Con quella sua voce sottile, da bambina, ha sedotto migliaia di uomini. Ha infranto i cuori di star famose, come Don Johnson e Antonio Banderas, e di comuni mortali. Nonostante il tempo sia stato impietoso con il suo bellissimo viso, Melanie Griffith è ancora incredibilmente seducente. L'attrice, vincitrice di un Golden Globe e candidata all'Oscar per la sua irrestibile perfomance in Una donna in carriera di Mike Nichols, appare genuinamente emozionata di fronte alla Piazza Grande gremita di spettatori tanto da sentire il bisogno di tirare fuori il telefono per filmare il pubblico. Un ricordo che andrà a far parte della sua straordinaria galleria di esperienze vissute in quel di Hollywood dove, figlia d'arte della celebre bionda hitckockiana Tippi Hedren, tra alti e bassi è riuscita comunque a costruirsi una carriera indimenticabile.
Oggi Melanie Griffith ha superato l'età critica per le donne a Hollywood, quella in cui si comincia a invecchiare e la rosa di ruoli offerti dagli studios si riducono, e può permettersi di fare ciò che vuole, artisticamente parlando, ma non solo. La diva confessa candidamente di essere "un po' anziana per Hollywood. Per qualche anno ho smesso di lavorare e mi sono dedicata a crescere i miei figli. Ora sto lavorando di nuovo. Presto farò due film e a gennaio debutterò a Broadway con un nuovo spettacolo. Mi è rimasta solo una figlia che va a ancora a scuola. Appena Stella andrà al college sarò libera e potrò fare quello che voglio".
Un progetto senza rete di sicurezza
Per il momento la ritrovata libertà di Melanie si è tradotta nella partecipazione a un corto indipendente, diretto dalla semiesordiente Rachel McDonalds e finanziato con i capitali raccolti in due fasi col crowfunding su Kickstarter. "Thirst è un film sulla compassione e sulla interconnessione tra esseri umani, ma anche sulle dipendenze" racconta l'attrice. "Il mio personaggio, Sue, è un'alcolista che vive alti e bassi finché un giovane uomo non entra nella sua vita. Io odio guardare me stessa al cinema, ma sono venuta a Locarno perché ho amato molto fare il film e volevo sostenerlo insieme a Rachel. Thirst è stato girato in tre giorni. La storia è ispirata a una storia vera che ha vissuto un amico di Rachel". Ma come una diva del calibro della Griffith ha accettato di partecipare a un progetto di dimensioni ridotte? Ce lo racconta la regista Rachel McDonalds, che spiega: "A farci il nome di Melanie Griffith la prima volta è stato il direttore del casting. Le abbiamo inviato la sceneggiatura e lei, di risposta, ci ha invitato a casa sua. E' stata gentilissima e abbiamo parlato a lungo del progetto". Aggiunge candidamente Melanie: "Interpretare quel ruolo, per me, era una grossa sfida perché sono stata davvero un'alcolista e ne sto uscendo davvero solo ora. Pensavo che sarebbe stato un modo per liberarmi. Quando ho incontrato Rachel ho visto qualcosa in lei e nei suoi occhi. Sentivo che era come se avessi già incontrato Rachel in precedenza e ho deciso di tuffarmi in questa avventura".
Non esistono piccoli ruoli, ma solo piccoli attori
Che cosa cerca Melanie Griffith in un regista? "E' così bello andare su un set e trovare una regista come Rachel che sa esattamente cosa vuole. Sia dal punto di vista visivo che narrativo aveva le idee molto chiare. Mi ha dato tantissima libertà di fare ciò sentivo necessario per il mio personaggio, ma quando serviva si avvicinava e mi sussurrava consigli estremamente intelligenti. Quando studiavo recitazione, un insegnante mi ha spiegato che recitare è un gioco da bambini, ma con regole da adulti. Ho cercato di far tesoro di questa verità e me ne sono ricordata ogni volta che ho affrontato un nuovo personaggio. Recitare in un corto o in lungometraggio non richiede un cambiamento nel lavoro di attore. Non esistono piccoli ruoli, ma solo piccoli attori". Stavolta la diva di Qualcosa di travolgente e Pazzi in Alabama si è trovata a essere diretta da una giovane donna. "Ho lavorato varie volte con registe donne e il motivo per cui collaboro sempre più spesso con loro è che effettivamente c'è una differenza di approccio. Amo i registi uomini, sono fantastici, io non sono una femminista, però le donne guardano una scena con un sentimento diverso. Percepiscono la direzione richiesta dai sentimenti, mentre un uomo è più decisionista e dice 'io penso che il personaggio farà così'. Purtroppo ci sono poche donne che dirigono film e mi auguro che diventino sempre di più". Quando le si ricorda la sua incredibile fama, la Griffith si schernisce smentendo di sentirsi un'attrice arrivata. "Io penso di avere ancora tante cose da provare e sono ancora terrorizzata quando mi chiamano a lavorare. E' una paura che mi porto dietro da sempre, ma è bello quando il tuo lavoro trova conferme e scopri di essere migliore di quanto pensi. Di essere riuscita ancora una volta a interpretare un nuovo personaggio".
"Mia figlia Dakota è una forza della natura. Ma io non andrò a vedere Cinquanta sfumature di grigio perché lei non vuole. Abbiamo fatto un patto".
Adesso la bella Melanie, consapevole di come vanno le cose, sembra essere più che felice di farsi da parte per lasciare i riflettori alla figlia Dakota Johnson, protagonista del chiacchieratissimo Cinquanta sfumature di grigio, film erotico che arriverà nei cinema di tutto il mondo il prossimo San Valentino. "Dakota proviene da una generazione di attrici, sarà certamente migliore di me e di mia madre. E' una giovane donna eccezionale, ha osservato tutti i miei errori e quella di sua nonna e ne ha fatto tesoro. E' una forza della natura. Ma io non andrò a vedere Cinquanta sfumature di grigio perché lei non vuole. Abbiamo fatto un patto".