Roma, giorni nostri: un lembo di sudicia plastica penzola dagli alberi che si tuffano nel Lungotevere. A schiaffo, torniamo indietro. 1922, la Capitale era un cantiere, le rovine dell'Impero stavano lasciando spazio ad un'utopia che, da lì a poco, avrebbe portato l'Italia nel disastro più totale. Tra repertorio e narrazione, in bilico tra l'era contemporanea e i libri di storia, Mark Cousins, profondo conoscitore dell'arte cinematografica, nonché amante dell'Italia, declina l'epoca Fascista, illuminandone gli aspetti meno noti, mosso dalla voglia di indagare meglio cosa si nascose dietro l'evento fascistissimo per antonomasia: La Marcia su Roma. Per farlo, il regista, che gioca di montaggio (attrattivo), si rifà alla retorica di estrema destra ancora presente in giro per il mondo, per poi analizzare in modo preciso la propaganda attorno alla menzogna. Già perché, come vogliamo sottolineare nella nostra recensione di Marcia su Roma, Cousins gioca (letteralmente, gioca), attorno al documentario A Noi!, che celebrava l'evento ma, intanto, pare stracolmo di buchi, di incongruenze, di assurdità.
La propaganda di Mussolini al centro del documentario
Il documentario, infatti, esplora quanto il potere della propaganda sia stata l'arma per eccellenza di Benito Mussolini, e di quanto la stessa propaganda, oggi, sia sfruttata dai Potenti del mondo. Trump, per esempio, ha sfruttato spesso (e volentieri) le quotes di Mussolini. Il viaggio di Marcia su Roma, dunque, è una profonda e non scontata analisi dell'ideologia fascista e, più in generale, della politica populista degli slogan, capaci di arrivare dritti al popolo. Se inizialmente l'Italia aveva creduto nelle ideologie fasciste, poco a poco ci fu una totale inversione di pensiero che, naturalmente, mandarono il Duce su tutte le furie. Questo, tra le righe, è un passaggio essenziale del documentario - presentato come Evento Speciale Fuori Concorso alle Giornate degli Autori di Venezia 79 -, sfruttato da Cousins per esplicare quanto la propaganda stessa altro non sia che un grande fuoco di paglia.
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Le Fake News, ieri e oggi
Il percorso storico di Marcia su Roma, supportato dallo storico Tony Santucci, riflettendo poi sullo stato attuale del fascismo (anzi, degli ideali fascisti), partendo dal centenario della Marcia, si concentrerà quindi su questo bislacco documentario propagandistico, facendoci scoprire (per mezzo di archivi storici inediti e di Alba Rohrwacher, che interpreta Anna, una donna dell'epoca) un universo tossico e brutale, in cui spiccava quella che diventerà, giorno dopo giorno, una delle piaghe contemporanee.
Di cosa parliamo? Delle fake news. Per l'appunto, l'intero approccio politico e sociale di Benito Mussolini cavalcava l'ossessione isterica di modificare palesemente i fatti in base al proprio piacimento, così da screditare oppositori politici, ideali liberali e, in particolar modo, l'opinione pubblica. Cosa vi ricorda? Appunto.
Il potere del cinema
Ma il ragionamento che fa Mark Cousins, in particolar modo all'inizio e alla fine del documentario (le parti più riuscite, perché i momenti centrali sono velatamente statici), non vuole essere tendenziosamente politico. Bensì, come solo i grandi autori sanno fare, si basa sui fatti e sui documenti, illustrando in modo preciso le illogicità attorno alla Marcia su Roma (un esempio, la partecipazione fu numericamente inferiore a quella dichiarata) e su quanto quelle giornate abbiano fatto abbagliare e sbandare il popolo italiano, trascinato poi in un Ventennio oscuro e spaventoso.
Dall'altra parte, Marcia su Roma è anche un documentario sul potere assoluto del cinema. In questo modo il regista osserva il fascismo da diverse angolazioni, dimostra la complicità di certe immagini ed evidenzia (anche in modo inaspettato) quanto il cinema stesso sia tutta una grande bugia. "Chi vuole prendere il controllo userà tutti i mezzi necessari, e sa che il cinema è uno strumento trasgressivo, immediato e convincete", ha dichiarato Cousins nelle note stampa, andando poi ad indagare quanto un film o un documentario (A Noi!, in questo caso), nella sua iniziale purezza, possa nascondere in modo sibillino le percezioni diaboliche della politica e degli ideali arroganti, amorali e spudoratamente ignoranti.
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Conclusioni
Riassumendo la nostra recensione di Marcia su Roma, ci concentriamo sul valore assoluto del racconto che delinea Mark Cousins. Un racconto oggettivo e illuminante, sia sull'evento storico in sé, sia su quanto il cinema sia sfruttato come arma ideologica. Se la parte centrale del racconto potrebbe perdere di ritmo, è invece interessante il parallelo sulle fake news di ieri e su quelle di oggi.
Perché ci piace
- Il racconto di Mark Cousins è preciso e oggettivo, e il paragone con la contemporaneità è folgorante.
- Illustra la verità dietro l'evento che ha fatto da spartiacque nella storia italiana.
- Il montaggio alternato e attrattivo.
Cosa non va
- La parte centrale del documentario perde di ritmo.
- I passaggi con la Alba Rohrwacher, sebbene raccontino il rapporto del popolo con il fascismo, rompono il resto dell'impianto visivo.