Il 1° Febbraio del 1901 nasceva Clark Gable, uno degli attori più apprezzati di sempre. Tra gli anni '30 e l'inizio degli anni '60, Gable prese parte a film che caratterizzarono il periodo d'oro della Hollywood di un tempo, e gli permisero di affermarsi come un'icona di fascino e stile, anche grazie a una spiccata personalità e una forte presenza scenica. Indissolubilmente legato alla Metro-Goldwyn-Mayer sin dai suoi esordi sul grande schermo a cavallo tra agli anni '20 e '30 (proprio l'epoca che, con l'avvento del sonoro, stava cambiando profondamente il cinema), Gable collaborò con la major di Los Angeles per oltre due decadi, nonostante degli alti e bassi che lo portarono anche a recitare per altre case di produzione, fino alla definitiva separazione nel 1953 (dopo il film Mogambo). Definito Il Re di Hollywood in un concorso ideato per i lettori di due tra i più importanti giornali americani nel periodo successivo alla vittoria del suo primo e unico Oscar nel 1935 (per Accadde una notte di Frank Capra), tale soprannome lo accompagnò per tutta la sua carriera, costellata da successi e periodi bui, questi ultimi corrispondenti anche a una travagliata vita privata.
Gable si sposò cinque volte, ma solo due furono i matrimoni felici. In particolare, quello con la straordinaria attrice Carole Lombard, alla quale si unì nel 1939: la donna che Clark amò follemente, per il suo carattere deciso, il suo anticonformismo e la sua bellezza. La Lombard, malauguratamente, scomparve in un tragico incidente aereo nel 1942, gettando Gable nello sconforto. Dopo l'apice toccato con i premi e soprattutto il successo enorme ottenuto con Via col vento nel ruolo intramontabile di Rhett Butler, The King sentì che per lui non v'erano più stimoli, come se il suo percorso artistico, e persino umano, non avesse più niente da dire. Precipitato in un vuoto dal quale non sembrava più riemergere, gli anni '50 segnarono però la rinascita di Gable, nonostante fosse avanti con gli anni rispetto ai "requisiti" richiesti dal cinema americano di quel tempo. Dopo qualche discreto film, fu soprattutto il quinto matrimonio a regalargli l'affetto che egli cercava da anni: sposò infatti l'attrice Kay Williams la quale, nonostante la differenza d'età, seppe sostenere il marito anche nella vita pubblica.
Gable prese così parte ad alcune delle sue migliori pellicole in assoluto, in particolare L'avventuriero di Hong Kong (1955), Gli implacabili (1955) e 10 in amore (1958), per il quale ottenne anche una nomination ai Golden Globe. Nel 1960, ricevette la proposta per un ruolo da protagonista nel film Gli spostati, con John Huston alla regia e con la presenza nel cast di Marilyn Monroe e Montgomery Clift. Per quell'attesissima occasione, The King offrì una prova sensazionale, che confermò ancora una volta la sua classe cristallina.
Riavvolgiamo però il filo del racconto e, nel centoventesimo anniversario della sua nascita, celebriamo una figura cardine della storia del cinema, attraverso i dieci migliori film di Clark Gable (in ordine cronologico) che hanno reso unica la straordinaria carriera dell'attore.
1. Io amo (1931)
Jan (Norma Shearer), figlia dell'avvocato Stephen Ashe (Lionel Barrymore), è una ragazza disinibita e dal carattere deciso. Cresciuta in una buona famiglia, ha però la tendenza a fare sempre di testa propria, tanto che un giorno presenta a casa il pregiudicato Ace Wilfong, lasciando di colpo il fidanzato Dwight Winthrop (Leslie Howard). Nonostante il padre, spesso in preda all'alcool, sia nettamente contrario a tale unione, Jan e Ace iniziano la loro focosa relazione, finché un giorno Stephen non propone un patto alla figlia per dimenticare i recenti errori. Ma la tregua durerà poco, e nemmeno Dwight si arrenderà facilmente a dover perdere la bella e dannata Jan.
Diretto da Clarence Brown, scritto da Becky Gardiner e tratto dal romanzo di Adela Rogers St. Johns, Io amo (titolo originale A Free Soul) è stato il film che ha regalato a Clark Gable la grande popolarità, grazie al ruolo del fascinoso e pericoloso Ace. L'attore non fu tra i candidati agli Oscar (venne premiato Barrymore, nominati anche il regista e Norma Shearer) ma alla MGM si resero conto di avere a disposizione un interprete dal potenziale immenso e che venne subito apprezzato dal pubblico. La pellicola possedeva un materiale narrativo estremamente esplosivo per l'epoca, accentuato dal personaggio di Jan, resa magnificamente da una sensualissima protagonista. Fu uno degli ultimi film prodotti prima dell'ingresso del cosiddetto "codice Hays" (dal nome del suo creatore), che determinò la condotta morale che il cinema avrebbe dovuto seguire da lì in avanti, in particolare nel linguaggio, nella rappresentazione di varie situazioni (in particolare concernenti il sesso, il consumo di alcool o droga e la religione) e nei contenuti trattati. Tale codice avrebbe lasciato spazio al più moderno MPAA film rating system soltanto dopo il 1968.
2. Accadde una notte (1934)
America, al tempo della Grande Depressione. La viziata ereditiera Ellie Andrews (Claudette Colbert) vorrebbe sposare l'aviatore King Westley, nonostante il parere contrario del padre Alexander (Walter Connolly), il quale lo considera un approfittatore. Per portare a termine i suoi intenti, Ellie fugge dal lussuoso yatch in Florida nel quale era stata trattenuta e tenta di arrivare a New York per ritrovare King.
Inseguita dagli uomini del padre che faranno di tutto per impedire lo sciaguratissimo matrimonio, Ellie prende un autobus affollato, certa com'è che nessuno potrà trovarla su un mezzo che una riccona come lei non utilizzerebbe mai. A bordo, però, conosce Peter Warne (Clark Gable), un giovane giornalista spiantato e da poco disoccupato, anch'egli vittima della crisi economica. Dopo aver scoperto chi si cela dietro l'identità della ragazza, comprende di poter approfittare di quell'incontro fortunato e casuale, proponendo a Ellie di accompagnarla fino a New York in cambio di un articolo esclusivo sulla sua storia amorosa; altrimenti, gli basterà fare una telefonata per riscattare il premio che Alexander Andrews ha promesso a chi gli riporterà indietro la scapestrata figlia. Ellie accetta: sarà così l'inizio di un viaggio imprevedibile e pieno di sorprese...
Il capolavoro di Frank Capra è una di quelle pellicole che possono definirsi ritratti di un'epoca. In Accadde una notte si parla di crisi del '29 e dei suoi effetti, di differenze tra classi sociali e dello spirito di quei tempi, colmo di grandi speranze ma inevitabilmente realistico. Scritto da Robert Riskin e tratto dal racconto di Samuel Hopkins Adams, oltre ad alcune scene memorabili e una grazia innata nella narrazione di Capra, il film rappresentò una rivincita sia per il regista che per Clark Gable. Il primo, nonostante fosse già ritenuto uno dei migliori autori in circolazione, non riuscì per diverso tempo a trovare un produttore che credesse in un racconto on the road, ritenuto da molti totalmente privo di interesse; Gable, d'altra parte, era stato "prestato" dalla MGM alla Columbia Pictures, e per di più dovette adattarsi alla convivenza sul set con Claudette Colbert, la quale non era altrettanto entusiasta di dover dividere equamente la scena con l'attore.
Nonostante le difficili premesse e un budget ridotto, Capra e il cast offrirono una prova eccellente, il cui risultato finale fu una pellicola praticamente perfetta, un grande successo di pubblico e, successivamente, anche di critica, inizialmente più fredda. Per Clark Gable il ruolo di Peter Warne rappresentò la definitiva affermazione artistica, tanto da poter tornare alla Metro direttamente dal portone principale. Il trionfo fu completo con la cerimonia degli Oscar del 27 Febbraio 1935, nella quale Accadde una notte conquistò cinque statuette: premiati il film, la regia, la sceneggiatura adattata di Riskin e, ovviamente, i due splendidi protagonisti.
La vita è meravigliosa, il cinema anche: cinque grandi film per ricordare Frank Capra
3. La tragedia del Bounty (1935)
XVIII secolo. Il vascello inglese Bounty solca gli oceani per cercare di arrivare all'isola di Tahiti, al fine di imbarcare alcune piante tropicali che verranno utilizzate per ragioni scientifiche. La nave è capitanata dall'inflessibile William Bligh (Charles Laughton), che fustiga e affama la propria ciurma creando un malcontento diffuso. Una breve tregua avverrà nel periodo in cui l'equipaggio giunge a Tahiti e lì farà sosta ma, ripreso il mare per tornare in patria, Bligh tornerà ad utilizzare gli stessi crudeli metodi di comando. La rivolta monta, un giorno dietro l'altro, capeggiata dall'ufficiale in seconda Fletcher Christian (Clark Gable). Quando esploderà, Bligh verrà abbandonato su una scialuppa insieme ai suoi uomini più fedeli. Tornato in patria, decide di ripartire con un nuovo vascello per cercare l'equipaggio ammutinato, mentre i rivoltosi si dirigeranno nuovamente verso Tahiti...
Diretto da Frank Lloyd, La tragedia del Bounty rappresentò lo sforzo produttivo più imponente della Metro-Goldwyn-Mayer, con lo storico produttore Irving Thalberg che mise a disposizione circa due milioni di dollari e assunse più sceneggiatori per cercare di dare un tono equilibrato a un film d'avventura ma dallo sfondo certamente drammatico. Gable, inizialmente, espresse soprattutto al regista diverse perplessità rispetto allo spazio che il suo personaggio avrebbe avuto nel film, ritenuto eccessivamente ridotto rispetto a quello del Bligh di Laughton. In realtà, la pellicola ebbe una riuscita stilistica e registica ancora adesso invidiabili. Per il ruolo di Fletcher Christian, Gable ottenne una nomination agli Oscar 1936, mentre furono otto in totale quelle de La tragedia del Bounty, che venne premiato come miglior film, accontentando la MGM più del suo cast.
Si ricordano altre due versioni di questa affascinante storia vera, per quanto fortemente romanzata nelle versioni cinematografiche: Gli ammutinati del Bounty (1962) e Il Bounty (1984).
Perché lo avete (ri)fatto? - I 15 peggiori remake della storia del cinema
4. San Francisco (1936)
Nel 1906, la giovane Mary Blake (Jeanette MacDonald) giunge a San Francisco in cerca di lavoro. Lo trova presso il Café Paradise, il locale più in auge della città, dove si esibirà come cantante alle dipendenze dell'esigente Blackie Norton (Clark Gable). Le qualità canore di Mary verranno presto notate da Jack Burley (Jack Holt) e dal signor Baldini della Tivoli Opera House, che le offrono di lavorare per loro puntando tutto sul suo talento. Mary accetta, scatenando le ire di Norton il quale, però, dopo averla vista esibire come Margarete nel "Faust", resta talmente affascinato dalla bravura della ragazza da rinunciare alla causa che voleva intentare contro i suoi nuovi datori di lavoro. Scoprendosi innamorato di Mary, Blackie le chiede di sposarlo e tornare al Paradise. Ma Padre Mullinn (Spencer Tracy), amico di Norton da lungo tempo, la dissuade, provocando ancora una volta la rabbia dell'uomo e allontanando così Mary. Mentre gli intrecci tra i protagonisti sembrano lontani da una soluzione, una minaccia inattesa incombe sulla città.
Diretto da W.S. Van Dyke e scritto da Anita Loos (dal racconto di Robert E. Hopkins al cui adattamento avrebbe contribuito anche Herman J. Mankiewicz, non accreditato), San Francisco è da considerare come un altro blockbuster degli anni '30 d'oro della MGM. La rievocazione del drammatico terremoto che nel 1906 sconvolse la California (8.3 di magnitudo stimata con oltre tremila vittime causate) richiese un budget di oltre 1,3 milioni di dollari e scenografie raramente ammirate in precedenza. Gable, protagonista inizialmente negativo, conoscerà la sua redenzione come, del resto, quasi tutti i personaggi dell'opera. Mentre la natura si abbatte violentemente sugli uomini, a questi ultimi non resta che guardare alle proprie piccolezze e purificarsi realmente per poter guardare al futuro. Nonostante gli sforzi produttivi della major, il film non venne apprezzato sufficientemente dalla critica.
Il successo commerciale del cinema catastrofico
5. Via col vento (1939)
Nell'America del 1861, il Sud delle grandi piantagioni di cotone fondate sulla schiavitù sembra vivere sospeso nel tempo e lontano dalla guerra alle porte. A Tara, in Georgia, la giovane Scarlett "Rossella" O'Hara (Vivien Leigh) non ha certo tempo per pensare a questioni di tale importanza, persa com'è nelle sue frivolezze. La ragazza sta però per essere sconvolta dall'annuncio delle nozze tra l'uomo che ama, Ashley Wilkes (Leslie Howard), e sua cugina Melanie Hamilton (Olivia de Havilland). Nonostante i tentativi di rompere il fidanzamento, Scarlett non riuscirà a raggiungere il proprio intento, rifugiandosi in un matrimonio che si rivelerà estremamente sfortunato.
Mentre infuria tragicamente il conflitto tra Unione degli Stati Uniti e Confederazione, ad una festa di beneficenza Scarlett incontrerà l'affascinante Rhett Butler (Clark Gable), un uomo destinato a entrare nella propria vita. Ma sarà prima il dramma della guerra a dividere le esistenze di tutti i protagonisti del racconto, e a stravolgere il mondo sul quale la famiglia di Scarlett aveva fondato il proprio benessere. Dopo essere divenuta il riferimento degli O'Hara, la donna dovrà rimboccarsi le maniche, ma ecco che l'uomo del destino, Rhett, incrocerà nuovamente il suo cammino.
Via col Vento, 80 anni dopo: Rossella O'Hara, ritratto di una donna tenace e moderna
A ottant'anni dalla sua uscita, Via col vento resta ancora adesso un riferimento cinematografico. La più grande e maestosa opera realizzata fino all'uscita di Ben-Hur (1959), uno sforzo produttivo immenso che ha fagocitato tre registi (Victor Fleming, George Cukor e Sam Wood, soltanto il primo venne accreditato ma fu anche l'autore che lo firmò quasi interamente), richiesto un budget di 3,9 milioni di dollari e un enorme utilizzo di scenografie, comparse e mezzi tecnici. Al botteghino, di conseguenza, colse un successo clamoroso: considerando l'inflazione, resta ancora adesso il film che ha registrato l'incasso maggiore nella storia del cinema, sia sul territorio americano che sul piano internazionale, avvicinato soltanto da Avatar (anche se il paragone resta azzardato per diverse ragioni).
Tratto dal romanzo di Margareth Mitchell e scritto da Sidney Howard (con il contributo di Oliver H.P. Garrett, Ben Hecht, Jo Swerling e John Van Druten), Via col vento è però da considerare nella sua portata complessiva, che va oltre quella strettamente produttiva. Sono recenti le giuste polemiche rispetto alla visione che il film dava rispetto alla questione razziale e della schiavitù dei neri americani, una piaga sociale che fu la causa scatenante (insieme alle questioni economiche) della Guerra di Secessione tra il Nord e il Sud qui protagonista. E, proprio nell'anno appena concluso, le proteste a seguito delle violenze negli Stati Uniti contro gli afroamericani e le minoranze etniche hanno scosso l'opinione pubblica internazionale; le divisioni che esistevano all'epoca in cui il film è ambientato resistono ancora adesso, segno di un'integrazione mai totalmente avvenuta. Per questa ragione, è inevitabile la condanna alla rappresentazione superficiale, affrettata e stereotipata della condizione dei neri all'interno del film e in generale della comunità black, soprattutto nel personaggio di Mammy (intrepretata da Hattie McDaniel), totalmente asservito a Rossella così come tutti coloro che "appartengono" ai proprietari terrieri bianchi, in una narrazione bidimensionale e che non affronta criticamente una questione di così rilevante importanza. Se pensiamo poi al doppiaggio italiano della stessa Mammy, incredibilmente caratterizzato ancora dai retaggi della cultura fascista (nonostante fosse stato eseguito nel dopoguerra), l'imbarazzo è ancora più amplificato.
Da Via col vento a Black Lives Matter: il razzismo nel cinema americano
Ma, fatte le dovute premesse storiche e restituita la giusta contestualizzazione al film, di Via col vento rimangono i dieci premi Oscar conquistati (su un totale di quindici candidature), la splendida colonna sonora firmata da Max Steiner e il quartetto di attori protagonisti. Su tutti, senza nulla togliere all'inutilmente amato Ashley di Leslie Howard e alla dolce Melanie dell'immensa Olivia de Havilland, la coppia magnifica e dannata composta da Scarlett e Rhett rappresenta tutt'ora un'icona di bellezza e fascino, oltre che uno scontro di caratteri forti e inafferrabili. Lei, magnetica e orgogliosa, disposta a tutto per ottenere ciò che vuole; lui, uomo di mondo dalle mille risorse, sfuggevole e misterioso, appassionato e integro. Vivien Leigh e Clark Gable, all'apice delle loro carriere, sono entrati nell'immaginario collettivo con due ruoli impareggiabili. A Gable, del resto, fu sufficiente essere sé stesso, con i suoi pregi e i suoi difetti, per rendere perfettamente Rhett Butler. Fino all'uscita di scena più celebre di sempre: "Francamente, me ne infischio". L'Academy gli negò la soddisfazione di vincere il secondo Oscar, provocando le ire dell'attore. La storia gli ha reso giustizia.
Da Justice League a Via col Vento: 10 film con troppi registi (e qualche guaio)
6. Mogambo (1953)
La ballerina Eloise Kelly (Ava Gardner) si reca in Africa accogliendo l'invito di un amico ma, per impreviste circostanze, è costretta a trattenersi in una sperduta fattoria che appartiene a Victor Marxwell (Clark Gable), un cacciatore che lavora per i giardini zoologici americani. Tra i due nasce una forte attrazione, anche se non sfocia completamente a causa delle rispettive spiccate personalità. Nel frattempo, alla fattoria giungono anche l'antropologo Donald Nordley (Donald Sinden) e l'affascinante moglie Linda (Grace Kelly). A prima vista, Vic si invaghisce di quest'ultima, ma sa anche che toglierla al marito potrebbe non essere l'azione più giusta. Una spedizione nell'entroterra potrebbe rappresentare l'occasione per chiarire la situazione...
Diretto da John Ford, scritto da John Lee Mahin e tratto dal lavoro teatrale di Wilson Collison, Mogambo è il rifacimento (sebbene con ambientazioni differenti) de Lo schiaffo, film del 1932 nel quale Clark Gable interpretava, anche in quell'occasione, il ruolo di Victor. Un affascinante cacciatore indeciso tra due donne dalla bellezza e dal magnetismo straordinari. Ava Gardner e Grace Kelly furono candidate all'Oscar; quest'ultima venne anche premiata ai Golden Globe. Fu l'ultimo lavoro per Gable alla MGM, ma rappresentò anche un importante successo per l'attore dopo il difficile periodo seguente alla scomparsa di Carole Lombard, e qualche insuccesso al suo ritorno sulle scene. Affascinante e elegante, sostenuto dalla presenza delle sue compagne d'avventura sul set, The King sembrava finalmente pronto a riprendersi il suo posto a Hollywood.
Grace Kelly, splendori e dolori di una regina del cinema
7. L'avventuriero di Hong Kong (1955)
Jane Hoyt (Susan Hayward) arriva a Hong Kong alla ricerca di suo marito, il fotoreporter Louis (Gene Barry). Nel frattempo, la donna attira l'attenzione di Hank Lee (Clark Gable), un contrabbandiere che, rimasto affascinato da Jane, le offre il suo aiuto. Ma le cose non sono così semplici come appaiono: Jane scoprirà che Hank è stato bloccato dalla Cina comunista poiché ritenuto una pericolosa spia. Così, per accelerare i tempi, Jane decide di fuggire da Hong Kong, e soprattutto dall'avventuriero. La donna, però, si rivolge a persone realmente temibili, e soltanto l'intervento di Hank potrà salvarla da quei loschi individui. A quel punto, tutto sarà cambiato tra i due, ma per confessare i loro sentimenti dovranno prima portare a termine la missione originaria.
Diretto da Edward Dmytryk e scritto da Ernest K. Gann, L'avventuriero di Hong Kong è uno dei classici anni '50 della 20th Century Fox, in uno scintillante formato CinemaScope e colore DeLuxe. Film di ottima fattura ed estrema scorrevolezza narrativa, che corroborò l'immagine di intramontabile eroe ben disegnata sull'ormai maturo Gable.
20th Century Fox: i film leggendari che hanno fatto la storia dello studio
8. Gli implacabili (1955)
Al termine della Guerra Civile Americana, il colonnello Ben Allison (Clark Gable) e il fratello Clint (Cameron Mitchell) sono sull'orlo del fallimento. Così, cercano di sbarcare il lunario compiendo rapine e furti, senza però ottenere quanto vorrebbero. Puntano in alto quando tentano di derubare il ricco Nathan Stark (Robert Ryan), ma la situazione si inverte quando ricevono la proposta di entrare in affari con lui, per guidare un'immensa mandria dal Texas fino al Montana, per poi dividere il guadagno a lavoro completato.
Dopo poco tempo dall'inizio del viaggio, Ben e Clint traggono in salvo la giovane Nella Turner (Jane Russell), vittima di un assalto degli indiani. La donna si unirà alla compagnia e tra lei e Ben sembra nascere una simpatia, ma ad attrarre l'attenzione di Nella sarà il più presuntuoso e ambizioso Nathan. Così, mentre i pericoli della missione si susseguono e il Montana sembra ancora lontano, le tensioni all'interno del gruppo aumenteranno progressivamente.
Diretto da Raoul Walsh e scritto da Sydney Boehm e Frank S. Nugent, Gli implacabili è un western di ottima caratura ed è un'altra pellicola targata Fox, la major che in quegli anni si distingueva più di ogni altra per dinamismo e varietà delle proposte cinematografiche. In un ruolo non consueto per Gable, l'attore statunitense colse l'aria di rinnovamento per affermarsi anche in un genere che aveva frequentato in poche altre occasioni, essendo da sempre più dedito all'avventura classica.
9. 10 in amore (1958)
Il giornalista Jim Gannon (Clark Gable) è il capo cronista dell'Evening Cronicle, ed è un convinto sostenitore che nel suo mestiere il lavoro sul campo sia di gran lunga più importante della preparazione teorica. Quando viene invitato a una conferenza universitaria, si presenta in aula come fosse uno studente, per dimostrare che chi insegna non ha poi così molto da dire. Ma le intenzioni poco edificanti vengono svilite da una donna arguta e affascinante, Erica Stone (Doris Day), figlia a sua volta di un altrettanto illustre giornalista, che sostiene le tesi esattamente contrarie di Jim sul lavoro del cronista. Rimasto colpito e incuriosito da Erica, il giornalista continua a seguire le lezioni, finché non si troverà al punto di capire di essersi innamorato della professoressa, ma senza avere il coraggio di svelare la propria identità e confessare tutto. Ma la verità non potrà essere nascosta a lungo...
Diretto da George Seaton e scritto da Fay e Michael Kanin, 10 in amore (titolo originale Teacher's Pet) è una brillante commedia romantica imperniata, più che sull'originalità, sull'interpretazione dei due protagonisti. Clark Gable, qui insieme a Doris Day, si riscoprì a suo agio in un ruolo che gli diede parecchia libertà d'azione sul set: nonostante si dirigesse verso i sessant'anni, per lui era ancora tempo di fare l'innamorato e di far sognare il pubblico con semplicità. Per questo ruolo ottenne la sua prima nomination ai Golden Globe, che avrebbe replicato l'anno successivo con Ma non per me.
Le 25 migliori commedie romantiche di sempre da vedere
10. Gli spostati (1961)
Roslyn Taber (Marilyn Monroe) ha da poco divorziato. Bellissima e spiccata di naturale sensibilità, tramite l'amica Isabelle (Thelma Ritter) conosce due uomini, profondamente diversi come carattere: il cowboy Gay Langland (Clark Gable), anch'egli in attesa del divorzio, e Guido (Eli Wallach), un rude meccanico.
Dopo aver respinto le avances di quest'ultimo, Roslyn sente che stia nascendo un sincero affetto per Gay, il quale peraltro ricambia la simpatia e ne apprezza i modi garbati. Tutto sembra procedere per il meglio tra i due finché Guido non invita Gay a partecipare a una caccia ai cavalli selvaggi. La tragicità del rodeo e le gratuite violenze perpetrate ai danni degli indifesi animali scuotono Roslyn, che resta coinvolta emotivamente dopo aver anche assistito a un incidente che provoca delle ferite a Perce Howland (Montgomery Clift), un concorrente della gara. La donna adesso guarda con occhi diversi Gay, credendo che in fondo anch'egli non sia migliore di quei rozzi uomini che la circondano...
Diretto da John Huston e scritto dal celebre drammaturgo Arthur Miller, Gli spostati (titolo originale The Misfits, ovvero "i disadattati") raccontava un West contemporaneo dove non c'era più spazio per l'epica ma solo per una decadente realtà in un'America che cambiava, probabilmente in peggio. Se il western revisionista, di lì a poco negli anni, avrebbe sovvertito la prospettiva sui racconti che avevano spopolato negli anni e celavano la drammatica guerra che i "nuovi americani" avevano perpetrato ai danni dei Nativi, Gli spostati concentra l'attenzione su quegli stessi americani ma della nuova generazione degli anni '50, e sulla crudeltà che li pervadeva profondamente, come se non avessero più alcuna umanità e avessero dimenticato che la natura, la terra e gli animali fossero un patrimonio prezioso da difendere. Inoltre, i rapporti umani sembravano non avere più importanza, come se l'amore e l'amicizia avessero perduto il loro valore e quella che appariva come un'evoluzione della società di quel tempo non era che un ritorno allo stato brado dei sentimenti, incapaci come appaiono i protagonisti di provare empatia l'uno per l'altro, avendo l'illusione di possedere tutto ma senza avere in realtà nulla tra le mani.
Il personaggio di Roslyn, così, esprime un senso di purezza e libertà, come un fiore appena sbocciato che non va toccato. Una donna come fulcro della vicenda tra tanti uomini cancellò la narrazione machista e impose un nuovo modello narrativo, come soltanto i grandi film sono in grado di fare. Fondamentale, oltre a regia e sceneggiatura, il contributo del cast, dal quale spiccarono le due forti personalità di Marilyn Monroe e Clark Gable. Entrambi inconsapevolmente alla loro ultima interpretazione, insieme furono straordinari per intensità drammatica, consegnandosi al mito in un'ultima scena estremamente significativa, con Roslyn e Gay in cerca di un'agognata liberazione da logiche sociali ormai inaccettabili.
Poco tempo dopo la fine delle riprese, Gable morì improvvisamente, probabilmente anche per aver dato un contributo fisico troppo severo durante la lavorazione del film, sfinendosi come sua abitudine per la grande generosità che lo contraddistingueva. Non avrebbe assistito al successo di critica e pubblico de Gli spostati e all'arrivo del suo primo figlio, John, che venne stretto orgogliosamente tra le braccia dalla madre Kay pensando a quanto il padre sarebbe stato felice di crescerlo. Per Clark si era già aperta la strada più luminosa, nel firmamento delle grandi stelle.