Mano de Hierro, la recensione: dalla Spagna una sorprendente serie crime

La recensione di Mano de Hierro: tanto ragionata quanto dinamica, e sfruttando al massimo una location interessante, la serie con Eduard Fernández potrebbe essere l'inizio di una nuova saga criminale. In streaming su Netflix.

Mano de Hierro, la recensione: dalla Spagna una sorprendente serie crime

La nuova Casa di Carta? Magari no, ma fin dal primo frame - un fulmine che squarcia il cielo sopra il porto di Barcellona - Mano de Hierro dimostra la sua ambizione seriale, giocando soprattutto in relazione alla location, oggettivamente suggestiva. Di matrice spagnola, e diretta da Lluís Quílez, Mano de Hierro (titolo inglese Iron Reign) mette subito le cose in chiaro, introducendoci in un clima ad alta tensione, inquadrato in una scena umida, torbida e, perché no, dai riverberi cinematografici. Quindi sì, in un'offerta streaming sconfinata, e spesso fine a se stessa, lo show di Quílez, arrivato su Netflix, si impone come possibile alternativa, legandosi ad un valore produttivo di buona (e ambiziosa) fattura.

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Mano de Hierro: Eduard Fernández nella serie

Poi certo, potrebbe non essere originalissima, e potrebbe non differenziarsi dal resto delle serie contigue (non per suo demerito, ma per l'eccessiva proposta che ruota attorno al genere), pur aprendo panorami narrativi che, con la dovuta distanza e la dovuta reverenza, ammicca a I Soprano. Una suggestione appena accennata, anche perché poi l'umore di Mano de Hierro è di quelli nerissimi, con ben poco spazio lasciato all'umorismo. È più tosto il tono noir, che vira verso la gangster series, a fare da padrone, insieme ad un panorama circoscritto che, da solo, vale la visione delle otto puntate (anzi, capitoli) che compongono lo show.

Mano de Hierro, la trama: alla ricerca del carico rapito

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Mano de Hierro: una scena della serie

Il panorama in questione è quello del porto di Barcellona. Un crogiolo di navi, di container, di incroci commerciali, seguendo le rotte internazionali che partono dall'Asia fino all'America. Un punto di snodo fondamentale, e uno dei porti più attivi e ferventi d'Europa. Ma, come dice Mano de hierro, il porto di Barcellona è anche il crocevia per diverse attività criminali: carichi illegali, contrabbando, attività lecite e illecite. A gestire il tutto, c'è Joaquin Manchado (Eduard Fernández), una sorta di boss legalizzato che ha diversi e influenti legami, ottenendo il rispetto tramite ricatti e raggiri.

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Mano de Hierro: i protagonisti della serie

Insomma, non c'è container che non venga approvato da Manchado e dai suoi figli (che gestiscono il porto con lui), e non c'è carico criminale che possa sbarcare senza la sua approvazione, sostenuta da un giro di alleanze e di fedeli uomini. Tra ritardi e "colli di bottiglia" - ossia una nave ancora a largo, che non ha autorizzazione a scaricare - l'equilibrio si spezza quando un importante carico di cocaina viene prima "rapito" - di mezzo ci sono i pirati - e poi ritardato. Cosa è successo davvero? L'incidente, aprirà una battaglia tra alleanza criminali senza esclusione di colpi. Compresi i colpi degli agenti di polizia, impegnati a sgominare "il più grande snodo di narcotraffico degli ultimi trent'anni".

Una serie ambiziosa, tra la location e il grande cast

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Mano de Hierro: una scena della serie

La cosa migliore di Mano de Hierro è che la storia si sviluppa in modo tanto ragionato quanto istintivo, dosando l'azione ai dialoghi. Qui un avvertimento: superata la verbosità eccessiva, in cui Joaquin Manchado si prende la scena (e i dialoghi), e superati i diversi flashback (interessanti, ma si perde di ritmo) le figure che popolano la serie si accavallano, diventando un unico coro. Lluís Quílez immagina un universo criminale circoscritto, in cui si sovrappongono diverse storie, comunque legate alla traccia principale. E che Mano de Hierro sia una serie ambiziosa - e prevediamo avrà lunga vita, visto il materiale a disposizione - lo dimostra anche il cast: se Eduard Fernández è tra gli attori spagnoli più quotati (tre Goya in bacheca), ecco anche l'argentino Chino Darin, Natalia de Molina (Goya anche per lei) e Jaime Lorente.

Cast importante, ottimamente inserito nel climax della serie, che ben presto muta versa la corsa contro il tempo: il carico deve arrivare al porto, costi quel che costi. Puntata dopo puntata le sicurezze del rigido e spietato protagonista si sfilacciano, messo alle strette dal suo stesso giro criminale. Come detto, è poi il panorama a differenziare la serie Netflix: il porto di Barcellona è il cuore della storia, tanto affascinante quanto inquietante, reso da Mano de Hierro (letteralmente, mano di ferro, e il titolo ha una doppio significato che scoprirete vedendo lo show) una sorta di corpo unico, come se fosse terra di frontiera che risponde a regole e leggi avulse. Dunque sì, ragionata eppure dinamica, la serie spagnola si inserisce, di diritto, tra le sorprese seriali del 2024. E abbiamo come l'impressione che questo sia solo l'inizio di una saga criminale che ha ancora tanto da dire.

Conclusioni

Come scritto nella nostra recensione, Mano de Hierro è una delle sorprese seriali di questo inizio 2024. Forte di una location interessante come quella del porto di Barcellona, la serie si sviluppa come una sorta di romanzo criminale, alternando azione e dialoghi (a volte troppo verbosi), lasciando aperti diversi spazi di futuro approfondimento. Notevole.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • La location.
  • La storia, ben organizzata.
  • Poche puntate, maggior ritmo.

Cosa non va

  • Potrebbe essere eccessivamente verbosa.