Mio figlio, la recensione: un dramma turco sull'autismo

Protagonisti di Mio figlio sono un padre e il suo bambino, affetto da una grave forma di autismo che gli impedisce di relazionarsi con gli altri, a partire proprio dallo stesso genitore. Su Canale5.

Un'immagine promozionale di Mio figlio

Ali è un pescatore che ha dedicato tutta la sua vita al figlioletto Efe, che ha appena compiuto sette anni. Il piccolo è cresciuto senza una madre, tragicamente scomparsa poco dopo la sua nascita, ed è assai diverso dagli altri bambini. Il piccolo è infatti affetto da gravi problemi nella comunicazione, che gli impediscono di relazionarsi non soltanto con i suoi coetanei ma anche con il suo stesso padre, che non sa più come crescerlo.

Mio Figlio Una Scena Del Film
L'amore tra padre e figlio in una scena del film

In Mio figlio Ali tenta ogni carta nel disperato tentativo di superare quella barriera, con il fondamentale aiuto di suo padre - e nonno di Efe - con il quale gestisce l'attività di famiglia, trasportando in giro i turisti per tour esotici a bordo della barca di loro proprietà. Quando ogni speranza sembra ormai perduta, Efe ascolta le note di un pianoforte e sembra ricettivo alla musica: potrebbe essere forse questa l'ancora di salvezza per scavalcare quel muro che sembrava invalicabile?

Tutto per... Mio figlio

Mio Figlio Un Momento Del Film
Kıvanç Tatlıtuğ e il piccolo Alihan Türkdemir in una scena di Mio figlio

Un film sull'amore, sulla speranza e il sacrificio per affrontare un duplice dolore: non soltanto la drammatica perdita di quella figura materna che sarebbe stata quanto mai fondamentale, ma anche il fatto di non riuscire a comprendere quel bambino che sembra vivere in un mondo tutto suo. Un dramma all'ennesima potenza e non è un caso che Mio figlio esasperi proprio queste pagine via via più amare, con eccessi di retorica varia e assortita a caratterizzare i cento minuti di visione. Trasmesso in prima serata su Canale 5 in seguito al grande successo riscosso dalle produzioni turche sul piccolo schermo nostrano, il film non si nasconde sin da subito, ponendo immediatamente l'accento su questo complicato legame familiare che sembra non avere apparente soluzione.

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La forza delle interpretazioni

Mio Figlio Una Foto Del Film
Mio figlio: una foto del film

Se il racconto funziona nella sua litania strappalacrime è soprattutto grazie alle intense performance dei due principali protagonisti, il bel Kıvanç Tatlıtuğ quale padre tormentato e il giovanissimo Alihan Türkdemir, che rende l'autismo del suo personaggio credibile e struggente. Il resto del contorno e degli eventi è invece troppo sbilanciato sull'anima tragica, a cominciare da quei flashback che in una manciata di minuti ci introducono alla figura della compianta madre, ribattezzata come "la figlia del mare", morta prima del tempo. La stessa cittadina costiera che da sfondo alla vicenda non è mai teatro vivo e palpabile, lasciando che il gran finale abbia luogo - seppur quasi interamente in interni - nella più famosa e cosmopolita Istanbul, dove finalmente tutti i nodi verranno al pettine nel prevedibile epilogo.

Equilibri ed eccessi

Mio Figlio Una Sequenza
Un muro da infrangere per i protagonisti di Mio figlio

Mio figlio finisce per concentrarsi quasi esclusivamente su quel profondo, difficile, legame a un passo dal completo disgregamento, lasciando che il resto sia di poco peso. E allo stesso tempo aggiunge sottotrame ulteriormente melodrammatiche, in una sorta di ruffiana esaltazione del dolore che appare più come un mezzo gratuito per sconvolgere lo spettatore che un'effettiva ricerca della verosimiglianza. Se infatti il ritratto dello spettro autistico del bambino risulta credibile e tratteggiato con una certa sensibilità, la sceneggiatura pecca proprio nel suo voler calcare eccessivamente la mano nella sua enfasi magniloquente, assimilando di fatto tutto il film nell'afflizione della premessa.

Conclusioni

Ritrovatosi a crescere il figlioletto da solo dopo la tragica scomparsa della madre del piccolo, il pescatore Ali non riesce a infrangere quel muro di incomunicabilità dato dalla grave forme autistica del bambino, che vive isolato in un mondo tutto suo. Mio figlio è un melodramma turco che spinge eccessivamente sul suo alone tragico, enfatizzando le emozioni in cerca di facili lacrime da parte del pubblico più sensibile. Se le ottime interpretazioni dei due protagonisti permettono di dar vita ad un ritratto credibile della patologia, la sceneggiatura è fin troppo ridondante nel suo eccesso di tristezza e tragedie, rendendo i cento minuti di visione più pesanti del previsto.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Kıvanç Tatlıtuğ e il piccolo Alihan Türkdemir sono perfetti nei relativi ruoli.
  • Lo spettro autistico è tratteggiato con una certa lucidità.

Cosa non va

  • La sceneggiatura non cura a dovere il contesto e alcune sottotrame.
  • La ricerca di facili emozioni strappalacrime è forzatamente esasperata.