivede il copione con te, ti fa provare più volte. È stato un onore essere diretta da lui".
Girl power e solidarietà femminile
Bella, brava e volitiva, Miriam Leone è anche una donna che lotta ogni giorno per guadagnarsi la propria libertà, consapevole che la strada per l'uguaglianza, in ogni campo, è qualcosa che bisogna perseguire ogni giorno: "Credo che le ragazzine di oggi stiano potenziando il loro girl power: ormai sono diverse generazioni che le donne studiano e cominciano a essere veramente emancipate. Lavorano, guadagnano, escono di casa quando vogliono: ovviamente nella nostra parte di mondo. In altri posti ci sono ancora condizioni femminili come da noi era nel Medioevo. Non bisogna mai abbassare la guardia sull'argomento. Per fortuna in Italia si sono fatti passi in avanti da giganti: io sono siciliana, vengo da una cultura molto antica, con certi valori, conservati ancora oggi e che porto dentro di me, come il mangiare ogni giorno a tavola tutti insieme. Mia nonna ha portato il lutto dal 1946 al 1997, quando se ne è andata: da una parte rispetto questi valori, dall'altra dentro di me c'è una spinta in avanti verso l'indipendenza e la libertà. La cosa che mi fa più paura oggi è la discriminazione senza genere, quella verso l'altro essere umano solo perché distante da noi. Per quanto riguarda le donne, credo dovrebbero fare più squadra tra loro: gli uomini lo fanno naturalmente, le donne forse un po' meno".