Il Marvel Cinematic Universe, il gigantesco universo cinematografico e seriale de La Casa delle Idee oramai nato nel 2008 con l'arrivo di Iron Man nei cinema, ha bisogno di rinnovamento. È evidente che, dopo la Saga dell'Infinito (che ha coinvolto le prime tre fasi del piano), qualcosa ha iniziato a scricchiolare in casa Marvel e la dozzinalità dei prodotti, così come un calo qualitativo sono solo alcuni dei problemi evidenti riscontrati in questi ultimi anni. Alla base, infatti, c'è una piaga ben più grave ovvero un controllo artistico e produttivo mastodontico e accentratore di Kevin Feige, Presidente dei Marvel Studios, a scapito di tutti gli altri creativi, dai semplici visual artist fino a passare ai registi e sceneggiatori.
Delle recenti dichiarazioni di Nia DaCosta, regista di The Marvels, sono l'ennesimo campanello d'allarme che ci auguriamo possa essere ascoltato con cognizione di causa. Andiamo quindi a ricostruire cosa sta accadendo dietro le quinte del Marvel Cinematic Universe, auspicando un cambiamento che sicuramente è possibile, ma che deve essere abbracciato da tutti, a partire dagli spettatori.
Le deludenti dichiarazioni di Nia DaCosta
Cominciamo dalla fine, da alcune parole che la regista dietro The Marvels ha pronunciato durante un'intervista per Vanity Fair. La cineasta, senza mezzi termini, ha infatti raccontato di essere perfettamente consapevole del fatto che il lungometraggio che ha diretto non è mai stato sotto il suo controllo, avendo implicitamente ceduto la gestione del progetto, fin dal principio, a Kevin Feige: "È una produzione di Kevin Feige, è il suo film. Quindi penso che si viva in quella realtà, ma ero arrivata con la consapevolezza che una parte di te sarebbe passata in secondo piano." Delle affermazioni che non ci dicono, purtroppo, nulla di nuovo anche se comunque sconvolgono per lucidità e chiarezza. Probabilmente l'aspetto che più colpisce è la tranquilla e pacata serenità della film-maker che sa di essere solo un piccolo ingranaggio di un sistema soverchiante che nasconde bene la verità dei fatti. Ad ogni modo non è affatto la prima volta che si mette in cattiva luce il dominio incontrastato di Feige e no, non ci stiamo riferendo all'oramai inflazionato "attacco" di Martin Scorsese.
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Le critiche (sensate) di Tarantino nei confronti del Marvel Cinematic Universe
Sembra infatti che, troppo rapidamente, la gente si sia dimenticata della stoccata di Quentin Tarantino contro quella che, all'interno del suo recente libro Cinema Speculation, ha chiamato Marvelizzazione di Hollywood. Il famoso regista e sceneggiatore statunitense ha messo in evidenza che, a detta sua, gli attori dei film Marvel rimangono nelle retrovie, con i personaggi dei fumetti che in realtà prendono gli applausi al loro posto: "Ci sono tutti questi attori che sono diventati famosi interpretando personaggi dei fumetti, ma non sono delle vere star del cinema. Captain America è la star, Thor è la star. Voglio dire, non sono il primo a dirlo". In questa osservazione del cineasta, tra l'altro condivisa da Chris Evans, si annida una sottile conseguenza derivata proprio dal monopolio creativo di Kevin Feige. Proprio quest'ultimo ci ha abituato ad un sistema dove persino gli attori di punta si sacrificano per il piano, con il pubblico che si è dimenticato di tutto il team dietro questi cinecomic, dando credito solo al grande demiurgo e agli eroi su schermo.
La voce dei grandi autori
Ma gli attori non sono gli unici ad essere tagliati fuori, per l'appunto, con anche i registi e gli sceneggiatori che perdono la loro influenza e personalità di fronte ad una gestione verticale dell'intero flusso narrativo e contenutistico. Se ci pensate bene, in questi anni di MCU sono realmente pochi i cineasti che sono riusciti ad avere una propria indipendenza artistica con il caso più eclatante di James Gunn che ha costruito il suo universo galattico a suo piacimento, dovendo però per forza mediare con il grande capo. È proprio questo il punto: anche se in alcuni casi si è lasciata carta bianca agli autori (e forse l'esempio recente più lampante è stato quello di Sam Raimi con Doctor Strange 2, come è emerso nella nostra recensione), alla fine l'ultima parola è sempre stata quella di Feige e ciò inizia a diventare un po' problematico, con dei risultati negativi evidenti.
L'esigenza di mettersi da parte
Di per sé si potrebbe pensare, ingenuamente, che un controllo autoritario e inflessibile di questo tipo sia un toccasana per un mondo interconnesso di proporzioni colossali come l'MCU che effettivamente richiede non solo una rigida modulazione delle varie produzioni, ma anche una persona fisica che detti il canone (come George Lucas per Star Wars). Peccato che, però, anche il padre di Guerre Stellari si è abituato all'idea di nuovi padawan come il talentuoso Dave Filoni che con Ahsoka ha dimostrato tutta la sua competenza e amore per il franchise (come se Rebels e Clone Wars non fossero state sufficenti). Ecco che quindi, allo stesso modo, anche Kevin Feige dovrebbe decentrare maggiormente il suo lavoro, non solo per diversificare i punti di vista e la gestione del Marvel Cinematic Universe, ma anche perché questo piano cinematografico e seriale ha bisogno urgente di nuove voci. Probabilmente non è infatti un caso che, dopo i fasti delle prime tre fasi dell'MCU, l'intero universo supereroistico stia colando a picco con la stessa qualità dei prodotti che ne sta risentendo, forse perché il soffocamento dell'autorialità e questa strategia monopolizzante non funzionano più.
Cosa sta succedendo in casa Marvel Studios?
La rivoluzione parte dal pubblico
È quindi evidente che qualcosa deve cambiare ai vertici dei Marvel Studios in primis per un fattore esclusivamente etico ed umano, in seconda battuta perché i risultati, purtroppo, parlano chiaro. Se pensiamo, però, che tutta questa rivoluzione debba partire solo e soltanto da Feige, è probabile che non stiamo cogliendo l'interezza del problema: è ovvio che il tutto può concretizzarsi solo se il Presidente e l'azienda fanno marcia indietro e abbracciano il cambiamento, ma anche il pubblico deve essere preparato e consapevole. Gli spettatori dovrebbero far risuonare maggiormente la propria opinione e non accettare ciecamente ogni prodotto propinato da La Casa delle Idee, adagiandosi sui pochi prodotti riusciti degli ultimi anni, ma al contrario mettere in evidenza le criticità dei singoli film e serie, richiedendo maggiore qualità e, soprattutto, imparando a riconoscere l'ingente lavoro che c'è dietro ogni progetto. E rendersi conto che dietro i cinecomic c'è, prima di tutto, un team di professionisti e non un singolo uomo, è già un ottimo punto di partenza.