Il primo aggettivo che viene in mente osservando Matthew Modine è 'pacato'. Riflessivo, quasi ascetico, mai una parola di troppo, l'atteggiamento del divo americano riflette l'esistenza che ha condotto e i suoi valori. Ecologista, anti-militarista, l'interprete di Full Metal Jacket scorrazza per le vie di New York, dove vive con la famiglia, in bicicletta sostenendo che questo mezzo di trasporto salverà il mondo. Quando gli viene chiesto a cosa pensa alla fine della giornata risponde placido: "Alla fine della giornata studio le battute per il giorno successivo, mi preparo con attenzione. La mia vita non è così glamour".
Il Lucca Film Festival, che ha ospitato l'attore, ha proiettato uno dei suoi ultimi lavori da interprete, il filosofico The Martini Shot, ancora inedito in Italia, dove interpreta un regista affetto da una malattia che tenta di girare un'ultima opera. Un film che gli somiglia così tanto da spingere la moglie, che lo conosce da 44 anni, a consigliargli di accettare immediatamente l'offerta del regista Stephen Wallis perché "parla di consapevolezza, riflette su come diventiamo consapevoli come esseri umani. Mia moglie è la prima a leggere le sceneggiature, mi consiglia cosa accettare e cosa rifiutare. Il film riflette sulla morte. Accettarla come amica invece che sfuggirle è l'idea alla base del film".
La lezione di Stanley Kubrick
The Martini Shot è stato girato in Irlanda, che Modine definisce "uno dei posti più belli del mondo, abbiamo girato sulle Cliffs of Moher. Gli irlandesi sono un popolo fantastico, ma mai quanto gli italiani, che confezionano anche le migliori barbe finte". Poi ricorda l'unica esperienza italiana, con Luca Lucini, in _Come diventare grandi nonostante i genitori. Ma l'attenzione è concentrata soprattutto sulla sua collaborazione con Stanley Kubrick in Full Metal Jacket: "Kubrick ha inventato l'ellissi più importante della storia del cinema. L'osso con cui i primati imparano a colpire i loro rivali in 2001 Odissea nello spazio viene lanciato in aria e diventa un'astronave. Kubrick ci ha insegnato che se riusciamo a evolverci e usiamo la violenza per risolvere i problemi non siamo diversi da come eravamo 2.000 anni fa".
Per Modine Stanley Kubrick è stato "un mentore, un insegnante, una figura paterna" perciò, quando Prime Video ha cancellato dal poster di Full Metal Jacket la scritta Born to Kill in una sorta di maldestra censura, ha protestato con veemenza per difendere l'originale. "L'America è fissata con la voglia di riscrivere la storia, ma non può essere fatto. A Berlino c'è un monumento potentissimo vicino alla Porta di Brandeburgo dedicato alle vittime dell'Olocausto. Avete mai visto monumenti dedicati ai nativi o agli afroamericani negli USA?"
Da Birdy - Le ali della libertà a Stranger Things
Matthew Modine non concorda col parallelismo tra Stanley Kubrick e un altro regista accentratore dotato di un'attenzione maniacale per i dettagli, anche lui votato all'esplorazione dei generi, quale è Christopher Nolan. Diretto dal cineasta inglese ne Il cavaliere oscuro - Il ritorno e in Oppenheimer,l'attore spiega che "tutti i registi vogliono il controllo della loro opera. Nolan ha una visione specifica, crede nell'importanza dell'uso della pellicola per via della reazione che ha sull'occhio e cura ogni aspetto del film, ma non credo che voglia fare il nuovo Kubrick. Nolan vuole fare il nuovo Nolan".
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Tante le parole d'affetto spese per un altro dei registi che lo ha diretto nel bellissimo Birdy - Le ali della libertà, Alan Parker. "Birdy è un film talmente speciali per ragioni che non riesco a spiegare a parole" spiega. "L'arte può provocare emozioni, può non dire niente o può essere usata come forma di propaganda. Ho imparato che la responsabilità dell'artista nei confronti del pubblico è enorme e cerco sempre di onorarla". Di fronte a tanto cinema d'autore, la carriera di Matthew Modine ha avuto un improvviso rilancio con il ruolo del Dottor Martin Brenner in Stranger Things, una delle serie Netflix di maggior successo. "All'inizio non volevo accettare l'offerta dei Duffer Brothers" confessa lui "ma poi ho cambiato idea. Lo show mi ha mi ha permesso di incontrare un pubblico molto più ampio e di conoscere una giovane attrice meravigliosa, Millie Bobby Brown, che ho visto crescere e che ho perfino sposato. Sono felice di aver lavorare con due grandi creatori di storie come i Duffer".