I 10 migliori reboot recentemente visti al cinema

Ecco quali sono i migliori reboot recenti visti sul grande schermo, in occasione dell'imminente arrivo di Godzilla VS Kong, che ha rispolverato due vecchie icone del cinema.

Christian Bale in una scena del film Batman Begins
Christian Bale in una scena del film Batman Begins

In italiano si traduce letteralmente come "riavvio", ma ci sono diversi modi di leggere la parola "reboot". C'è chi lo percepisce come brutto vizio di un cinema ormai a secco di idee, capace soltanto di saccheggiare dal passato alla ricerca di nostalgia, personaggi dall'usato sicuro e facili incassi. E poi c'è chi apprezza il coraggio di rimettersi in gioco, di aggiornare vecchi miti, come se il riavvio di una grande saga sia una specie di delicata operazione chirurgica. A qualsiasi scuola di pensiero apparteniate, è innegabile che il reboot sia diventata un'abitudine molto familiare al cinema commerciale, sempre pronto a guardare indietro pur di andare avanti. Oggi, però, non vogliamo guardare a questa moda con occhi critici o ripensare ai tanti disastri partoriti da questa tendenza, ma approfondire quei reboot capaci di rispolverare i fasti del passato ridando loro nuova luce e nuova energia.

Godzilla Vs Kong 1
Godzilla vs. Kong: Godzilla e Kong lottano per la supremazia

In occasione dell'imminente arrivo di Godzilla VS Kong, che ha scomodato due vecchie icone del cinema, ecco quali sono secondo noi i migliori reboot visti di recente al cinema.

10. Jumanji (2017)

Jumanji - Benvenuti nella giungla: Karen Gillan, Dwayne Johnson e Kevin Hart in una scena del film
Jumanji - Benvenuti nella giungla: Karen Gillan, Dwayne Johnson e Kevin Hart in una scena del film

Qui andiamo a scomodare un grande cult degli anni Novanta, ma prima mettiamo subito le cose in chiaro. No, il reboot di Jumanji non arriva alle vette di genuina avventura del film con il compianto Robin Williams. Però bisogna essere onesti e dire che la nuova saga capitanata da un Dwayne Johnson particolarmente autoironico fa tutto quello che un reboot ispirato deve fare: aggiornare il vecchio mito a i tempi moderni. E così, più di vent'anni dopo, il gioco da tavolo diventa videogioco, l'analogico fa spazio al digitale, e la dimensione ludica diventa un gioco di immedesimazione che passa anche dalla percezione alterata del corpo e dell'aspetto. Il tutto senza perdere quel gusto per l'avventura che aveva caratterizzato il primo, mitico Jumanji, di cui però si è persa ogni traccia di tensione.

9. Halloween - The Beginning (2007)

Tyler Mane e Hanna Hall in una scena del film Halloween
Tyler Mane e Hanna Hall in una scena del film Halloween

Anche in questo caso il confine tra il reboot e il remake è labile, ma dando vita a capitoli successivi, lo diamo per buono nella nostra classifica. Siamo alle prese con un'icona puramente cinematografica mitica e mitizzata. E quando si maneggiano maschere terrificanti pesanti come quelle di Michael Myers, è facile rimanerne schiacciati. Così come è facile perdere quasi sul nascere il confronto con i film del passato. Invece Rob Zombie dimostra di avere le idee chiare e di saper maneggiare quel mito con grande consapevolezza e disinvoltura. Così nasce Halloween - The Beginning, dedicato alle origini di Myers. Un vero e proprio prequel che affonda la lama nelle motivazioni perverse di un personaggio ispezionato ancora meglio nei suoi disturbanti lati oscuri. Peccato che il sequel non sia stato all'altezza.

8. Monsterverse (2014-2021)

Godzilla: il mostro in tutto il suo splendore
Godzilla: il mostro in tutto il suo splendore

Ed eccoci agli ultimi, enormi, mastodontici arrivati. Dalle parti di quel Monsterverse con il quale Warner e Legendary hanno fatto convivere ancora una volta i colossali Godzilla e King Kong, come già successo negli anni Sessanta. Certo, dal punto di vista puramente cinematografico lo splendido (e per noi troppo sottovalutato) King Kong di Peter Jackson meriterebbe di essere qui in classifica, ma lì siamo più dalle parti del remake che del puro reboot intenzionato a riavviare un intero franchise. Per questo, nonostante i loro alti e bassi, premiamo i tre film che dal 2014 a oggi hanno riportato in vita le creature più amate e temute del grande schermo in maniera abbastanza convincente.

Kong: Skull Island - La foto del mostro
Kong: Skull Island - La foto del mostro

Il Monsterverse è un universo narrativo partito in sordina con quel Godzilla pieno di idee visive nuove, ma poco avvincente a livello narrativo. Con Kong: Skull Island e Godzilla II - King of the Monsters le cose sono migliorate, con il brand che ha finalmente dato spazio a quello che conta davvero: enormi creature che si menano e dimenano sullo schermo senza esclusione di colpi. Poco importa che i personaggi umani siano stereotipati, piatti e insulsi. È giusto che sia così. Uno squilibrio che racconta bene la nostra assoluta inferiorità al cospetto di Kong e Godzilla.

7. La mummia (1999)

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Una scena de La Mummia

Vent'anni fa in molti bistrattarono la svolta action di un'icona monumentale come la Mummia. Un cult del passato, che ha scritto pagine indelebili del cinema horror, stravolto da una banale avventura. È vero, il cambio di tono è drastico, ma col tempo in molti si sono ricreduti e hanno apprezzato il grande coraggio della nuova saga de La Mummia, capitanata da un Brendan Fraser particolarmente a suo agio nell'avventuriero guascone con la faccia da schiaffi. Tralasciando il terzo deludente capitolo, i primi due film del franchise appassionano mettendo in scena il più credibile e degno erede di Indiana Jones visto negli ultimi anni. Mistero, gusto per la scoperta, ambientazioni ispirate e personaggi a cui è facile volere bene. Avercene di reboot "deludenti" come questo.

6. L'uomo invisibile (2020)

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L'uomo invisibile: un'immagine di Elisabeth Moss

Se è vero che "ogni storia d'amore è una storia di fantasmi", L'uomo invisibile conferma la regola. Attraverso una metafora semplice ma efficace, questo film è il classico esempio di reboot virtuoso, capace di prendere una vecchia icona e renderla attuale, vicino al reale e per questo ancora più atroce. Questo L'uomo invisibile entra a gamba tesa nelle ferite degli amori tossici, delle dipendenze affettive e delle manipolazioni da cui è difficile svincolarsi. In certi rapporti malati verrebbe da dire che l'uomo è sin troppo visibile, che è la donna a scomparire, ma Leigh Whannell va oltre la dicotomia vittima-carnefice in cui è facile prendere posizione e tifare per la poveretta di turno. No. L'Uomo Invisibile fa uno sforzo in più ed entra in una zona grigia. La sua protagonista è ambigua, lo spettatore per molto tempo dubita di lei, perché questa donna sbaglia, subisce ancora regole accettate per troppo tempo e continua dipendere da quel rapporto perverso. Attorno a questa partita a scacchi con se stessi, più che col trauma mostruoso, L'Uomo Invisibile costruisce una tensione efficace, un'azione che esplode quando deve e dà le chiavi in mano a una Elisabeth Moss come sempre fantastica a camminare sul filo tra fragilità e forza.

L'uomo invisibile, la recensione: reinterpretare un vecchio classico

5. Creed (2015)

Michael B. Jordan con Stallone in Creed
Michael B. Jordan con Stallone in Creed

Almeno un film negli ultimi quattro decenni. Un personaggio diventato un tutt'uno col suo attore e un attore diventato un tutt'uno col suo personaggio. Maestro di vita, idolo, icona. Cos'altro si poteva aggiungere all'epopea cinematografica di Rocky? A raccogliere la spugna è Ryan Coogler che con Creed realizza la perfetta via di mezzo tra un sequel e un reboot. Fruibile per i pochi a non conoscere la saga dello Stallone Italiano e molto apprezzata da chi è cresciuto con Rocky. Mettendo il film sulle spalle larghe di Michael B. Jordan, Creed pesca dal passato un grande avversario del nostro amato pugile e ci mostra cosa significa essere figlio di Apollo Creed. Un'ombra pesante, ingombrante, asfissiante, che non si può combattere o prendere a pugni. Così Stallone, prefetto nell'accettare il passare del tempo e la vecchiaia del suo corpo, è commovente nel costruire un bellissimo rapporto mentore-allievo, in cui due persone imparano a combattere battaglie personali al di fuori di qualsiasi ring.

4. Casino Royale (2006)

Daniel Craig e Sebastien Foucan in una scena del film Casino Royale
Daniel Craig e Sebastien Foucan in una scena del film Casino Royale

Un anno dopo il Batman di Nolan tocca a James Bond rifarsi il look e ridefinire il proprio mito. Durante gli anni Novanta 007 era diventato forse troppo glamour e patinato, vittima del suo stesso stereotipo rodato e troppo rassicurante. Bisognava cambiare le carte sul tavolo, bisognava giocare d'azzardo, ed ecco spuntare il bellissimo Casino Royale. Un film che ridefinisce Bond a partire dall'estetica, con un Daniel Craig molto lontano dalla raffinatezza e dall'eleganza british a cui eravamo abituati. Il suo è uno 007 più rozzo, grezzo, manesco, e soprattutto più fallibile. Nasce così un Bond Movie teso, rispettoso di alcuni canoni ma allo stesso tempo coraggioso nel raccontarci il vero dolore fisico, i traumi amorosi e la difficoltà di combattere il male in un mondo dominato dal digitale.

Casino Royale: 5 motivi per cui il film con Daniel Craig ha rivoluzionato la saga di 007

3. Saga Il pianeta delle scimmie (2011-2017)

The War - Il pianeta delle scimmie: un momento del film
The War - Il pianeta delle scimmie: un momento del film

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: qui siamo davanti al reboot per eccellenza. Perfetto esempio di come si rivoluziona completamente un franchise cinematografico in modo sensato. Dimenticato il mezzo pasticcio di Tim Burton, L'alba del pianeta delle scimmie apre le porte di una saga ricchissima, che ha avuto il grande merito di evolversi, cambiare e migliorare film dopo film. Se il primo capitolo si configura come un classico racconto di formazione basato sul rapporto simbiotico tra uomo e animale, Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie alza ancora l'asticella con la sua narrazione drammatica e post-apocalittica. Per poi arrivare all'apice assoluto toccato dallo splendido The War - Il pianeta delle scimmie, dove violenza bellica e atmosfere da western elevano la storia verso nuove vette. Senza dimenticare il lavoro eccelso svolto con gli effetti visivi. Nella saga de Il pianeta delle scimmie ogni primate ha una personalità tutta sua e Cesare si è imposto senza dubbio tra i personaggi più carismatici e meglio caratterizzati degli ultimi anni.

The War - Il pianeta delle scimmie: il significato del finale è più attuale che mai

2. Batman Begins (2005)

Christian Bale in una scena del film di Christopher Nolan, Batman Begins
Christian Bale in una scena del film di Christopher Nolan, Batman Begins

Dopo la splendida parentesi gotica burtoniana, il Cavaliere Oscuro era caduto negli abissi del kitsch carnevalesco con i due film di Joel Schumacher. Poi, proprio come un padre putativo, Christopher Nolan ha preso Bruce Wayne e gli ha insegnato a rimettersi in piedi. Batman Begins è senza dubbio uno degli esempi migliori di reboot efficace, sensato, ispirato. Nolan rivoluziona l'iconografia di Batman, lo ridefinisce sin dagli albori, creando una origin story votata al realismo, capace di farci subito entrare in empatia con la persona dietro maschera e in sintonia con l'uomo sotto il mantello. Così il cinecomic si riscopre maturo, e soprattutto attuale nel parlarci di paura collettiva, terrorismo e responsabilità delle figure politiche. A seguire Il cavaliere oscuro toccherà vette ancora più alte, ma Batman Begins è davvero un grande reboot di cui avremo sempre bisogno.

Come il Batman di Christopher Nolan ha cambiato per sempre i cinecomic

1. Mad Max: Fury Road (2015)

Mad Max: Fury Road - Tom Hardy si confronta con Charlize Theron
Mad Max: Fury Road - Tom Hardy si confronta con Charlize Theron

Più di 30 anni dopo il primo film della saga, George Miller resetta il suo malato mondo post-apocalittico e sforna un'esperienza visiva pura, di cui ricordiamo ancora la tachicardia una volta fuori dalla sala, con la bocca secca per tutta quella polvere. Mad Max: Fury road rimane una celebrazione memorabile del cinema come "racconto per immagini in movimento". Immagini e movimento. Non serve altro. Un film che sembra folle e anarchico, ma non fa altro che abbracciare il lato più primitivo del cinema. Poche parole, gesti emblematici, scenografia e montaggio che diventano racconto. E non è un caso che la frase cult di Fury Road sia un violento e convinto: "Ammiratemi!". Un B-movie di serie A, sfrenato come un piccolo film, epico come i migliori blockbuster. Fury Road è puro godimento estetico, estremo piacere cinematografico, capace di inchiodare alla poltrona/sedile e portarti in giro per il suo carnevale barbaro.