Un piede rotto, una carriera in bilico e l'eterno ritorno di un guerriero moderno. "Probabilmente non lo vedremo più combatte". "Conor è finito". "Non tornerà più", schiamazzano i reporter, dopo quello che sembrava l'ennesimo infortunio spacca-carriera. E poi, giù di montaggio, tra titoli di giornale e i tagli in faccia, tra i colpi bassi e i titoli mondiali. Uno show nello show, con un protagonista che segue il diktat "dei soldi, sempre più soldi", fino al cambiamento dovuto ad un'assordante caduta.
Sullo sfondo, la "mentalità irlandese", intrinseca nella figura assoluta e catalizzante di un discusso campione della UFC, organizzazione di arti marziali miste con sede principale a Las Vegas. Con un sapiente flusso di situazioni, di interviste confidenziali e di materiale di repertorio, con l'attenzione che non molla mai i muscoli scolpiti e il testosterone del lottatore, ecco la convincente McGregor Forever, miniserie Netflix incentrata su Conor McGregor, e sulla sua visione del mondo e dello sport, ma anche sulla metamorfosi emozionale subita nel terzo e ultimo incontro contro Dustin Porier, interrotto dopo essersi fratturato la tibia, senza arrivare nemmeno alla fine dell'incontro.
Botte da orbi
Attorno a questo infortunio viene costruita la tensione dello show, diviso in quattro parti e prodotto dallo stesso Conor McGregor. Un'opera, dobbiamo dirlo, accessibile sia agli appassionati dell'UFC, sia a che non ha dimestichezza con uno stile di lotta violento, creativo e, ovviamente, altamente spettacolare. La narrazione, che prosegue spedita anche grazie allo score di Nathan W Klein, mixa il processo di recupero del "cattivo" McGregor - "non è una messa in scena, sono tornato per riprendere ciò che è mio", dirà sprezzate - con le dinamiche più intime e famigliari, che poi risultano le migliori (come spesso accade). Tuttavia, McGregor Forever - in parte marcatamente autoreferenziale - ha l'intelligenza di soffermarsi tanto sulle vittorie quanto sulle cadute: il primo episodio, per esempio, torna su un altro infortunio, quello precedente all'incontro che lo ha visto sfidare il rivale di sempre, Khabib Nurmagomedov.
"Con il fuoco o cucini, o dai fuoco alla casa"
Ora, per tenere alto il ritmo, e in parte l'interesse, lo show si biforca nel modo più intelligente possibile. Infatti, è affascinante calarsi nel mondo brutale ed egocentrico di McGregor senza sapere troppo di lui. Questo per dire: lo show Netflix sarà materiale di approfondimento per chi ha seguito il percorso del pugile (soprannominato Notorious), mentre diventa una sorta di cronaca sportiva e inaspettata per chi, invece, lo ha solo sentito nominare. Insomma, una sorpresa scoprire una figura così influente (con annessi e connessi) per la UFC enfatizzato dal linguaggio sportivo - seriale.
In fondo, non è un'esagerazione dire che la vita di Conor è pura dinamite: guerriero nell'anima (ha uno stile poco canonico, che si rifà ai boxer irlandesi del passato) e pronto a sfoderare il peggio del peggio sul ring (e non solo...), è padre amorevole (un colpo al cuore vedere il figlio piccolo abbracciarlo negli spogliatoi, dopo un KO) e punto di contatto tra i giovani combattenti che, in lui, vedono un marcato riferimento. Canonica ma ben scritta, McGregor Forever segue gli archetipi del viaggio umano e del viaggio sportivo, gioca sull'irregolarità del lottatore e sul suo approccio al ring e alla vita. Vittorie e sconfitte si fondono insieme in un confine composto dal sudore e dalla rabbia, dall'epica e dalla passione. Un mix esplosivo, coerente nella declinazione seriale caratteristica del genere. Del resto, "Con il fuoco o cucini, o dai fuoco alla casa".
Conclusioni
Quattro puntate adrenaliniche e coinvolgenti che raccontano la vicenda umana e sportiva di Conor McGregor. Come detto nella nostra recensione, la miniserie Netflix sfrutta tutta la potenza del lottatore irlandese per costruire un racconto efficace (ma anche molto egocentrico), e rivolto sia a chi conosce l'atleta, sia a chi lo ha sentito solo nominare.
Perché ci piace
- Un buon ritmo.
- Solo quattro puntate!
- Scoprire gli aspetti più nascosti di una figura come quella di McGregor.
Cosa non va
- A tratti è auto-referenziale.
- Un personaggio che potrebbe dividere.