Completo verde scuro a quadretti blu, camicia bianca a righe e un fazzoletto blu nel taschino. Incontriamo Matthew Broderick in un albergo nel centro di Torino dove l'attore è arrivato da New York per ricevere la Stella della Mole e accompagnare la proiezione de Il boss e la matricola pellicola del 1990 diretta da Andrew Bergman in cui, giovanissimo, recitava al fianco di Marlon Brando, a cui il Torino Film Festival ha dedicato una retrospettiva e una mostra.
Painkiller, tra scelte artistiche e politiche
Uno degli ultimi ruoli di Matthew Broderick è stato quello di Richard Sackler in Painkiller, dove interpreta il magnate della Purdue Pharma, casa farmaceutica che produce OxyContin, antidolorifico a base di ossicodone, oppiaceo causa di una piaga di dipendenza che devasta gli Stati Uniti da anni. Prendere parte a una produzione del genere è solo una scelta artistica o anche politica? "Beh, credo che sia entrambe le cose. Ma per il mio lavoro è solo l'aspetto artistico"., ammette l'attore. "Voglio solo farlo sembrare reale e interessante. Se lo interpreto, lo tratto come un personaggio di fantasia solo perché voglio che sia vivo e interessante, ma il risultato della visione e dei fatti che si apprendono è politico. E sicuramente mi ha influenzato"_.
_"Ho imparato molto su questo tema, sulla dipendenza e sugli oppioidi. Penso che sia importante che le persone conoscano le storie che sono accadute. E spero che vi ispiri a leggere di più e a guardare altre versioni della storia. È un argomento importante che tutti dovremmo conoscere perché ha avuto un effetto enorme sul mondo. Enorme".
Matthew Broderick, il newyorchese
Uno dei volti di punta del teatro di Broadway, Matthew Broderick è uno newyorchese doc. "Sono nato a New York. Prima vivevo sulla 9ª Strada, poi mi sono trasferito sull'8ª. Ora sto sull'Undicesima. Per un po' di tempo ho vissuto anche sulla 3ª. Non sono mai stato così lontano da casa! Mia moglie mi dice che non sono mai andato oltre la 14ª strada. Non so perché non ho mai capito come andare da un'altra parte. Sono in trappola (ride, ndr)", racconta Broderick.
"Ma amo New York e credo che mi ispiri. Mi piace camminare. Mi piace incontrare le persone. Se sei in California, sei per lo più in macchina o a casa tua. Ma io amo le città. Non vedo l'ora di passeggiare per Torino, cosa che non ho ancora avuto modo di fare. Ho appena lavorato a Washington. Svegliarmi e fare una passeggiata di un'ora in una nuova città è semplicemente fantastico".
I cambiamenti dell'industria cinematografica
Una carriera lunghissima quella di Matthew Broderick, fatta di cult e cinema d'autore. Protagonista di una stagione più libera del cinema, quella degli anni Ottanta e Novanta, come ha visto l'attore cambiare - in meglio e in peggio - l'industria cinematografica? "Non faccio più tanti film come una volta. Faccio molto più teatro. Ma quando mi approccio a un film, penso che oggi la narrazione sia diversa", sottolinea l'attore. "Ho notato che con i miei figli, quando cerco di fargli vedere un film della mia infanzia o anche più vecchio, a volte possono sembrare loro molto lenti. Hanno i loro telefoni. Sono abituati a tempi molto brevi. A volte è difficile farli rallentare. Penso che la narrazione sia diventata molto più veloce e che ci sia più autoconsapevolezza in essa o che le persone siano consapevoli di essere manipolate più facilmente. E l'atto di fare un film è molto diverso"_.
"Il digitale ha reso possibile aggiustare le cose: si possono fare errori che possono essere corretti in seguito", continua Broderick. "Sembra una cosa di poco conto, ma con il digitale, quando accendi la macchina da presa, non devi cambiare pellicola, e ciò significa che puoi continuare e riprovare quella battuta. Una volta l'interruttore si accendeva e la pellicola si arrotolava, e bisognava prendere il momento e non sprecarne. Ora accendi la camera e basta. È una sensazione molto diversa per un attore".