Dalle pagine di Paola Barbato, una digressione capace di esplorare la violenza partendo "dalla causa e dall'effetto". Niente violenza fine a se stessa, dunque, bensì un film che "pone domande". Ecco Mani Nude, opera seconda di Mauro Mancini, interpretato con grande adiacenza scenica da Alessandro Gassmann e Francesco Gheghi. La storia è quella di David, un ragazzo che viene rapito e rinchiuso in un container. Senza sapere il motivo, si ritrova prigioniero di un organizzazione criminale che lo spinge a lottare in cruenti combattimenti clandestini. A svezzarlo alla più spietata violenza il carceriere Minuto. Tra i due, tuttavia, sembra nascere una sorta di legame. "Avevo l'idea di continuare il percorso iniziato con Non Odiare", spiega il regista, durante l'incontro stampa. "Quando ho letto il romanzo della Barbato ho capito che le sue parole avevano punti di connessione con il mio cinema".
Mani nude: intervista a Francesco Gheghi, Mauro Mancini, Alessandro Gassmann

Il punto di inizio, per il regista, era quello di lavorare sui personaggi, affrontati trasversalmente al tema cardine. Spiega così Mancini: "Mi interessava l'idea di disumanizzazione dei personaggi. Oggi sono temi importanti, l'uomo è sopraffatto. Non è un film violento, ma un film sulla violenza. È il ruolo del cineasta avere un ruolo sociale e antropologico, questo è il nostro ruolo e dobbiamo riconoscerlo. Spero che gli spettatori escano dalla sala con delle domande importanti".
A proposito di disumanizzazione, Alessandro Gassmann, che ritrova Mancini dopo Non odiare, dice che: "Mauro mi chiama sempre per ruoli che vanno verso una certa direzione! In Non Odiare il mio personaggio viaggiava su una lama molto sottile. In questo caso il ruolo prevedeva una totale disumanizzazione. Per me è stato un esercizio importante, come accade per i film ben scritti e raccontati".
Gassmann ha ritrovato anche Francesco Gheghi, incontrato praticamente all'esordio, da ragazzino, in Mio fratello rincorre i dinosauri (prima che diventasse uno dei giovani migliori del nostro cinema). "In Mani nude ho affrontato il set più complesso della mia vita", ci dice Gheghi, "Ha cambiato il mio modo di vedere il lavoro e la lavorazione. Un ruolo unico, supportato da un grande compagno come Alessandro Gassmann. Prima lo ringraziavo da bambino, ora lo ringrazio come un ragazzo che sa quello che vuole".
Un film contrario alla violenza

Consumato in un non-luogo, e modulato dalla musica di Dardust, Mani Nude arrota l'idealizzazione della violenza per esacerbarla e, perché no, depotenziarla. "Un film sulla violenza, contrario alla violenza. Come Apocalypse Now, che è un film di guerra contro la guerra", dice Gassmann. "Viviamo in una società maleducata e violenta, esasperata dai social. C'è confusione, con una buona fetta di ignoranza che reagisce ingiustamente alla paura. Una realtà così violenta non aiuta un ragazzo disinformato a risolvere i propri problemi. Ma nel film, in qualche modo, c'è un pertugio di speranza".
Ciò che è pericoloso oggi riguarda la percezione che deriva dal subire un certo tipo di contenuti. Per Francesco Gheghi: "Il cinema mi ha educato, e ora parlo con la mia generazione perché spero che i ragazzi non abbiano un processo di emulazione, ma ne capiscano il senso negativo. C'è bisogno di una rieducazione maschile. Non so cosa fare, ma nel mio piccolo provo a fare passi avanti. Penso a Familia, che abbiamo portato in molte scuole. Sono film che vanno supportati".