Simon Mirren e Matthew Gray Gubler sono due delle molteplici facce della stessa medaglia: Criminal Minds. Scrittore e produttore esecutivo il primo, star della serie il secondo, uno dei protagonisti più originali e geniali. Abbiamo avuto l'onore di incontrarli in occasione della loro permanenza al Roma Fiction Fest, durante il quale hanno tenuto una interessante masterclass in cui hanno potuto approfondire le tematiche dello show che li vede protagonisti, rispettivamente dietro e davanti la macchina da presa.
Nel nostro incontro ci siamo soffermati sugli sviluppi futuri delle dinamiche tra i personaggi, soprattutto in vista delle variazioni previste per il cast nel prossimo anno, sul dietro le quinte della serie e su dettagli di Mosley Lane, l'episodio che ha visto l'esordio nella regia del giovane attore, che ha risposto con entusiasmo e partecipazione a tutte le nostre domande. Ma è con l'autore Mirren che è iniziata la conversazione, sulla sua particolarità di dividersi professionalmente tra Inghilterra e Stati Uniti.
Lei è uno scrittore inglese che lavora negli Stati Uniti. Quali sono le differenze tra i due paesi? E' più o meno libero negli USA? Simon Mirren: Generalmente nel Regno Unito non produci quello che scrivi, ti limiti a scrivere, lavorando da casa e mandando le sceneggiature via e-mail, senza incontrare il cast o andare sul set. Quindi in Inghilterra ogni anno devo seguire quattro o cinque serie, mentre in America lo scrittore è il Re, perchè produce quello che scrive. Questa è la differenza principale. La seconda è che, anche se parliamo la stessa lingua, il gergo è molto diverso e bisogna imparare anche la metodologia dell'America. Scrivere procedural drama da questo punto di vista mi risulta più semplice che scrivere uno show incentrato su personaggi che fanno riferimento a cose quotidiane che non conosco a fondo. Per questo ho deciso di non frequentare altri Inglesi, ma di immergermi completamente nella realtà americana.
Una domanda per entrambi. Nel corso della masterclass si è sottolineato come Criminal Minds sia una serie che dà grande spazio ai personaggi ed alla loro evoluzione. Considerando l'uscita di scena di due regular nel corso della prossima stagione, come cambieranno le dinamiche tra i protagonisti, e lo show in generale, sia dal punto di vista dell'attore Gubler che dell'autore Mirren? Matthew Gray Gubler: Penso che sia un vero peccato, perchè noi siamo una vera e propria famiglia. Soprattutto dal mio punto di vista di attore, noi impariamo ad affidarci agli altri protagonisti in modi diversi sul set: se pensiamo ad una scena in cui siamo tutti seduti intorno ad un tavolo, diventa come la coreografia di un balletto, in cui ti affidi ad uno o all'altro per ottenere determinate emozioni. Ora ci troveremo a perdere due sfumature del nostro spettro di colori ed il timore è di avere uno show meno dinamico, anche soltanto considerando che non avremo donne, se non per Garcia. Ma io sono anche un ottimista cronico, quindi mi piace l'idea di dover reagire a tutto quello che ci viene gettato contro, che scuote la situazione, anche se mi dispiace tantissimo per le colleghe che non lavoreranno con noi. Ogni anno abbiamo nuovi grossi problemi da affrontare, che sia Gideon che dà di matto, o lo sciopero degli sceneggiatori in America, ormai non sono più sorpreso.Simon Mirren: Quando si lavora per un network, ci sono delle decisioni che vengono prese al di fuori della famiglia, ma il mio lavoro, il mio solo lavoro, è di raccontare la miglior storia possibile con le risorse che mi vengono messe a disposizione. Per la prima volta in cinque anni di Criminal Minds ci confrontiamo con un American Idol più debole perchè senza il suo creatore Simon Cowell e vorrei cogliere questa opportunità, raccontando la storia dell'agente Prentiss ad un nutrito numero di persone. [ndr: American Idol va in onda nella stessa fascia oraria di Criminal Minds]. Per lo show può essere motivo di evoluzione: tutte le serie ad un certo punto evolvono, per tutti le cose cambiano, ed è in nostro potere fare in modo che questo cambiamento risulti il migliore possibile, dando ai nostri personaggi un'uscita di scena di cui possano essere orgogliosi.
Matthew Gray Gubler: In realtà sarà proprio Simon Cowell a sostituire l'agente Prentiss nel nostro show, non lo sapevate? (scherza)
Il tema della serie è ovviamente molto cupo. Signor Mirren, c'è qualcosa che avete letto nel corso delle vostre ricerche che l'ha colpita in profondità, qualcosa che le è rimasto dentro? Simon Mirren: Mi è successo una volta. Stavo scrivendo l'episodio Vite all'asta, che è basato sulla storia vera di una ragazzina le cui immagini si trovavano in rete. Gli agenti che mi hanno sottoposto il caso avevano scoperto che la ragazza aveva una spilla sul maglione di un club per ragazze, che aveva ancora quando l'hanno trovata dopo che era stata in gabbia per due anni. Io ho figli e questa è una storia che mi ha toccato profondamente. Sono veramente colpito dalle persone che fanno veramente questo lavoro: noi raccontiamo storie per intrattenere, ma alcune delle informazioni che otteniamo e che inseriamo nello show le riceviamo proprio dagli agenti. E proprio per questo episodio, come per altri dettagli avuti in altre occasioni, gli agenti del vero BAU ci hanno detto: "vi vogliamo ringraziare, perchè noi riusciamo a dire a una ventina di poliziotti su cosa stare attenti, ma voi riuscite a comunicarlo a quindici milioni di persone ogni settimana." Per questo spero che, anche se si tratta solo di intrattenimento, il nostro lavoro possa essere utile per poter proteggere i nostri ragazzi nei confronti dei malintenzionati.E a lei, signor Gubler, capita di non dormire bene a causa delle storie a cui lavora? Matthew Gray Gubler: E' sicuramente qualcosa che resta dentro quando si fa questo lavoro per un po' e in un certo senso è un fardello molto pesante. Ma anche in questo caso, dal mio punto di vista ottimistico, preferisco soffermarmi sui successi e sugli aspetti più felici del nostro lavoro. Mandy Patinkin diceva che era stato depresso per due anni e lo capisco perchè è un lavoro che può avere questo effetto, ma il nostro è anche un set molto allegro ed un luogo di lavoro divertente. C'è chi dice che lavorare ad una sit-com sia il lavoro più deprimente, che sono sempre tutti col muso lungo, mentre da noi è il contrario. Forse lo facciamo per bilanciare la cupezza delle storie che mettiamo in scena.
Simon Mirren: Abbiamo una buona alchimia, non solo tra gli attori, ma con tutta la troupe e anche le guest che si uniscono a noi di volta in volta dicono sempre che si tratta di uno dei migliori show in cui lavorare. E' qualcosa che dobbiamo fare, perchè spesso abbiamo grande lavoro di trucco in scena, molto realistico, e capita di arrivare sul set e trovare elementi molto grafici e forti.
Signor Gubler, lasciando da parte le clip che lei mette sul suo sito, c'è qualche dettaglio divertente della lavorazione che ci può raccontare? Qualcosa troppo strano da poterlo mettere sul suo sito? Matthew Gray Gubler: Oh, mi piace questa domanda. No, non c'è niente di troppo strano per il mio sito! Ogni giorno ci sono sempre tantissimi scherzi, per esempio una volta ne abbiamo fatto uno a Shemar Moore, che fa quel ragazzo nerd nello show (scherza): lui ha molta paura degli orsi e stavamo girando un episodio tra le montagne, così la produzione ha affrontato molte spese e disagi solo per affittare un grizzly...Simon Mirren: un orso grizzly molto grosso!
Matthew Gray Gubler: esatto! siamo nei boschi, Shemar arriva al lavoro, stanco, si imbatte in quest'orso ed impazzisce. Ovviamente abbiamo registrato tutto! Ci divertiamo molto al lavoro.
Simon Mirren: E una volta che Shemar doveva infilarsi in un tunnel, e John Hatchitt, uno della crew che si diverte molto a fare scherzi, ci ha messo un topo...
Matthew Gray Gubler: Shemar ha anche paura dei topi...
Simon Mirren: e quando Shemar è entrato nel tunnel, lo hanno chiuso insieme con il topo. Ha cominciato a urlare con una ragazzina isterica. Fu divertentissimo...
Signor Mirren, considerando la natura delle storie che racconta, ricorda qualcosa che stava scrivendo e che ha deciso fosse meglio evitare? Simon Mirren: Io penso che sia quello che non si vede a spaventare maggiormente. Se ci soffermiamo a pensare solo a quello che viene detto nei dialoghi, è sconvolgente quello che siamo riusciti a scrivere in una fascia oraria come quella delle 21. Io non credo nella violenza, non mi piace, e sento una forte responsabilità verso il pubblico delle 9 di sera. Trovo molto più intelligente vedere il dottor Reid che parla e guarda qualcosa che è lì, ma che non viene mostrato, vedere le sue emozioni in merito. Sono molto contrario a mostrare la violenza, soprattutto nei confronti delle donne: dobbiamo parlarne, dobbiamo stilare il profilo di chi la effettua, ma non mi piace che sia mostrata. Trovo sia molto più forte quando la vediamo nella nostra mente.
A causa della vostra vicinanza agli agenti nel corso delle vostre ricerche, non vi viene mai il dubbio che stiate oltrepassando il confine tra finzione e realtà? Ci sono casi in cui enfatizzate degli aspetti perchè appaiono troppo realistici? Simon Mirren: Uno degli aspetti a cui stiamo più attenti è quello che riguarda le persone che sono vittime delle storie che raccontiamo. Cerchiamo di tenere le distanze da questi aspetti per rispetto alle persone che hanno sofferto a causa di queste tragedie.
Qual è stata la sua guest star preferita? Matthew Gray Gubler: Ce ne sono state tantissime! Ogni volta mi dico "questa è la mia preferita e poi ne arriva un'altra..." Quindi inizierò a citare qualcuno, ma sicuramente me ne verranno in mente altre. Tra i miei preferiti c'è stato James Van Der Beek, mi è piaciuto molto lavorare con lui. Keith Carradine, per esempio, e due che ho diretto io, Bud Cort e Beth Grant, che sono stati incredibili. Anche Jonathan Frakes è stato fantastico! A volte abbiamo tantissime scene insieme, ma nella realtà riesco a parlare con loro per non più di dieci secondi, quindi ho spesso ricordi strani delle nostre guest star, ma devo dire che siamo molto fortunati con gli ospiti che abbiamo avuto sul nostro set. Forse è anche grazie alla ricchezza della scrittura, che attrae molte star. E devo dire che diventa sempre meglio. Penso che i miei cattivi preferiti siano stato Tobias Henkel (ndr: James Van Der Beek) e La Volpe (ndr: Neal Jones).E qualcuno che le piacerebbe avere in futuro? Matthew Gray Gubler: Vincent Gallo. Lo conoscete? Adoro Vincent Gallo!
Non è un po' inquietante? Matthew Gray Gubler: Sì, certo, ma anche il nostro show è un po' inquietante! Buffalo '66 è il suo film che preferisco.
E lei può effettivamente suggerire delle guests? Gli attori sono autorizzati a farlo? Matthew Gray Gubler: Si, certamente, anzi tutti nello show possono contribuire con dei suggerimenti, dagli attori alla crew, siamo una produzione molto democratica! Di Joe Mantegna, per esempio, io ne ho sentito parlare da John Hatchitt.
Simon Mirren: C'è uno della crew, che si occupa delle props di scena, e io lo adoro! Mi dice sempre cosa pensa dei miei scripts e se c'è qualcosa che non gli piace mi dice "fa schifo!" Matthew Gray Gubler: si (ride) lavoriamo in un ambiente molto 'aperto'.
Signor Gubles, una domanda sull'episodio che lei ha diretto, Mosley Lane. Nel corso della masterclass ha dichiarato di aver cercato un'atmosfera in un certo modo favolistica ed ho avuto l'impressione che anche la musica dell'episodio sottolineasse questo aspetto. E' qualcosa che lei ha chiesto ai compositori? Matthew Gray Gubler: Sì, sicuramente! Una cosa che mi piace del girare film è l'atmosfera. Non mi interessa molto dell'intreccio, loro sono bravissimi nello scriverne, ma quello che mi emoziona sono costumi, suoni, l'aspetto visivo. La musica è uno degli elementi che trovo più importanti. Il primo episodio che ricordo di aver visto che mi ha colpito in tal senso è La volpe, che aveva questa cantilena molto particolare, che abbiamo recuperato in Mosley Lane, come una sorta di omaggio a Simon, ma prima che andassi dai compositori, ho cominciato ad accumulare musica, suoni che trovavo interessanti come la fisarmonica francese, cose che pensavo si sarebbero integrate nella storia, aiutando a raccontarla, e poi ho partecipato a un meeting con i compositori, che sono eccezionali, hanno capito che volevo una musica che richiamasse un po' l'era circense in Francia e il giorno dopo mi hanno portato un CD con trenta canzoni su questo tema. Io ne ho scelte quattro che poi alla fine non sono state inserite nell'episodio, ma come ho già detto, la musica è un aspetto fondamentale nel campo cinematografico o televisivo che sia.Una domanda inevitabile: un paio d'anni fa un altro membro della famiglia Mirren è stata proprio in questo posto. E' in contatto con sua zia Helen Mirren, riceve da lei feedback sul vostro show? Simon Mirren: E' venuta sul set alcune volte e sarebbe il massimo se potesse interpretare un killer per noi. Le piace molto la serie, ne è molto orgogliosa e lo sono anche io di conseguenza.