Mid90s, la recensione: Jonah Hill ci porta negli anni ’90

La recensione di Mid90s, debutto alla regia di Jonah Hill che ci porta negli anni '90 per seguire la storia di un tredicenne che cerca di trovare il proprio posto nel mondo.

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Mid90s: una scena del film

Come tanti attori prima di lui, Jonah Hill ha fatto il salto dietro la macchina da presa. Presentato nella sezione Panorama dell'edizione 2019 del Festival di Berlino, il suo Mid90s fa esattamente quel che il titolo evoca: ci riporta indietro nel tempo, a quegli anni '90 in cui lui stesso ha vissuto l'adolescenza, essendo nato nel 1983, portando un passo (o almeno un decennio) in avanti l'ondata nostalgica che imperversa nel mondo dell'intrattenimento negli ultimi anni. Una nostalgia che per quanto riguarda Hill appare assolutamente sincera, oltre che funzionale a raccontare la storia di un adolescente che cerca il proprio posto nel mondo, affamato di amici e contatto umano. Un film che ci è sembrato riuscito, onesto e ricco di calore, e ve ne raccontiamo i motivi in questa nostra recensione di Mid90s.

Amicizia e skate nella trama di Mid90s

Anche se ha tredici anni, Stevie sembra più giovane dei suoi anni. A casa deve sottostare alle vessazioni del fratello maggiore Ian e la scarsa presenza di una madre single; fuori casa non ha amici né punti di riferimento. Li trova in un negozio di skateboard locale, frequentato da un gruppo di ragazzi più grandi che attira la sua attenzione. Si procura uno skate, inizia a esercitarsi davanti casa e poco a poco riesce a integrarsi nel gruppo di skaters del negozio, ragazzi stravaganti ma diretti e sinceri che diventano il suo primo gruppo di veri amici. Cambia, ovviamente, un cambiamento messo in scena attraverso piccoli gesti e dettagli. Fa le sue prime esperienze e le prime incoscienti pazzie. In una parola, cresce.

Stevie e gli altri: i personaggi di Mid90s

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Mid90s: un'immagine del film

È abile Jonah Hill a tratteggiare il personaggio di Stevie e tutte le difficoltà dell'adolescenza, quell'essere divisi tra il sentirsi ancora bambini e la voglia di fare cose da grandi. Difficile non rivedere nel ragazzo, interpretato dal bravo Sunny Suljic, tanti dubbi, incertezze, desideri e incongruenze che tutti noi abbiamo provato almeno una volta nella vita. Questo ci permette di fare quel passo necessario verso la storia per poterla vivere e sentire, affinché quel bizzarro gruppo di skaters, che comprende personaggi dai nomi strambi come Fuckshit e Fourth Grade, diventi anche un po' il nostro gruppo di amici, almeno per l'ora e mezza di film. Personaggi ben dipinti da un cast composto anche da non professionisti, che Jonah Hill riesce a condurre in modo da risultare credibile. Discorso a parte merita il fratello maggiore di Stevie, Ian, interpretato da un solido Lucas Hedges: un personaggio che si mostra forte e sicuro, bullo nei confronti del fratello, e che cela alcune sfaccettature importanti per la costruzione narrativa del film.

Un tuffo negli anni '90

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Mid90s: Sunny Suljic in una scena

È indicativa da questo punto di vista la sequenza d'apertura di Mid90s, che ci mette faccia a faccia con una cruda sequenza di violenza domestica: l'inquadratura, fissa sul corridoio di casa, viene invasa da Stevie, lanciato fuori da una stanza e poi picchiato con violenza dal fratello Ian. I colpi sono duri, cattivi, sottolineati dal sonoro, e si ha la netta sensazione di un'apertura da thriller più che storia adolescenziale. Se il film di Hill non è una semplice coming of age è per questo sottofondo da dramma familiare che emerge di tanto in tanto, dando spessore sia alla storia che ai suoi personaggi. Non è da meno l'impalcatura visiva della pellicola messa in piedi dal regista e dal suo direttore della fotografia Christopher Blauvelt, che si ispira profondamente agli anni '90: il formato video è in 4:3 e la grana del 16mm dà la sensazione che sia girato con una videocamera dell'epoca. Proprio quella stessa videocamera che vediamo usata da uno dei ragazzi, che dimostra un'attenzione ai dettagli che compone un'ambientazione fatta di Nintendo, abiti e tanti oggetti dell'epoca. Oltre che delle canzoni, dai Nirvana a Seal e i Cypress Hill, che accompagnano l'evocativa colonna sonora firmata da Trent Reznor e Atticus Ross.

Un primo passo più che interessante per Jonah Hill, che ha sfruttato la propria esperienza personale per portare su schermo la sua prima storia. Il debutto è promettente e lo aspettiamo alla sua prossima fatica sperando in una conferma.

Movieplayer.it

3.5/5