C'è una ragione per cui Màkari è diventata, nel giro di poche stagioni, una delle fiction più identitarie della televisione italiana: tanto del merito è dei meravigliosi panorami della Sicilia, che regalano agli occhi e al cuore momenti di autentica bellezza. Dal 19 ottobre, per quattro prime serate su Rai 1, la produzione Palomar (da un'idea di Gaetano Savatteri) torna con la versione più solare e concreta dell'isola, dove mare, pietra e vento entrano in scena per ricordarci quanta bellezza vive in un'Italia spesso sottovalutata. Vediamo allora quali sono le location di Màkari, dagli scorci ormai iconici alle nuove tappe della quarta stagione.
Macari e il suo golfo: la casa di Saverio e l'epica di Monte Cofano
Prima di tutto, lo ricordiamo: Macari esiste davvero. È lei il cuore della serie, un piccolo borgo di pescatori a pochi chilometri da San Vito Lo Capo, dominato dal profilo di Monte Cofano e affacciato su un mare che cambia colore a ogni ora del giorno. Qui si trova la casa di vacanza dei genitori di Saverio Lamanna (Claudio Gioè), oggi rifugio di scrittura e osservatorio sentimentale per l'ex giornalista, e qui tornano i dialoghi più intimi con Peppe Piccionello (Domenico Cantamore).
Dai belvedere che punteggiano la litoranea si riconoscono la Baia Santa Margherita e le calette della Isulidda: l'azzurro delle acque non è un vezzo estetico, ma il contrappunto fisico alle crisi del protagonista, che qui rimescola le carte tra lavoro, amori e nuove responsabilità.
Trapani tra vicoli, porto e saline: una città che si fa in mille
Se Macari è il mito, Trapani è la concretezza. La serie la percorre in lungo e in largo: il porto pescherecci, Torre di Ligny, la passeggiata sul viale Regina Elena, le vie del centro storico tra Corso Vittorio Emanuele e via Garibaldi. Nella tradizione di Màkari, alcune ambientazioni della reale Macari sono in realtà angoli trapanesi, a partire dal commissariato, i palazzi storici, persino caffè e scalinate usati come snodi delle indagini.
Fuori dal perimetro urbano, le Saline di Trapani e Paceco (con il museo del sale) sono uno dei paesaggi più riconoscibili della serie: mulini a vento e vasche che virano al rosa al tramonto, spesso legati al personaggio di Suleima (Ester Pantano) e ai suoi progetti professionali. È la fotografia di una costa operosa, dove il giallo dei casi si intreccia con la storia produttiva del territorio.
Scopello e la Riserva dello Zingaro: cartoline che non stancano mai
Poche immagini televisive hanno inciso nell'immaginario recente quanto la Tonnara di Scopello con i faraglioni protesi nel blu. Già vista in un episodio di Montalbano (Il senso del tatto) in Màkari ha uno spazo narrativo cruciale, tra cui il ristorante di Marilù (Antonella Attili) nelle stagioni precedenti.
Da qui si scivola verso la Riserva naturale dello Zingaro, primo parco costiero della Sicilia, con i suoi sentieri a picco e la macchia mediterranea, oltre ovviamente alle calette cristalline. Lo Zingaro in Màkari è un percorso fisico ma anche narrativo: le inquadrature aeree e le soste nelle piccole spiagge raccontano un territorio protetto dove l'avventura poliziesca convive con l'educazione sentimentale dei personaggi.
Favignana e l'ex Tonnara Florio
L'arcipelago delle Egadi è la "via di fuga" quando il continente si fa stretto. Favignana ospita alcune tra le sequenze più iconiche della fiction di Rai 1: la spiaggia del Bue Marino con le antiche cave di tufo e l'ex stabilimento Florio, oggi polo museale che la serie usa come palcoscenico per incontri, festival, memorie.
Lì dove un tempo si lavorava il tonno - e chi ha visto I leoni di Sicilia conosce la sua importanza - Màkari mette in scena un'idea di Sicilia che rilegge il passato industriale senza scenari stereotipati. Persino il piccolo cimitero dell'isola e i vicoli del porticciolo compaiono in episodi diversi, a sottolineare quanto l'isola sia un microcosmo completo.
Erice, Segesta e l'ovest più intimo: alture, archeologia e mare
Le pietre di Erice, con il Castello di Venere e i panorami su Trapani ed Egadi, danno alla serie il respiro d'alta quota, mentre a poca distanza il Parco archeologico di Segesta innesta la forza dell'antico nel racconto. Sullo stesso asse, brevi incursioni a Marsala e Mozia ci portano tra le saline e i litorali bassi dell'isola fenicia.
Infine, se Palermo è un'apparizione fugace, con qualche sbirciata alla Cattedrale in controluce, l'arenile chiarissimo di Mondello offre il giusto contrasto urbano-balneare che serve alla storia quando deve allontanarsi dal Trapanese.
Castellammare, Custonaci e Gibellina: dalle cave alla memoria del Cretto
Un unico corridoio visivo attraversa la costa trapanese e l'entroterra. A Castellammare del Golfo il porticciolo e la villa comunale affacciata sull'acqua diventano teatro di incontri, dialoghi e svolte narrative tra i personaggi, poco più all'interno, le cave di marmo di Custonaci - abbaglianti di bianco - ospitano i passaggi più crudi delle indagini, ribaltando l'idea di una Sicilia "solo mare" e riportando in primo piano il lavoro dell'uomo.
Lo stesso filo conduce a Gibellina: la città dell'arte rinata dopo il terremoto del 1968 e il Grande Cretto di Alberto Burri, monumentale opera di land art che compatta le macerie del vecchio paese in una trama di bianche fratture. Qui mostre all'aperto, piazze-scultura e un'urbanistica già scenografia trasformano la location in un dispositivo di racconto che invita lo spettatore a misurarsi con memoria e tempo.
Màkari 4, le location della nuova stagione
Nelle nuove puntate la geografia cambia funzione più che ampiezza: con Suleima all'estero per lavoro, infatti, la narrazione "gioca in casa" tra Màkari e Trapani. Un rito popolare, il Ballo dei diavoli, porta la troupe tra una casa‑museo e tra le vie del paese in festa, mentre altrove sentieri d'altura e un promontorio aspro e inospitale spingono i personaggi a scelte nette. Le saline e la Tonnara di Scopello, però, rimangono solidi come fari, dei veri e propri luoghi‑radice che orientano Saverio Lamanna in un momento di confusione personale.