Me Time - Un weekend tutto per me, la recensione: la dura legge del mammo

La recensione di Me Time - Un weekend per me con Kevin Hart e Mark Walhberg, un buddy movie con un taglio domestico, volto a mostrare la vita dei padri casalinghi pronti a ritagliarsi una propria libertà.

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Me Time - Un weekend tutto per me: una scena del film

Ardua la vita dei realizzatori di commedie. Chiamati a seguire un canovaccio pre-impostato, tipico dei canoni del genere, questi sceneggiatori si pongono comunque alla ricerca di quel guizzo improvviso, quell'elemento inedito capace di rientrare nei confini del genere, e allo stesso tempo rivoluzionarlo, apportando una freschezza prima sconosciuta.
Come sottolineeremo in questa recensione di Me Time - Un weekend per me, lo sceneggiatore e regista John Hamburg, ci ha provato in tutti i modi a sconvolgere le regole del gioco, proponendo una lettura differente del buddy movie, dove a dare il là al decorso degli eventi, è una sconvolgente ricerca di uno sprazzo di libertà da parte di un casalingo tutto casa e famiglia come quello interpretato da Kevin Hart.

Ma quello che ne consegue è una riproposizione fedele e pedissequa di momenti già vissuti, tessere di un puzzle già scoperte, che per quanto modificate nell'aspetto e scomposte nell'ordine narrativo, non offrono alcunché di differente e innovativo. Un copia e incolla di commedie passate, nascoste sotto un velo dell'apparente novità, pronto a sfilacciarsi scena dopo scena, battuta dopo battuta.

ME TIME - UN WEEKEND TUTTO PER ME: LA TRAMA

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Me Time - Un weekend tutto per me: una sequenza del film

Sonny (Kevin Hart), dopo diversi anni alle prese con faccende casalinghe e familiari, ha finalmente la possibilità di passare qualche giorno da solo, riservandosi del tempo tutto per sé. Ci prova ad affrontare nuove avventure, a iscriversi a golf, o passare una serata in un nightclub. Ma alla fine la soluzione per il vero divertimento è quella che evitava sin dall'inizio, chiamare l'amico di una vita e complice di innumerevoli disavventure: Huck (Mark Wahlberg). Sfruttando come espediente il festeggiamento dei 44 anni di quest'ultimo, Sonny parte con lui in un weekend all'insegna del divertimento, che cambierà per sempre la vita dell'uomo. Che sia in meglio o in peggio starà allo spettatore scorprirlo.

BUDDY DADDY MOVIE

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Me Time - Un weekend tutto per me: Mark Wahlberg e Kegin Hart in una scena con la tartaruga

Nel gergo cinematografico, il termine "buddy movie" sta a indicare un film tutto giocato su una coppia, spesso dicotomica, di amici o colleghi, capaci di intrattenere il pubblico, e farlo sorridere, proprio sulla scorta delle proprie divergenze. Partendo da tali presupposti, Me Time - Un weekend tutto per me si discosta presto dalla soggettività del proprio titolo, per accettare i termini e le condizioni del buddy movie, ripetendone a menadito le regole basilari e i passaggi fondamentali. Il film diretto da John Hamburg non aggiunge nulla di nuovo, sfruttando appieno l'incontro/scontro di due personalità così opposte, eppure così incapaci di fare a meno l'uno dell'altro. Cercano di allontanarsi, evitarsi, ma alla fine Sonny e Huck trovano sempre il modo per ritrovarsi e, insieme, distruggere per creare qualcosa di nuovo. Nella loro amicizia vige un contrasto che più che fisico, può dirsi caratteriale. Da una parte abbiamo Huck, bambino mai cresciuto, spinto costantemente da una fame egoistica e capricciosa di nuove avventure, incurante delle conseguenze e dominato dai propri istinti. Dall'altra Sonny, incarnazione perfetta dell'uomo maturo, dedito alla propria famiglia, che una volta che tenta di lasciar libero il proprio fanciullino interiore non fa altro che cadere, sbagliare, per poi imparare, con il rischio di cadere di nuovo. È un uomo talmente dedito al proprio ruolo genitoriale, quello interpretato da Kevin Hart, da ritrovarsi a fare da padre anche al proprio migliore amico: un compromesso psicologico che gli permette di non discostarsi troppo da quella zona di conforto da lui stessa creatasi, trovando in essa una sorta di giustificazione alle proprie scelte sbagliate, e un motivo per crescere e migliorare. Eppure, qualcosa di tossico si muove silente in questa relazione tra amici; una sensazione che supera il tema dell'opposizione, per radicarsi nell'epidermide di uno spettatore che per quanto divertito non può esimersi dal giudicare il comportamento dei due uomini, ora regrediti al ruolo di adulti con atteggiamenti da bambini. Una narrazione che se poteva far ridere agli albori del sottogenere del "buddy-movie", all'alba del 2022 sa già di ampiamente provato, come una torta zuccherosa che al terzo assaggio riempie e satura.

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COP(P)IA DI MILLE AVVENTURE

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Me Time - Un weekend tutto per me: Mark Wahlberg e Kegin Hart in una scena del film

Affondare a piene mani nel genere della commedia, e in particolare del "buddy-movie" significa sottostare a certe regole e implicazioni. Niente deve distrarre lo sguardo di uno spettatore ora chiamato a godersi semplicemente lo spettacolo, a ridere e divertirsi delle disavventure altrui per rivalutare le proprie. Da questo punto di vista la coppia Kevin Hart-Mark Walhberg funziona alla perfezione. Consci di poter sfruttare ed esacerbare le proprie espressioni e mimiche facciali per sottolineare i caratteri e i pensieri dei propri personaggi, i due protagonisti caricano ogni frammento della propria performance, pur non scadendo mai nell'anonima macchietta. Hart si limita a riproporre modelli interpretativi già proposti e sempre migliorati, mentre Walhberg torna a una comicità iniziale che aveva nel tempo messo da parte. Eppure, a portare sullo schermo la loro storia è una regia anonima, poco incline a mostrarsi con riprese virtuosistiche e azzardate, per immortalare a giusta distanza i propri protagonisti. Lo stesso montaggio gioca su un'elementarità di raccordo, improntata su semplici campi e controcampi. Una linearità e semplicità visiva volta alla facile comprensione e diretta immedesimazione degli spettatori, ma che finisce per sacrificare un'innovazione qui ridotta allo zero, e poco incline a eliminare quel sapore di già visto che va a risiedersi nella punta della lingua e ai confini del ricordo.

GIRL POWER E PADRI DI CASA

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Me Time - Un weekend tutto per me: Kevin Hart e Regina Hall in una scena del film

Il mondo cambia. La società si evolve, e di certo il cinema, finestra diretta sulla realtà, non si esime dal correre dietro a ogni mutamento, immortalandolo senza filtri, o con fare metaforico. È una società, la nostra, che tenta di aprirsi alla parità di genere, dove la figura dell'angelo del focolare viene abbattuta come idoli pagani. Me Time - Un weekend per me tenta di stare al passo con i tempi, lasciando al ruolo di lavoratrice professionista e poco ambiziosa, quello della moglie, mentre al marito è riservato il compito di padre e casalingo modello. Un'inversione di genere, un ribaltamento di stereotipi ormai superati interessanti e apprezzabili, ma che nell'economia del racconto finiscono per non rivoluzionare alcunché. Alla fine la comicità rimane tutta una questione personale di esistenze bloccate in una totale insicurezza, pronte a confermare la propria superiorità rispetto a un altro possibile rivale (Armando). Ogni gag, ogni trovata comica è frutto pertanto di un continuo capriccio, e non di un monito sociale travestito di ironico spettacolo. Un'essenzialità che ben si adatta al contesto e agli intenti dell'opera, ma che nell'ottica più ampia del genere risulta facilmente dimenticabile e sostituibile con uno e mille altri titoli.

Far ridere non è facile; farlo parlando del nostro presente ancora meno. Si può coraggiosamente rischiare tentando di rivoluzionare il genere di riferimento, oppure camminare su percorsi già battuti, ripetendo quanto già compiuto con successo da altri. Me Time - Un weekend tutto per me tenta di addentrarsi nel bosco buio e fitto del primo caso, finendo poi per incappare nel secondo. In una partita a memo, il film di Hamburg è una tessera già scoperta più volte e confusa con mille altre, il cui ricordo svanirà, perdendosi nella scia dell'eterna galassia dei "buddy movie".

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Me Time - Un weekend per me sottolineando come il film con Kevin Hart per quanto simpatico e divertente, finisce per non apportare nulla al sottogenere di riferimento (quello del buddy-movie) con il rischio di essere facilmente dimenticato dalla mente dello spettatore.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • La chimica tra i due attori.
  • Il tentativo di ribaltare gli stereotipi del genere.
  • La forza di qualche battuta.

Cosa non va

  • L'anonimato della regia.
  • Il senso di dejà-vu che ammanta l'intera pellicola.